La dogana rischia di chiudere
A rischio più di 500 spedizionieri doganali padovani. L'allargamento dell'Ue ad altri 10 Paesi a partire dal 1º maggio potrebbe portare grossi rischi di disoccupazione per questa categoria di lavoratori, come conseguenza della riduzione e, in alcuni casi, della cessazione dell'attività delle aziende impegnate nella predisposizione di documenti di transito doganale delle merci. Proprio per verificare le possibili soluzioni al grave problema e sollecitare un'azione d'intervento da parte della Regione Veneto e del governo stesso, ieri i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno fatto il punto della situazione con i parlamentari padovani e consiglieri regionali: oltre ai senatori della Margherita Paolo Giaretta e Tino Bedin, c'erano anche i consiglieri regionali Gianni Gallo (Ds), Franco Frigo (Margherita) e l'azzurra Barbara Degani. All'incontro ha partecipato una delegazione di spedizionieri tra cui Giuseppe Buonomo, vicepresidente dei doganalisti del Veneto. La soppressione di tutte le attività doganali relative agli scambi commerciali con i 10 nuovi territori mette a rischio il lavoro di migliaia di professionisti del ramo in tutto il Nordest. "Attualmente - spiega il leader della Cgil Ilario Simonaggio - le principali attività sono presenti in Veneto e Friuli e nelle province di Trieste e Gorizia, mentre Padova con il suo importante Interporto, i magazzini generali e le dogane di sdoganamento merci ha quasi un migliaio di spedizionieri coinvolti. La preoccupazione è dovuta al fatto che nella fase di transizione si procede senza un'adeguata preparazione al passaggio, lasciando prevedere interventi statuali fra 60 giorni". A 2 mesi dalla caduta del confine di Stato di Gorizia, il Nordest e Padova si trovano in una paradossale situazione di sofferenza legata alla totale assenza di interventi legislativi per tutelare dei lavoratori. Ora si punta ad una deroga.
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