L'inquinamento dei quartieri Nord ed Est documentato dal censimento effettuato da Apple e Legambiente Padova. Antenne anche a due passi dall'ospedale Sopra l'autopark dell'ex Busonera ben 18 antenne di tre gestori
Sono in ogni quartiere a poche centinaia di metri l'una dall'altra. Alcune le vediamo, altre sono camuffate. Ma le stazioni radio base per diramare il segnale che arriva ai telefonini sono diventate parte dell'arredamento della nostra città. Nessuno potrebbe rinunciare ormai al cellulare ma chi potesse alzarsi in volo per dare un'occhiata ai quartieri 2 Nord (Arcella) e 3 Est (Forcellini, Brenta) si renderebbe conto della foresta di impianti in cui viviamo. Nella tabella vi sono quelle "recensite" da Apple e Legambiente. Per ogni zona vi sarebbero storie da raccontare. Ne abbiano scelte alcune in collaborazione con le due associazioni ambientaliste. Il caso più emblematico riguarda gli impianti che si trovano sul tetto dell'autopark in via Gattamelata. I primi lavori a cura di Alcatel-Wind risalgono al 30 ottobre del 1999. Successivamente sono arrivate quella della Tim che "guarda" al Busonera e dell'Omnitel posizionata verso la "Croce Verde". "Oggi vi sono 18 antenne di tre impianti - dicono Davide Sabbadin di Legambiente e Laura Masiero, presidente dell'Apple - che si trovano a poche decine di metri sia dal Centro oncologico regionale all'ex ospedale Busonera che della Clinica oncoematologica pediatrica "Città della Speranza" e a decine di case vicine in via Tezza, Sografi e Gattamelata. Insomma due luoghi in cui la salute dovrebbe essere rispettata oltre ogni limite. "Nel febbraio del 2000 l'allora assessore all'Ambiente, Scanagatta, dichiarò che sarebbero state rimosse mentre Arpav rispose a Nokia che voleva installarne ancora per "Blu" che i valori previsti superavano già la metà dei valori di cautela previsti per legge. Anche l'assessore Perlasca quando ebbe la delega all'Ambiente promise di interessarsi, così come l'assessore Gradella che inoltrò all'Arpav un esposto fatto dall'Apple. Ma niente è stato fatto, nemmeno si è dato ascolto alla delibera del 24 settembre del 2001 che impegnava gli amministratori al principio della minimizzazione del rischio. La cosa scandalosa, concludono gli ambientalisti, è che la gestione dell'autopark è passata dal 12 dicembre scorso all'azienda ospedaliera, ente che dovrebbe tutelare la salute della collettività". In altri casi come nella installazione di un impianto a Ponte di Brenta in via Fiorazzo, vicino all'asilo infantile Breda, alla scuola elenentare Tommaseo e alla sede staccata della media Zanella (dopo che nell'area ve ne sono già altri due) è la gente che spontaneamente ha cominciato a raccogliere firme, oltre cento, infastidita che l'impianto si trovi a dieci metri dalle case. Altro caso è l'impianto installato in via Mortise 90, a 70 metri dalla scuola materna "Sacro Cuore" gestita dalla parrocchia di Mortise e a 25 metri dalle abitazioni. "La petizione è stata portata in Comune e protocollata ma il sindaco non ha mai risposto alla richiesta dei genitori". Anche l'Arcella è "inquinata", 14 i siti con 17 impianti. Dopo aver raccolto 1070 firme per la rimozione delle nuove installazioni il presidente del Quartiere, Cosentino, aveva promesso al Comitato Arcella-Pontevigodarzere nel Natale scorso la discussione di una mozione in difesa della salute. Forse se ne discuterà un'altra, nella seduta del 20 maggio presentata dal consigliere Gabriele Lombardo. "Ma intanto non c'è alcuna regolamentazione complessiva" concludono Apple e Legambiente".
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