relazione di Tino Bedin senatore della Margherita
La legge sulla procreazione assistita approvata dal Parlamento il 10 febbraio di quest'anno, la legge 40/2004, è ancora solo una tappa; una tappa provvisoria, e non solo perché su di essa sono state raccolte le firme per una serie di referendum sia abrogativo che emendativi. Il mio voto favorevole alla legge è nato anche dalla consapevolezza della sua inevitabile "evoluzione". Il dibattito successivo a quel voto conferma la mia valutazione.
Per questo quando Paolo Menis mi ha proposto di dialogare tra noi su questo argomento ho detto di sì, anche se non sono un "esperto", anche se non è questa una delle materie su cui mi applico da parlamentare.
Siamo anche in piena attualità: proprio oggi su "La Repubblica" Giuliano Amato annuncia i contenuti di un suo disegno di legge di prossima presentazione che riscrive la legge 40/2004.
Ha fatto bene la Margherita di San Daniele, ha fatto bene il Gruppo consiliare regionale della Margherita ad interrogarsi, fuori dalla polemica che l'indizione dei referendum innescherà. Mi sembra una scelta che coglie a pieno il valore della procreazione assistita: si tratta di una materia che richiede grandissimo rispetto per le persone coinvolte e le norme che la riguardano esigono un supplemento di prudenza rispetto ad altre leggi. Anche perché la legge contiene un messaggio: maternità e paternità assistite diventano un evento comunitario; accanto alla coppia e al suo bisogno di genitorialità non ci sarà più solo il medico, ma una comunità.
Così ho inteso la legge nel momento in cui ho votato a favore. Così mi auguro che la legge sia vissuta ed applicata: avendo a cuore la sofferta speranza di molte coppie.
L'embrione e i diritti di nuova generazione. Il mio voto favorevole è stato la presa d'atto del punto di arrivo attualmente possibile del confronto politico ed anche scientifico ed etico sulla procreazione assistita. Questo punto di arrivo è sintetizzato dall'articolo 1 della legge, che indica due precisi punti di riferimento: l'esigenza di tutelare il concepito, salvaguardandone la dignità umana, e la necessità di limitare il ricorso alla fecondazione artificiale ai soli fini terapeutici (ossia di cura dei casi di sterilità).
La tutela giuridica del concepito è un passa avanti del sistema di diritti che conosciamo: un passo che va in una direzione che dovremo esplorare, carica di interrogativi, ma è una scelta che aiuterà complessivamente la nostra società a dare senso alla sua capacità di ricerca scientifica e di realizzazioni tecniche.
Ci saranno, ci sono già, altre tappe da raggiungere per riconoscere e definire i diritti di nuova generazione, nella consapevolezza che le tappe intermedie sono indispensabili quando il cammino è lungo e difficile; soprattutto quando si vuole fare un cammino in molti, con il passo di molti.
Camminando insieme, camminando in molti, nei poco meno di vent'anni che sono serviti in Italia a governi e parlamento per fare una legge sulla fecondazione umana non biologica, abbiamo almeno imparato ad usare le parole giuste. Il primo atto normativo, la circolare dell'1 marzo 1985 del ministro della Sanità Degan, parla di "inseminazione artificiale". Ora che abbiamo la prima legge in materia, essa parla di "procreazione medicalmente assistita".
Non è una differenza solo lessicale. Non è neppure il ricorso a giri di parole per dire la stessa cosa. La differenza segnala la diversa consapevolezza che ormai c'è nel parlamento e nella società: l'inseminazione artificiale è solo uno dei momenti di un atto di procreazione che come tale coinvolge primariamente, direttamente i due genitori e il nascituro e nel quale l'assistenza medica si configura come strumentale e non primaria (anche se determinante).
Non si tratta più di fissare solo le regole tecniche di un intervento. Il legislatore deve tentare di aiutare a vincere una malattia - la sterilità, l'infertilità - e, allo stesso tempo, tentare di aiutare a diventare embrione e, dunque, persona chi all'inizio è il forte desiderio di una coppia. Dalla coppia al rapporto genitori-figlio: il passaggio che avviene con la procreazione naturale è indicato come fine anche per la procreazione assistita.
