RASSEGNA STAMPA

Il Gazzettino
27 maggio 2003
di Luca Ingegneri

INDUSTRIE IN CRISI. La Firema rinuncia ad un grosso lavoro per Trenitalia, giudicato non remunerativo
Oms più vicine alla chiusura
Un'interrogazione parlamentare di Tino Bedin chiede di recuperare la commessa

Un'altra batosta si è abbattuta sugli operai delle ex-Officine Meccaniche della Stanga. La dirigenza del Gruppo Firema ha comunicato alle RSU aziendali di aver rinunciato ad una commessa miliardaria giudicandola non remunerativa. Trenitalia richiedeva l'ammodernamento di novecento carrozze revanti, vecchio materiale rotabile da rimettere in sesto, con un appalto a base d'asta di oltre duecento miliardi di lire. Trenitalia ha scelto di applicare un ribasso del 20%. A quel punto Firema, che pure faceva parte della cordata di imprese assegnatarie dell'opera, si è defilata, lasciando via libera al gruppo siciliano Mancini che non dovrà più spartire la torta con altri concorrenti. Per il management di Firema era un'operazione poco conveniente: si rischiava di lavorare in perdita. In un'epoca in cui le commesse scarseggiano anche un appalto di quelle proporzioni poteva però servire a mantenere in piedi la baracca. Appare quindi inspiegabile la scelta della Spa, ancora oggi partecipata al 51% dai tre soci di riferimento Fiore, Regazzoni e Marchiorello, e per il restante 49% da Finmeccanica, la finanziaria del colosso Ansaldo Breda. L'incredibile rinuncia di Firema approderà sui tavoli della Presidenza del Consiglio e dei ministri dell'Industria, dei Trasporti e dell'Economia.
A sollevare il caso è il senatore della Margherita Tino Bedin, che sollecita l'immediata convocazione del tavolo presso l'unità di crisi della Presidenza del Consiglio con tutti i soggetti interessati, come espressamente richiesto da Fiom, Fim e Uilm e dal coordinamento unitario degli stabilimenti Firema. L'obiettivo è quello di recuperare le commesse assegnate al gruppo Mancini. Ma non c'è più tempo da perdere. Le organizzazioni sindacali di categoria si ritroveranno a Roma venerdì prossimo per studiare le iniziative di lotta a livello nazionale. Lo stabilimento di corso Stati Uniti rischia di chiudere i battenti a breve per cessata attività. Se non sopraggiungono altri ordinativi, in portafoglio sono rimaste la miseria di 80.000 ore di lavoro fino a fine anno. Vale a dire che potranno essere impegnati una cinquantina di operai. Troppo pochi per un'azienda che vanta in organico 240 addetti. Attualmente 55 tute blu sono in cassa integrazione straordinaria. Il numero è però inevitabilmente destinato a lievitare. In luglio la produzione verrà praticamente paralizzata. Ad agosto sono già state annunciate cinque settimane di chiusura totale.

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27 maggio 2003
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