RASSEGNA STAMPA

Il Gazzettino,
23 ottobre 2001

Il rettore Marchesini
Marchesini: umiliante la riduzione dei fondi Favorisce la fuga delle teste migliori

di Silvia Gross

Duecento miliardi in meno di finanziamento alle Università per il 2003, altrettanti per il 2004. Blocco delle assunzioni negli enti di ricerca, diminuzione del personale tecnico-amministrativo dell'1 percento annuo. Tagli ai fondi per l'edilizia universitaria, che passano da 600 miliardi a 300 miliardi, una contrazione dei finanziamenti alla ricerca, che crollano dai 290 miliardi del 1998 ai 160 miliardi previsti per il 2002. La legge Finanziaria 2002, in discussione in questi giorni nelle aule parlamentari, non lascia adito ad ottimistiche previsioni per l'Università italiana. Una riduzione dei fondi che si assesta, per il triennio 2002-2004, tra l'8 ed il 10 percento, ma che palesa una chiara intenzione a mettere in secondo piano la formazione universitaria e la ricerca scientifica. Un provvedimento che riguarda solo le università pubbliche (i fondi ordinari agli atenei non statali rimangono inalterati), e che Giovanni Marchesini , vicepresidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane e rettore dell'Università di Padova, non commenta teneramente. "La riduzione di finanziamenti alle Università prevista dalla nuova finanziaria va interpretata come un chiaro segnale ad investire progressivamente sempre di meno, ed in stridente controtendenza con gli altri paesi occidentali, nella formazione e nella ricerca, che sono condizioni ineludibili e strategiche per lo sviluppo e la crescita economica di un paese". Il confronto con gli altri paesi europei è quantomeno umiliante. "In Germania - spiega Marchesini - il finanziamento dello Stato alle università era di 50 mila miliardi annui, ma due anni fa la dotazione è stato portata a 60 mila miliardi: un incremento pari all'intera dotazione annuale per le Università italiane, che e' di circa 12 mila miliardi. La spesa per studente nel nostro Paese è circa la metà della media europea. Negli altri paesi della Comunità europea, il finanziamento si attesta tra il 1.2 ed il 1.5 percento del Pil, in Italia è fermo allo 0.8 percento". Una riduzione di finanziamenti, unitamente al blocco del reclutamento di giovani, non crea poi le migliori condizioni di lavoro per i ricercatori italiani. "Se le intenzioni del Governo erano quelle di richiamare in Italia i cervelli fuggiti nelle università straniere e di bloccare l'emorragia di giovani e validi ricercatori dai nostri atenei, il blocco delle assunzioni ed una drastica, preoccupante riduzione dei finanziamenti alle università non faranno altro che sortire l'effetto contrario e peggiorare una situazione che pone l'Italia in una posizione di retroguardia, nonostante dalle nostre università escano ricercatori brillanti e dai nostri laboratori risultati scientifici di eccellente livello". Marchesini puntualizza poi "come, il taglio dei finanziamenti alle università coinvolga, indistintamente ed indiscriminatamente tutte le università, senza prendere in considerazione come alcuni atenei siano più produttivi di altri, sia in termini di ricerca scientifica che di servizi agli studenti. Questo è un modo di affossare una logica meritocratica, basata sulla valutazione della produttività e dei risultati, che stavamo faticosamente cercando di introdurre anche nelle università italiane".

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24 ottobre 2001
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