Una prestazione terapeutica. C'è un'altra idea che è diventata patrimonio comune e che riassunta nell'articolo: a nessuno è venuto più in mente di ritenere che la legge sulla fecondazione artificiale sia un modo diverso per poter regolamentare la nascita e per procreare in un modo alternativo, più rapido e più veloce.
La procreazione medicalmente assistita deve rappresentare un aiuto sanitario e mai un metodo alternativo di procreare. Le prestazioni terapeutiche non devono corrispondere ad una logica di mercato ed alla concorrenza fatta sulle caratteristiche predeterminate del nascituro.
Nei livelli essenziali di assistenza. Questo testo non può essere considerato il punto di arrivo, ma la base di un ulteriore confronto con le esigenze delle persone coinvolte: la coppia e il figlio. Si tratta di una posizione che molti tra coloro che hanno espresso parere favorevole hanno tenuto nel corso del lungo dibattito.
Personalmente, assieme al voto favorevole, ho sostenuto che la legge deve essere accompagnata da scelte non facili: sia sul piano dei valori in gioco, sia sull'elencazione delle priorità finanziarie.
L'affermazione che la procreazione medicalmente assistita è una terapia ne comporta l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza, perché procreare non sia un lusso e per evitare speculazioni sulle sofferenza della coppia.
Non impegnativa sul piano etico, ma sul piano finanziario sarà la verifica delle risorse economiche messe a disposizione. Vedremo cioè - ed è la seconda verifica - se chi sostiene questa legge sosterrà coerentemente anche l'uso di fondi adeguati per promuovere e sviluppare la ricerca sulle cause della sterilità, in modo particolare sull'utilizzazione dei singoli gameti.
Bisogna poi arrivare ad una strutturazione delle coppie di fatto nella società italiana. Il dibattito sociale, culturale ed anche etico è apertissimo sia individualmente che politicamente. Ora con questa legge la "genitorialità" interpreta la "famiglia" della nostra Costituzione: è un'evoluzione impegnativa, sulla quale vedo molti consensi da destra e da sinistra, che richiede che però sarebbe strumentale limitare alla procreazione assistita.
La quarta verifica la dovremo fare in Europa. Oppositori e sostenitori di questo disegno di legge hanno tirato dalla loro parte il contesto internazionale ed in particolare quello europeo. La Carta dei diritti fondamenti dell'Unione è oggi uno dei codici etici condivisi. Partendo da questa Carta, ora inserita nella nostra prima Costituzione di europei, sarà possibile che molti lavorino per percorsi comuni in Europa: percorsi che attualmente sono stati del tutto nazionali e non convergenti.
L'opportunità di una legge. La ricerca di percorsi comuni va continuamente cercata anche in Italia. Rispetto al dibattito precedente la legge, quello in corso è un confronto su regole mentre quello precedente avveniva in assenza di regole. Con minore fatica si sarà quindi in grado di costruire nuove e più giuste soluzioni. Mentre prevalgono le contrapposizioni, devo segnalare le convergenze che intanto si sono registrate e si registrano.
Ad esempio è ormai chiaro che una legge è necessaria. Le prime volte che si è discusso in Parlamento molti non ritenevano che una legge di regolamentazione fosse indispensabile, anzi improcrastinabile.
Oggi tra le molte delle forze che hanno sostenuto la raccolta di firme per i referendum, prevale l'idea di una legge che affermi un "diritto mite", meno "arcigno" di quello che esse individuano nella legge attuale, ma pur sempre una legge.
Non che la posizione contraria alla legge non avesse delle motivazioni. La materia contiene una serie infinita di dubbi, a partire da quello più generale: chi deve decidere su questi temi, che riguardano la vita e la morte, la nascita e la malattia, il dolore e la sterilità?
È giusto che in una materia così delicata, che taluni definiscono biopolitica, debbano decidere i parlamentari? Siamo sicuri che i loro interessi di partito e di voto non prevalgano sugli interessi generali e specifici e sui valori comuni?
