I genitori hanno bocciato la 1ª elementare a 5 anni Riforma Moratti, solo 60 iscritti I potenziali nuovi utenti delle 9 direzioni didattiche erano 238
Su 238 bambini di 5 anni e mezzo che avrebbero potuto iscriversi in prima elementare in una delle 9 direzioni didattiche solo 60 hanno seguito la scelta del ministro Letizia Moratti. La riforma a Padova convince solo il 25% dei bimbi che compiranno i 6 anni il 28 febbraio 2004. "Questo vuole dire che nelle scuole padovane il ministro ha fatto flop", dice Tiziano Sandonà, della segreteria provinciale Cisl. "Ecco alcuni esempi verificati. Prima Direzione: i nuovi iscritti a 5 anni e mezzo sono 10. Quinta Direzione: 5 su 19 bambini potenziali. Sesta: 6 su 16. Ottava: 8 dei quali 4 esterni su 23. Nona: appena 4 su 30. E pensare che l'amministrazione comunale aveva effettuato un lavoro d'informazione, organico e capillare, ad personam. Ossia i dirigenti del settore scolastico, in collaborazione con i colleghi dell'ufficio anagrafe, avevano inviato una lettera a tutte le giovani famiglie padovane, in cui vive un bambino che compirà i sei anni entro il 28 febbraio 2004. Una missiva in cui i funzionari spiegavano ai genitori le nuove opportunità della riforma Moratti. Dopo l'arrivo delle lettere, quasi tutte le segreterie delle scuole elementari erano state tempestate di telefonate. L'interesse dei genitori era risultato notevole ma, alla fine, le iscrizioni alla prima elementare a soli 5 anni e mezza scadute il trenta aprile, sono risultate scarse". Oltre a Sandonà, il flop delle innovazioni introdotte dalla Moratti, viene commentato anche da Nereo Marcon, segretario provinciale della Cisl-scuola, eletto recentemente nella segreteria regionale a fianco del vicentino Nevio Furegon al posto del collega Simone Meggiolaro e da Salvatore Mazza, segretario generale della Cgil di categoria. "La débàcle nelle iscrizioni a cinque anni e mezza alla prima elementare testimonia che i genitori padovani ritengono che la scelta della Moratti sia sbagliata sotto tutti i punti di vista", sostiene Marcon. "Sei mesi di anticipo nella frequenza della prima classe alle elementari rappresentano un periodo di tempo notevole, che contrasta con i ritmi naturali di apprendimento. Ancora una volta i genitori si sono dimostrati saggi perché hanno capito le intenzioni demagogiche del ministro Moratti, che considera il ciclo di base come un parcheggio per i genitori che lavorano". Ancora più radicale il giudizio di Totò Mazza. "Avevamo ragione noi del sindacato quando già un anno fa consideravamo la nuova politica scolastica della Moratti una vera controriforma", aggiunge il segretario della Cgil. "Diverso, invece, il commento dei sindacati confederali sulla recente decisione dell'assessore provinciale all'Istruzione Sebastiano Arcoraci che ha proposto al ministro di trasformare tutti i corsi a tempo prolungato della scuola padovana dell'obbligo in tempo pieno. Ossia verso un modello di scuola, dove è previsto anche il raddoppio dell'organico e dove, in genere, i ragazzi hanno diritto alla mensa interna. "Questa è davvero una buona decisione dell'amministrazione provinciale", conclude Sandonà, "perché viene incontro alle esigenze reali di tantissimi genitori che ancora oggi sono in lista d'attesa nelle poche scuole a tempo pieno della città e dei paesi di provincia".
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