"Italia in declino con il centrodestra al potere" Rutelli e Fassino: presenteremo l'8 gennaio le nostre proposte di riforma, vedremo se vorranno il dialogo
ROMA - E' tutto negativo il bilancio dell'Ulivo su questo anno di attività del governo. "Con il centrodestra al potere l'Italia purtroppo ha imboccato una china di declino - è il giudizio che Francesco Rutelli esprime a nome di tutta la coalizione -. Non bastano le giravolte propagandistiche del presidente del Consiglio: gli italiani oggi sono più pessimisti, non vedono la luce in fondo al tunnel, perché il governo non ha una ricetta per rimettere il Paese in carreggiata". Governo "drammaticamente deludente su tutti i fronti - aggiunge il segretario dei Ds Piero Fassino -. Dopo un anno e mezzo di questo esecutivo, l'Italia è più piccola, ripiegata su se stessa: lo confermano le preoccupazioni del presidente Ciampi, del Governatore della Banca d'Italia Fazio, del Commissario europeo Mario Monti... I cittadini si domandano dove sono finite le opportunità che erano state promesse". Un attacco, quello del centrosinistra, che parte con calibri dialettici pesanti; eppure non c'è chiusura sulla possibilità di dialogo con la maggioranza in tema di riforme. Arturo Parisi è chiaro quando ricorda che già nel programma del '96 l'Ulivo stabiliva che "si tratta di un patto da scrivere insieme. L'importante è potersi confrontare avendo garanzie sulla correttezza dell'informazione". La stessa musica che risuonerà poco più tardi, subito dopo l'invito di Berlusconi all'opposizione a farsi avanti per un dialogo. Rutelli replica solo che il centrosinistra presenterà l'8 gennaio (non il 7 come prima annunciato) "la propria proposta di agenda istituzionale, economica e sociale per il 2003. Vedremo allora se il governo dice la verità sulla sua disponibilità al confronto". Mentre il resto del discorso berlusconiano viene liquidato dal coordinatore diessino Vannino Chiti come "un lungo show: ha presentato agli italiani un'Italia che non c'è e che vede solo lui". Un paio di ore prima, ieri - affiancati da Parisi, Boselli, Francescato, Rizzo, Ostilio e Sbarbati - Rutelli e Fassino avevano presentato quattro dossier di "controinformazione" rispetto ai dati che di lì a tre ore avrebbe fornito in diretta televisiva Silvio Berlusconi: "Il governo visto dalla stampa estera"; "Berlusconi visto dalla stampa estera"; "Governo Berlusconi, le vere cifre"; "Le proposte di un anno di opposizione". Così, sfogliando decine di pagine, si va da titoli come "L'Italia muove verso l'ignoto" ( Financial Times , gennaio 2002) a "Con le nuove leggi italiane svanisce un'era anticorruzione" ( Washington Post , novembre 2002). Ma è sui numeri "veri" che inizia un fuoco incrociato di cifre che rimbalzano tra la conferenza stampa dell'Ulivo e quella del presidente del Consiglio. Si denunciano perciò una crescita inferiore rispetto alla media europea; minori consumi, investimenti, esportazioni, produzione industriale. Poi, le "promesse mancate": "Oltre 5 milioni di persone continueranno ad avere la pensione inferiore al milione di vecchie lire annunciato - afferma Rutelli -. E i poliziotti di quartiere? Chi li ha visti, se non in tv?". Ancora, il rapporto tra debito e Pil è passato dalla previsione governativa del 103,2 (luglio 2001) al 109,4 (ottobre 2002), al 110,6 di Confindustria (settembre 2002). I dossier del centrosinistra mostrano che sono diminuite le tasse per i più abbienti (uno sgravio del 64%), mentre per le famiglie le tariffe sono cresciute di 298 euro. L'analisi comprende dati su un aumento della criminalità, mentre in fatto di immigrazione quest'anno sono sbarcati in Sicilia 12.989 clandestini contro i 2.047 del 2000. Gli scioperi al novembre del 2002 hanno fatto perdere 30,5 milioni di ore di lavoro, il 407,7% in più rispetto allo scorso anno. E sono emerse solo 1.500 imprese grazie al decreto legge sul lavoro sommerso. Del resto, è la domanda retorica di Fassino, "c'è un solo ministro di questo governo che sia emerso come un'autorità riconosciuta nel proprio settore di competenza? No". "Forse Tremonti, per gli evasori", ironizza Rutelli. Per il giudizio sul governo l'Ulivo è unito. Ma le polemiche interne sul merito delle questioni non sono superate. Prima della conferenza stampa c'è stato un vertice che ha registrato un quasi accordo su rafforzamento dell'esecutivo e premierato (solo lo Sdi non rifiuta un'ipotesi presidenzialista), ma anche un nuovo scontro sulla possibilità di intervento armato in Iraq. Fassino non ha gradito la richiesta pubblica di Marco Rizzo (Comunisti italiani) di un pronunciamento contro la concessione di basi e spazio aereo in caso di attacco; Rizzo ha ribadito la necessità di passare, sul no alla guerra, "dalle parole ai fatti" e ha fatto sapere che con Verdi e Correntone ds potrebbero chiedere un passaggio parlamentare sul supporto logistico italiano all'azione bellica. Il 7 gennaio ci sarà una nuova riunione dei leader, ma sembra già che il capitolo "guerra" non comparirà ancora nell'agenda politica pubblica del centrosinistra. |