Possiamo affidare agli esperti, ai medici e agli scienziati di risolvere loro questi problemi? Ma agli esperti possono sfuggire considerazioni che vanno al di là della loro competenza: l'impatto sulle coscienze, sulla vita personale, famigliare e comunitaria, l'effetto sull'etica e sulla morale, sulle tradizioni di un paese e sulla qualità della vita.
Ci vorrebbe una sintesi tra tecnici e sapienti, tra senso comune e decisione politica, tra scienza e vita, tra fede ed esperienza. Ma come e chi è in grado di farla? Il popolo sovrano dovrà essere lasciato solo?
Pur con queste domande, anzi a partire da queste domande, il rispetto per le persone e la prudenza nella valutazione della realtà richiedevano ormai la tempestività per il superamento della situazione di arbitrio (derivante da una lacuna dell'ordinamento giuridico), che ha consentito uno sviluppo abnorme delle tecniche di fecondazione artificiale. Nella materia c'era prima della legge una sorta di "anarchia legalizzata", che rendeva evidente la necessità di individuare con legge risposte adeguate alle aspettative dei cittadini. Oggi nessuno più ipotizza che il nostro paese possa proseguire senza norme di legge, con oltre 300 centri privati che operano nel settore, senza garantire diritti e certezze né ai genitori né ai futuri nascituri, sia dal punto di vista igienico sanitario, sia dal punto di vista delle garanzie minime di tutela di una vita che sta per nascere.
La provvisorietà della risposta scientifica. Su un altro punto in questi mesi si sta creando una consapevolezza condivisa: quella della procreazione medicalmente assistita è tutt'altro che una materia definitiva.
Il problema della sterilità sta aumentando a ritmi considerevoli e la scienza e la tecnologia offrono soluzioni impensabili nel passato. Questo consente speranze e apre prospettive nella riproduzione umana, ma propone anche problemi sanitari, psicologici, etici e giuridici.
Proprio l'approvazione della legge con il rispetto che essa esige per l'embrione da parte della scienza, ha aperto in queste settimane un dibattito scientifico che è già approdato nelle proposte di legge di modifica. Io che, come ho detto e come la stragrande maggioranza dei parlamentari, non sono un esperto, ho imparato a conoscere una parola "ootide" che non avevo mai incrociata nel dibattito durante l'approvazione della legge.
Non ho nessuna competenza scientifica e quindi per ora non posso che riferire di questo ulteriore percorso teoricamente aperto dalla scienza e sottoposto al giudizio del Comitato nazionale di bioetica alla fine di settembre (e non ancora ufficialmente valutato).
Leggiamo insieme quello che scrive stamattina Giuliano Amato: "Ci siamo avvalsi delle ormai acquisite indicazioni medico-scientifiche circa i due stadi che attraversa l´ovocita fecondato: lo stadio di ootide, in cui vi è solo un accostamento dei pronuclei maschile e femminile, che tuttavia conservano ciascuno i propri patrimoni genetici; e quello di zigote e quindi di embrione, in cui prima si congiungono gli assetti cromosomici paterni e materni e poi, a seguito della segmentazione, compare l´entità bicellulare che è la prima di quel genoma unico ed irripetibile destinato a svilupparsi come persona. È vero, l'ootide diverrà in poche ore un embrione, ma solo a quel punto sarà intervenuta quella trasformazione a cui i documenti stessi della Chiesa (che la definiscono fusio duorum gametum) riconducono l´esservi della creatura umana. Così sono i processi della vita e della morte. E, per chi ha fede, è in quei pochissimi momenti, non prima e non dopo, che l´anima entra nel corpo o lo abbandona".
La legge 40 vieta la crioconservazione degli embrioni, quindi potrebbe essere possibile congelare l'uovo fecondato per poi utilizzarlo nella procreazione assistita. Non so quale sia la risposta, ma ho citato il tema per segnalare la spinta alla ricerca che dalla legge può derivare.
Le cellule staminali. In tema di rapporto con la scienza si registra invece una delle differenze più significative, che ancora permangono. Riguarda la sperimentazione sugli embrioni, che non è finalizzata alla sola pratica della procreazione assistita, ma alla ricerca sulle cellule staminali.
