La crisi del Golfo Bush rende "legittimo" l'attacco preventivo "Abbiamo il diritto di colpire qualsiasi paese ostile che possieda armi di sterminio"
Il discorso di lunedì notte del presidente americano ha sancito la prima applicazione pratica di quella che passerà alla storia come la "dottrina Bush".
Formalizzare il modus operandi della sua politica internazionale non è una novità per un presidente americano. Nel 1904 Theodore Roosevelt aggiunse che l'America era anche chiamata a intervenire come "forza di polizia internazionale" per prevenire e calmare rischiosi capovolgimenti politici che si verificassero ovunque nel continente, in particolare in America latina.
George W. Bush verrà ricordato per aver esteso ulteriormente il raggio d'azione "legittimo" della superpotenza americana con la sua dottrina dell'attacco preventivo. Bush l'aveva formulata dopo l'11 settembre 2001. Lunedì sera l'ha usata come giustificazione morale per l'attacco il Iraq. Secondo la dottrina Bush la "polizia americana" ha il diritto di attaccare qualsiasi "Paese ostile" che possieda armi di distruzione di massa.
La differenza sostanziale della dottrina Bush e quelle dei suoi predecessori è che la nuova regola contraddice drasticamente le leggi internazionali in vigore. In particolare, viola apertamente la carta dell'Onu. Il primo ad accorgersene, o forse a dirlo a chiare lettere, è stato uno dei custodi della costituzione delle Nazioni Unite, il segretario Kofi Annan. "Non c'è spazio nella carta dell'Onu per forme di aiuto-difesa che precedono l'offesa", ha ammonito Annan. La carta dell'Onu, infatti, lascia ai Paesi il diritto di muovere guerra a un altro membro senza bisogno dell'approvazione del Consiglio di sicurezza solo se attaccati.
Francia e Germania hanno spesso richiamato lo stesso punto, e non è un caso che ieri il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, ricordasse che, in base alle sue regole, "il Consiglio di sicurezza dell'Onu non ha affatto fallito" nella gestione della crisi irachena.
E' vero che la regola è stata più volte ignorata. Clinton si rivolse alla Nato e non all'Onu per una benedizione del suo intervento nel Kosovo. E la stessa Francia all'inizio degli anni '50 non esitò ad usare la forza, senza il permesso di nessuno, per cercare di riprendersi i suoi possedimenti in Indocina.
Bush però ha elevato la violazione della regola a norma legittima per il suo Paese. E' per questo forse che, come faceva notare ieri il New York Times, Bush ha infarcito il discorso di lunedì sera con tanti riferimenti alla Seconda guerra mondiale, quando la carta delle Nazioni Unite non era stata ancora scritta . Il presidente Usa ha paragonato Saddam a Hitler e i Paesi che si sono opposti alla guerra contro l'Iraq agli Stati che allora non vollero vedere gli orrori che Hitler stava commettendo.
Ma se l'Iraq è davvero, come ha fatto capire Bush, il primo passo nell'applicazione della nuova teoria americana, allora si possono comprendere le reazioni di Paesi come la Corea del Nord che si sentono già nel mirino. Il Paese che Bush ha elencato con l'Iraq e l'Iran come parte dell'asse del male ha pensato di affrettarsi a procurarsi un arsenale nucleare prima che il fucile di Washington cambi direzione. Una strategia che finora ha funzionato. Nei confronti di Pyongyang, per ora, la Casa Bianca si è guardata dal chiamare in causa la dottrina dell'attacco preventivo.
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