Padova. L’Azione cattolica: appello ai diciottenni
«Votare è un dovere»
«Anche tra di noi ci sono persone che si riconoscono in partiti e schieramenti diversi»
I primi destinatari sono i diciottenni che, per la prima volta, andranno a votare. E’ ai neo-maggiorenni che l’Azione cattolica di Padova dedica un’attenzione speciale in un documento incentrato sulle elezioni politiche del 9-10 aprile. «La prima riflessione - si legge nel testo, che non intende certo dare indicazioni di voto ma aiutare i soci ad andare oltre “quel senso d’incertezza e confusione” che potrebbe portare al disimpegno - riguarda l’importanza e il dovere di andare a votare. Percepiamo attorno a noi la tentazione di non volersi “sporcare le mani” non con la politica, ma con un certo modo di fare politica. Sono soprattutto i giovani che ci dicono questo e che, desiderosi d’impegnarsi, vedono nelle diverse forme di volontariato il luogo più idoneo per farlo. Soprattutto a loro vorremmo ricordare che la politica è necessaria e, per noi credenti, è “un modo esigente di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri». Nel documento si mette poi l’accento sul rispetto del pluralismo e sull’importanza del dialogo e del confronto. «Anche dentro l’Azione cattolica ci sono persone che si riconoscono in partiti e schieramenti diversi. Il confronto tra noi dev’essere rispettoso di questo pluralismo, disponibile al dialogo e alla collaborazione, attento a non ridicolizzare e nemmeno a condannare le scelte dell’altro. Che la comune appartenenza ecclesiale ed associativa sia stimolo per superare steccati e costruire ponti di confronto politico sia tra cattolici di diverso orientamento politico sia tra i non cattolici». L’Azione cattolica suggerisce poi alcuni criteri «per un discernimento che porti a una scelta matura e responsabile». Il primo riguarda la necessità di basarsi sui programmi di partiti e schieramenti, dal momento che «con la nuova legge elettorale non è più possibile scegliere le persone e affidarsi alla loro credibilità. Vorremmo chiedere ai candidati di parlare di programmi, lasciando da parte le affermazioni demagogiche, la denigrazione dell’avversario, i rimandi alle contrapposizioni ideologiche del passato». Il secondo criterio riguarda l’analisi «di quello che un partito e uno schieramento hanno fatto quando hanno governato nell’ultima legislatura e in quella precedente. Nessuno si presenta come realtà nuova, ma ad entrambi gli schieramenti che oggi si confrontano è stata data la possibilità di governare il Paese». (c.bac.)
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