Questo della ricerca scientifica è uno dei punti sui quali non è stato possibile costruire un consenso, anzi è diventato il paradigma della più profonda contrapposizione, che non è tra cattolici e laici, ma tra visioni della vita.
Ecco la descrizione di una posizione estremamente timorosa: "Il guscio di queste proposte è nobile: dare figli a coloro che li vogliono, favorire la ricerca per combattere l'Alzheimer, il Parkinson, i tumori, il diabete e tante malattie. Ma se cerchi il frutto puoi trovare la selezione innaturale dei figli, l'eliminazione di quelli che non hanno i requisiti giusti, la considerazione dell'embrione umano come semplice materiale di laboratorio, l'illusione di liberarci dalla natura, dai suoi limiti e dal dolore. La vita diventa un'officina dei desideri, nel progetto di un'umanità che si autocrea e autodistrugge e nel frattempo si automodifica. Questo faidate assoluto determina la vittoria del serpente biblico: sarete come dei, se i soldi e la tecnica sono con voi. La via sanitaria al paradiso in terra".
Proprio per evitare queste posizioni estreme, mi sembra utile sottolineare l'importanza di un progetto serio di ricerca sulle cellule staminali, perché da esso si possono dedurre anche degli elementi interessanti per l'ampia materia affrontata in modo diretto e indiretto dalla legge.
Il dottor Del Frate ha appena spiegato che nei primi stadi di sviluppo dell'embrione umano (e cioè nello stadio che precede l'impianto nell'utero) tutte le sue cellule sono in grado di dare origine a un nuovo individuo attraverso il meccanismo della clonazione. Queste cellule embrionali - gli embrioblasti - vengono anche dette cellule staminali totipontenti perché in laboratorio, se opportunamente stimolate, esse sono in grado di trasformarsi praticamente in tutte le principali linee cellulari dell'adulto. Si ritiene che questa loro caratteristica possa essere sfruttata per curare tutta una serie di malattie degenerative e genetiche.
Il professor Adriano Ossicini ha recentemente assicurato che accanto a questa prospettiva, che suscita serie perplessità sul piano etico, ne esistono però, oggi, altre che sembrano altrettanto promettenti perché, sulla base delle nostre conoscenze attuali, potrebbero rendere non più necessario il ricorso alle cellule staminali ottenute da embrioblasti totipotenti. Si tratta degli studi sulle cellule staminali ottenute dal cordone ombelicale dei neonati e su quelle ottenute da individui adulti.
È proprio per promuovere queste ricerche che nel 2000, dal momento che l'Italia è all'avanguardia negli studi in questo settore, è stato creato un Forum nazionale per promuovere la ricerca nel campo delle cellule staminali non embrionarie.
Le divisioni dentro i partiti e le coalizioni. Mi sono soffermato a lungo su questo aspetto, perché esso rende chiaro quanto sia vasta l'area nella quale la procreazione medicalmente assistita si colloca.
Qui è il vero punto nel quale la legge approvata ed ora il referendum sulla procreazione assistita spaccano la politica italiana, componendo i Poli, creando turbolenza nella Casa delle Libertà e lacerazioni nella Grande Alleanza Democratica e nella stessa Lista Unitaria dell'Ulivo, nella Margherita.
Questa sera siamo qui su iniziativa della Margherita. Parlo quindi di quello che succede in questo partito, o meglio nei gruppi parlamentari della Margherita. Non c'è stato un voto di gruppo sulla legge. Addirittura c'è stata una diversa posizione dei due gruppi. Il gruppo della Camera, sia nella prima lettura che nella terza, ha evitato qualsiasi posizione prevalente. Nella dichiarazione di voto conclusiva, Franco Monaco l'ha così sintetizzata.
Il Gruppo della Margherita ha compiuto la "positiva rinuncia a fissare una posizione di partito per rimettere tutta intera la responsabilità al singolo parlamentare, esaltando la responsabilità di ciascuno di noi, esaltando lo sviluppo di un dibattito parlamentare più libero, più aperto, non ingabbiato entro costringenti discipline di partito o di schieramento, come si conviene alla natura speciale dell'oggetto, esaltando la laicità della politica, dei partiti, dei gruppi, laicità che è anche e soprattutto consapevolezza, lucida e pensosa, del limite della politica e delle appartenenze politiche, rispetto e valorizzazione del pluralismo etico che ogni formazione politica, davvero liberale e non totalizzante, dovrebbe custodire e coltivare come un valore".
