RASSEGNA STAMPA

La Stampa
18 maggio 2006
di Marco Tosatti

La lista dei ministri presentata da Prodi
Un governo che piace anche ai vescovi

CITTÀ DEL VATICANO. Si respira un'aria di soddisfazione, pudicamente mascherata, nei corridoi dell'Aula Nervi in Vaticano, dove si sta svolgendo in questi giorni l'Assemblea nazionale della Conferenza Episcopale Italiana. La lista dei ministri presentata da Prodi viene incontro ad alcune delle esigenze prospettate nei mesi scorsi nel corso dei contatti che si sono avuti fra il presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, e gli esponenti dell'Unione: il premier designato, Romano Prodi, e il leader della Margherita Francesco Rutelli.
Due sono i dicasteri per i quali la sensibilità della Chiesa è storicamente molto alta: la Scuola e la Sanità. La scelta di Giuseppe Fioroni per la prima ha incontrato livelli di gradimento altissimi, fra i vescovi. Vedono il neo-ministro come un «prodotto» della cultura ecclesiale di base, con un'esperienza molto forte nelle parrocchie, un vissuto che lo ha portato ad avere molti e duraturi contatti in campo ecclesiastico, nel Lazio, all'ombra del Cupolone. Si parla di un'amicizia fraterna e di molti anni con monsignor Liberio Andreatta, il vulcanico manager dell'Opera Romana Pellegrinaggi; e la sua nascita politica nella Democrazia Cristiana costituisce in una certa misura un ulteriore «quarto» di nobiltà. Il problema dei contributi alla scuola privata è un problema aperto; la presenza di Fioroni, dicono all'Assemblea, sopisce le preoccupazioni della vigilia.
La nomina di Livia Turco alla Salute suscita invece una gamma di reazioni meno definite. È vero che Livia Turco è cattolica dichiarata; ma il partito di appartenenza, i Ds, dove sono presenti visioni molto critiche verso quelle della Chiesa, e le sue prese di posizione in occasione del referendum sulla fecondazione assistita e la modifica della legge 40 non appaiono rassicuranti. La Turco si espresse con molta decisione per il «sì» al referendum; mentre sia Fioroni che Rutelli decisero di non andare a votare. Quindi si apre per la Chiesa un margine di incertezza su questo fronte; e il campo di possibili conflitti è vasto, dalla bioetica alla sperimentazione della Ru486, la cosiddetta «pillola del giorno dopo».
Netta la soddisfazione invece per la creazione del «Ministero per la Famiglia», e la nomina di Rosi Bindi a titolare. Rosi Bindi, assistente di Bachelet, era al suo fianco il giorno in cui fu ucciso; è stata vicepresidente, anche se spesso «scomoda», dell'Azione Cattolica; è considerata una ragazza di casa cattolica, anche se magari talvolta piuttosto discola. E infatti per questa mossa di Prodi c'è stata una reazione ufficiale, da parte del presidente delle Acli, Andrea Olivero, a cui probabilmente ne seguiranno altre, di matrice Cei. L'istituzione di un ministero specifico per la famiglia è «un fatto estremamente rilevante dal punto di vista sia politico che culturale, forse addirittura inimmaginabile fino a pochi anni fa. Finalmente le politiche familiari sembrano costituire un criterio orientativo fondamentale e specifico dell'azione di governo». Con un appunto: «Certamente sarebbe stato ancora meglio un ministero "con portafoglio". Del resto, bisogna comunque aspettare la definizione delle deleghe per comprendere quali saranno le competenze specifiche del dicastero della Famiglia».
Infine, i Beni Culturali. È un fatto poco noto, ma quello dei beni culturali costituisce forse il campo in cui, in Italia, i contatti fra la Chiesa e lo Stato sono più intensi e frequenti. Quindi è molto importante chi dirige questo dicastero. La presenza di Rutelli è vista come una garanzia, e non fa rimpiangere più di tanto la partenza di Rocco Buttiglione, fortemente voluto dalla Santa Sede all'epoca, che vedeva con timore l'ipotesi La Malfa alla guida di quel ministero.

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