L'allarme dei servizi: "I capi sciiti hanno cambiato atteggiamento" A Nassiriya monta l'odio contro gli italiani
Italia sempre più a rischio. Nassiriya, dopo l'attentato, sta cambiando volto nei confronti del contingente italiano, e la nostra intelligence lancia l'allarme che ha spinto ieri il ministro della Difesa Antonio Martino a rivalutare il rischio: "Prima era alto, adesso è altissimo". La missione continua, ma i carabinieri non avranno più contatti con la popolazione. La novità sottolineata dall'intelligence è il mutato atteggiamento degli ambienti sciiti. Se prima, a differenza dei sunniti legati al vecchio regime, e quindi pregiudizialmente ostili, la maggioranza sciita si era mostrata amichevole, l'atteggiamento italiano di solidarietà con Israele, cui anche gli sciiti guardano come "il nemico", ci starebbe alienando molte delle vecchie simpatie. La rivolta sciita contro le forze della coalizione "occupante", che si va facendo di giorno in giorno più diffusa, si sta rivolgendo contro tutte le forze considerate in qualche modo alleate degli americani, Italia compresa. Quella che solo un paio di mesi fa era considerata una zona relativamente tranquilla, e cioè la fascia delle città sacre entro cui si trova Nassiriya, si troverebbe ormai coinvolta nella guerriglia diffusa che ha il suo epicentro nel triangolo sunnita. Che, ancora ieri, è ribollito. Un assalto al commissariato di polizia di Ramadi, cento chilometri ad ovest di Baghdad, a colpi di bombe a mano: tre civili e due agenti feriti. Bombardata a colpi di mortaio la base di Diwaniya, 260 chilometri a sud della capitale, dove si trovano le truppe della Repubblica Dominicana: tre civili iracheni feriti, di cui due bambini. Un attacco a una colonna americana vicino Ramadi, a colpi di granate e armi leggere, cui i militari Usa hanno risposto a cannonate: un guerrigliero ucciso e otto catturati. Rastrellamenti e combattimenti, sempre intorno a Ramadi, da parte delle truppe americane: due guerriglieri uccisi e oltre sessanta catturati; sei di loro sono membri di una cellula integralista wahabita. Tutti segnali che hanno spinto ieri il ministro Martino a parlare di "altissimo rischio". La missione continua, ma le regole sono cambiate: "Una delle misure di sicurezza che adotteremo in Iraq - ha detto - è quella di rinunciare, purtroppo, all'impiego dei carabinieri in città dove i militari sono a contatto con la popolazione". Così i nostri militari stanno cercando un'altra collocazione sicura. La palazzina di comando semiditrutta dall'auto bomba che costò la vita a diciannove italiani sarà demolita, e al suo posto sorgerà un presidio sanitario pediatrico. I circa quattrocento carabinieri impegnati nella missione Antica Babilonia verranno divisi in due gruppi. Il primo dovrebbe restare nel quartier generale dell'ex museo archeologico, il secondo sta cercando una struttura adeguata presso l'aeroporto di Tallin, dove già opera la nostra Aeronautica militare, e dove fanno base gli elicotteri di rinforzo arrivati nelle scorse settimane. Dal giorno dell'attentato, i militari italiani si sono già spostati due volte, e stanno cercando una sede definitiva, anche per affrontare gli avvicendamenti che proseguiranno nei prossimi giorni. La missione "umanitaria" continua, ma i contatti con le popolazioni sono per il momento, e non si sa fino a quando, sospesi. Intanto il governo giapponese si appresta ad inviare in Iraq un migliaio di soldati (il piano di base sarà approvato la prossima settimana) ed ha abolito la formula "in zone non a rischio di combattimenti". Il giudizio sarà lasciato direttamente ai militari sul campo.
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