Al Senato invece il Gruppo della Margherita ha preferito esprimere un orientamento prevalente, nettamente prevalente, a favore della legge.
Emanuela Baio Dossi nella dichiarazione di voto finale ha indicato il punto di maggiore valore della legge.
"Voglio esprimere l'assunzione di responsabilità nell'approvare questa legge, perché riconosciamo come fondamentale il principio che è contenuto in questa legge: l'embrione è l'inizio della vita umana che, per diventare persona, ha bisogno di uno sviluppo coordinato, continuo, graduale e unitario. Facciamo nostro questo assunto che la scienza ci dimostra e, come legislatori, ci assumiamo il compito di tutelare questo inizio di vita e di dare una risposta positiva a quegli aspiranti genitori che non riescono con la procreazione naturale ad avere un figlio. Sono genitori che spesso vivono con angoscia, in solitudine, questo dramma; e chiedono a noi legislatori una speranza, ma chiedono anche delle regole che li tutelino da speculazioni".
Le ragioni della contrarietà. Emanuela Baio Dossi non è stata l'unica del gruppo Margherita del Senato a fare la dichiarazione di voto. In dissenso è intervenuto Natale D'Amico. Ne riporto ampiamente il testo perché dà conto anche dei motivi essenziali della opposizione.
"I motivi di obiezione a questa legge sono numerosi, ma ce ne è uno ideale. I sistemi di democrazia liberale si caratterizzano per riconoscere agli individui ampi spazi di autonomia rispetto allo Stato. In quella autonomia degli individui - qualcuno preferisce dire delle persone - dallo Stato sta l'incontro tra la democrazia liberale e la tradizione giudaico-cristiana. Questa legge viola ripetutamente quei limiti, configura inaccettabili ripetute ingerenze dello Stato, della politica, nella vita degli individui, delle persone, in particolare delle donne.
"Vi sono poi obiezioni di metodo e di merito interne alla legge.
"Il divieto assoluto di fecondazione eterologa configura una soluzione estrema nel panorama dei Paesi liberi, priva irragionevolmente della speranza di maternità e paternità decine di migliaia di coppie italiane, avvia un ingiusto, pericoloso, discriminatorio, turismo riproduttivo.
"Il divieto di utilizzo della fecondazione assistita per la prevenzione delle malattie a trasmissione genetica configura, anche qui, una soluzione estrema nel panorama dei Paesi liberi, configura un grave arretramento allo stato presente delle cose. Anche qui, per chi può il turismo riproduttivo, per chi non può figli malati o aborto terapeutico.
"Il vincolo previsto dalla legge relativo al numero degli embrioni fecondabili (tre) e l'obbligo di impiantarli tutti configura una norma irragionevole, ingiustificata, arbitraria e potenzialmente dannosa per la salute della donna.
"Il divieto di crioconservazione degli embrioni costringe le donne a sottoporsi a cicli ripetuti di stimolazione ormonale, con danni alla loro salute. In alcuni casi riduce la probabilità stessa di vita dell'embrione.
"Il divieto per la donna di revocare il consenso fra il momento della fecondazione ed il momento dell'impianto costituisce una norma irragionevole e inapplicabile, assicura una paradossale maggiore tutela della legge all'embrione rispetto al feto, configura inaccettabile violenza, speriamo non fisica, sulle donne italiane".
I quesiti referendari. Sostanzialmente su queste posizioni illustrate dal senatore D'Amico (ovviamente con maggiore determinazione dai rappresentanti dei gruppi che compattamente hanno votato contro) sono stati poi elaborati i quesiti referendari.
Riassumo schematicamente i cinque quesiti abrogativi proposti per il referendum.
1) Il primo, promosso dai radicali, propone l'abrogazione dell'intera legge 40/2004.
