Il vademecum anti-tasse di Letta
L'Ulivo prova a parare il colpo
"Stiamo subendo un attacco a senso unico su stampa e tv. Il centrodestra c'ha messo all'angolo con una potenza mediatica impressionante. Sulle reti del presidente del Consiglio per un'ora dedicata alle nostre proposte ce ne sono dieci garantite a Berlusconi.i giornali fanno le pulci al nostro programma ma non ricordo nessuno che abbia chiesto conto a Tremonti di cifre e coperture. E' uno scandalo, adesso è giunto il momento di reagire". Per un Enrico Letta molto indignato, e meno misurato del solito, la risposta all'offensiva berlusconiana sul fisco è, come lo definisce lui, un "vademecum di resistenza anti-tasse". L'iniziativa dell'ex ministro è uno dei passaggi di una giornata, quella di ieri, che i vertici dell'Ulivo hanno trascorso cercando di parare il colpo sul fisco una volta per tutte, in vista dell'ultima settimana di campagna elettorale. Romano Prodi ha consegnato un triplice "no" alla stampa estera che lo interrogava sulla possibilità che il suo governo si distingua per un aumento della pressione fiscale e ha quindi definito "delinquenza politica" le cifre e i conti diffusi dal centrodestra. Gli stessi contro i quali Francesco Rutelli ha diramato un "appello anti-terrorismo". Pure Massimo D'Alema s'è prodotto, calcolatrice alla mano, in un'operazione simile. Ma lo sforzo più tassonomico è appunto quello che Letta sciorina al Riformista. Il vademecum lettiano consta di sei punti: "Primo. L'Ulivo ha proposto una gigantesca operazione di taglio delle tasse. Ecco, cominciamo a smettere di chiamarlo "cuneo contributivo". La gente non capisce di cosa parliamo. Diciamo piuttosto: meno tasse sul lavoro. La nostra proposta prevede per i lavoratori un vantaggio medio a fine anno di 400 euro, e più o meno altrettanti per l'impresa. Da solo questo alleggerimento vale più di tutte le riduzioni fiscali di Berlusconi. Secondo, l'armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie si riferisce agli interessi, e non al capitale. Se prendiamo il caso di 1000 euro in Bot, è di 50 centesimi che stiamo parlando. Terzo, l'aumento delle tasse sulla rendita è perfettamente compensato dalla diminuzione delle tasse sui depositi bancari. E' un gioco a somma zero. Una famiglia con reddito imponibile di 20mila euro l'anno risparmierà 20 euro. Una famiglia con 60mila euro pagherà 20 euro. Quarto, questa armonizzazione prevede una aliquota al 20 per cento. Solo in Spagna ce n'è una inferiore, al 15. Negli altri paesi europei, e cito la Francia, la Germania, l'Austria, si va dal 27 al 33. Quindi l'Italia resta nettamente sotto la media europea. Quinto, anche il centrodestra ha proposto una riduzione di cuneo fiscale, di tre punti anziché cinque. Il loro programma prevede che a coprire la riduzione sia il Fondo depositi e prestiti dell'Inps, che è quello che paga la cassa integrazione, l'indennità di disoccupazione e la malattia. I lavoratori e le imprese sappiano che la riduzione del centrodestra è a spese di questa voci. Sesto, il ripristino della tassa di successione riguarda pochi soggetti, 2 o 3 mila persone in tutto il paese. Non voglio fare cifre perché dobbiamo ancora studiare bene il meccanismo, ma è sicuro che sia gli immobili che le imprese resteranno fuori. Quindi potrei dire: niente tassa di successione su casa e bottega". Il fatto è che, ancora mentre Letta e altri leader ulivisti cercano di coprire la falla, dall'ala sinistra della coalizione continuano a piovere cifre in libertà. Difficile dare tutta la colpa di questa confusione alle campagne televisive filo-berlusconiane. Risponde Letta: "Quando parlano di fisco, certi leader di sinistra dovrebbero partire dal presupposto che la gente non si fida più dello Stato. Non siamo in Svezia. Questi sono temi che vanno maneggiati con grande cura. Però non si può trascurare lo squilibrio nell'accesso ai mezzi di informazione televisiva. Dopo quello che è successo in questi giorni, sul conflitto d'interessi e le tv di Berlusconi comincio a pensarla come D'Alema".
C'è però un altro addebito cui il centrosinistra, e l'Ulivo in particolare, sfugge a fatica. Che senso ha varare un programma di governo di 280 pagine, subendo per questo non poche ironie, se tanta mole non serve poi a fare chiarezza sui dettagli e le cifre connesse alle varie proposte?
"Alcune cifre - ribatte Letta - sono già nel programma, come l'armonizzazione al 20 per cento dell'aliquota sulle rendite. Ma non è questo il punto. La verità è che a differenza del centrodestra siamo stati investiti da una richiesta di precisione al dettaglio sulle nostre coperture finanziarie. Dall'altra parte, tra taglio del cuneo, aumento delle pensioni minime a 800 euro, detassazione degli straordinari e via di questo passo si arriva a quota 30 miliardi di euro. Ma nessuno si preoccupa di chiedere dove Berlusconi e Tremonti troverebbero questi soldi. Il centrosinistra ha fatto una scelta diversa, di serietà. Girando il paese ho avuto conferma che la gente non ne può più di Berlusconi anche nel senso che non ama il continuo alzare le aspettative, non vuole più campagne elettorali fatte di promesse mirabolanti. Sono convinto che la nostra scelta di serietà pagherà in sede di governo".
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