2) Il secondo quesito referendario, portato avanti assieme agli altri da un fronte composito guidato dai Ds, chiede l'eliminazione di alcuni punti degli articoli 12, 13 e 14 per consentire la crioconservazione e la ricerca sugli embrioni. Si chiede di sopprimere anche il divieto di clonazione mediante il trasferimento di nucleo.
3) Il terzo chiede l'eliminazione del limite della condizione di sterilità per la procreazione medicalmente assistita e del divieto di produrre più di tre embrioni.
4) Il quarto vuole abrogare l'affermazione che "la legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito". In sostanza si vuole negare che l'embrione sia un soggetto titolare di diritti. Anche questo quesito punta ad eliminare il divieto di produrre più di tre embrioni ed estende la procreazione medicalmente assistita oltre i casi di sterilità.
5) Il quinto vuole introdurre tra le tecniche ammesse anche la procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.
Le proposte di legge di modifica. Oltre che su contenuto dei referendum, si è aperto un dibattito sulla fattibilità di un referendum in materia così complessa.
Io credo che il cammino della condivisione paziente e progressiva delle soluzioni sia preferibile, ma credo anche che gli italiani, posti di fronte a temi che riguardano la loro vita e la società, siano maturi per decidere o per lasciar decidere.
In ogni caso è opportuno che il Parlamento si misuri con la ricerca di quei passi ulteriori che - come ho ricordato - molti tra noi hanno indicato come indispensabili fin dall'atto di approvazione della legge.
Riassumo anche su questo versante le proposte in campo.
Tomassini-Bianconi (Fi, Senato). Prevede l'estensione della procreazione assistita oltre i cari di sterilità, anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche o infettivi trasmissibili. Viene permessa la distruzione dell'embrione nelle primissime fasi di vita, chiamandolo "ootide". Si applica poi, indirettamente, la legge 194 sull'aborto anche alla fase che precede l'impianto. È consentita inoltre l'indagine preimpianto "sui due globulo polari dell'ootide della cellula", uno dei quali presuppone che l'embrione sia già formato.
Dentamaro-Fabris (Udeur, Senato). Elimina l'affermazione che l'embrione è soggetto titolare di diritti. La procreazione medicalmente assistita è estesa ai portatori di malattie genetiche ed infettive. È eliminata l'irrevocabilità del consenso all'impianto, una volta formato l'embrione. È cassato l'articolo 14 della legge 40 che vieta il congelamento e la soppressione degli embrioni e anche la sperimentazione su di essi. Cancella l'obbligo di limitare ad un massimo di tre il numero degli embrioni prodotti e il divieto della loro riduzione.
Palombo-Carlucci (Fi, Camera). Estende la procreazione medicalmente assistita ai portatori di malattie genetiche ed infettive trasmissibili. Consente l'indagine reimpianto. Di fatto permette la sperimentazione su tutta la categoria degli embrioni con la formula "embrione non idoneo all'impianto" (che include di per sé non solo l'embrione con anomalie di sviluppo, ma anche quello che non può essere trasferito perché soprannumerario o rifiutato), stravolgendo il senso del comma 2 dell'articolo 13. Autorizza la crioconservazione. Prevede la revoca del consenso all'impianto in tutti i casi previsti dalla legge 194. Ciò significa che la distruzione di embrioni è possibile.
Giuliano Amato (Ulivo, Senato; non definitiva). Prevede: la revoca del consenso per la donna che non vuole farsi impiantare l'embrione, fino all'ultimo momento; la possibilità di accedere alla fecondazione in caso di malattie genetiche; il congelamento degli ovociti (ritenuti preembrioni) al posto degli embrioni; la sperimentazione sugli embrioni, limitatamente a quelli sopranumerari e destinati alla distruzione.
Un gruppo di lavoro della Margherita. Per quanto riguarda La Margherita non c'è per ora un disegno di legge presentato, anche se una bozza esiste. Si discute infatti se sia opportuno che il partito si faccia carico di proporre direttamente un testo che comunque dovrebbe comprendere anche posizioni non condivise ma accettate o se sia preferibile prendere atto delle proposte in campo e su di essere costruire il massimo di coesione parlamentare.
Ci comunque sono alcuni orientamenti di un gruppo di studiosi e tecnici della Margherita, così riassumibili:
- Accesso gratuito ai centri pubblici e/o privati; inserimento nei livelli essenziali di assistenza. Conseguente accreditamento dei centri pubblici e/o privati. L'accreditamento del centro consentirà di controllarne l'operato.
- Certificazione di qualità dei centri di cui al punto precedente.
- Linee-guida del Ministero della salute che seguano l'evoluzione della scienza medica.
- Responsabilizzazione dell'operatore sanitario, attraverso l'obbligo di comunicare alla madre l'esito della diagnosi pre impianto, così come previsto anche dalla legge 194.
- Estensione dell'accesso alle tecniche terapeutiche per i genitori portatori di malattie genetiche gravi.
- Impossibilità di obbligare una donna contro la sua volontà a farsi trasferire gli embrioni in utero.
La fecondazione eterologa. Se questo testo-base trovasse accoglienza parlamentare, rimarrebbe oggetto di referendum solo il divieto della feconda eterologa, su cui - a differenza degli altri quesiti - c'è maggiore chiarezza con orientamenti negativi.
Ad esempio, molti sostengono che non è possibile, in caso di fecondazione eterologa, evitare il fatto che si leda un diritto inalienabile della persona dei nascituri, sancito dalla Costituzione: quello del riconoscimento del padre naturale.
Altri citano alcuni studi recenti sia svedesi che norvegesi. Quei parlamenti e quelle comunità scientifiche nazionali hanno rivisto le loro considerazioni sulla fecondazione eterologa sulla base dei casi di incesto e dei disturbi psichiatrici e dello sviluppo psicofisico dei bambini nati in famiglie all'interno delle quali era stata operata la fecondazione eterologa. Per queste ragioni, e non per scelte religiose, tali paesi sono andati verso una revisione sostanziale della legge che regolamentava la fecondazione eterologa.
E ancora: con la fecondazione eterologa il figlio non potrà conoscere suo padre ed il padre non potrà rivendicare la sua paternità. È giusto tutto questo? Discutiamone. In Gran Bretagna ci stanno ripensando ed il Governo ha annunciato una modifica della legge per superare l'anonimato dei donatori esterni alla coppia e dare la possibilità ai figli, una volta raggiunti i 18 anni, di conoscere il loro patrimonio genetico, anche per tutelare meglio la propria salute.
Non si può, infatti, pensare alla fecondazione assistita solo come una terapia contro la sterilità, senza porsi il problema di quale sarà il futuro del bambino che nasce, senza farsi carico, cioè, dei suoi diritti di cittadino di domani e del peso delle sue possibili sofferenze.
Sempre dalla parte delle persone. Il riferimento alla dignità della persona conferma che i riferimenti etici sono ineludibili; parlo dei nostri riferimenti civili, comunitari: siano essi i principi fondamentali della nostra Costituzione che formano un codice etico condiviso; o siano le norme della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, dove è proclamata la centralità della persona umana.
Così come sono ineludibili le esigenze nuove della nostra cittadinanza. Regolando modalità non consuete di procreazione, il legislatore ha poi dovuto cercare di offrire una tutela a diritti nuovi: nuovi anche per il pensiero giuridico, in questo momento di strepitose potenzialità scientifiche, come lo sono quelli dell'embrione.
Sia l'obiettivo di applicare codici etici condivisi, sia quello di tutelare nuovi diritti, hanno messo il legislatore nella condizione di incidere su molte speranze, ma anche su molti dolori: di coppia e personali. La legge decide letteralmente sulla carne delle donne, sul cuore delle coppie, che con titubanza, inquietudine e interrogativi si rivolgono alla procreazione assistita.
Io so che quella che il Parlamento ha dato non è una risposta completa. Mi pareva però giusto darla, ma insieme ribadire la consapevolezza che il resto della frase lo dovremo comunque scrivere con le coppie in attesa e con i loro figli, avendo come obiettivo l'aiuto ad una maternità e ad una paternità coscienti, come condizione la pari umanità di figlio e genitori.
Convegno della Margherita del Friuli San Daniele del Friuli, 13 novembre 2004
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