La beatificazione e la riscoperta di una delle figure chiave del cattolicesimo sociale
La buona politica di Toniolo
Il suo pensiero ispirò tutte le grandi realtà associative e sindacali del dopoguerra
Una figura chiave del cattolicesimo sociale che molti credenti pur impegnati hanno rimosso dalla loro memoria. L’occasione della beatificazione – domani a Roma nella chiesa di San Paolo fuori – ci consente di riscoprire il pensiero e l’opera di Giuseppe Toniolo (Treviso, 7 marzo 1845 – Pisa, 7 ottobre 1918). Professore universitario prima a Padova e poi a Pisa dove tenne la cattedra di economia politica dal 1883 fino alla morte; padre di sette figli, innamorato della moglie e legato fortemente alla sua famiglia, fu un instancabile promotore di solidarietà sociale. Ispirò e preparò la prima Settimana sociale dei cattolici italiani che tenne a battesimo nel 1907.
Grazie al suo impulso – negli anni in cui i cattolici non potevano partecipare alla vita politica – sono nate 588 Casse rurali, 688 Società operaie di Mutuo soccorso, 708 sezioni giovanili dell’Opera dei Congressi. Dal suo pensiero sociale ed economico – che è una felice sintesi tra i valori della solidarietà e principi di libertà –, trassero ispirazione tutte le grandi realtà associative e sindacali nate nel secondo dopoguerra: dalle Acli alla Coldiretti, dalla Cisl alla Confcooperative. Ora la Chiesa ne fa un modello di santità laica e ce lo indica come esempio da seguire, in quanto la sua figura combina e valorizza ogni aspetto della presenza di un cittadino cattolico nella società. Ma qual è il messaggio che ci viene oggi in tempi così aridi per l’impegno sociale e dove sembra prevalere il dogma della diaspora tra i cattolici?
Innanzitutto Toniolo fu uno straordinario promotore di unità tra le diverse realtà sociali cattoliche. Si mise al servizio di tutti, alimentò e sostenne le opere più diverse, fino ad incoraggiare padre Gemelli a far nascere l’Università cattolica. Tracce del suo pensiero si ritrovano nell’azione di tanti credenti che, sul finire dell’800, volevano liberarsi da un moralismo predicatorio e cercavano di trasformare la società in cui vivevano. In secondo luogo, Toniolo fu un esempio di straordinaria sintesi tra ricerca accademica e ricerca sociale. Nel 1983 a Pisa fondò la Rivista internazionale di scienze sociali, ma allo stesso tempo fu un instancabile animatore di nuove opere sociali volte a rispondere ai bisogni dei ceti più popolari.
Qual è dunque la lezione che ci viene dal beato Giuseppe Toniolo? La sintetizzerei così: creare il massimo di unità possibile tra i credenti; non abbandonare mai la ricerca e il rigore del pensiero; avere il coraggio di innovare e di inventare nuove forme di azione sociale. Non è cosa da poco anche per noi che crediamo che la fede sia una sorgente per tutto l’agire dell’uomo; che il cristianesimo non sia una religione consolatoria, ma capace di trasformare la vita quotidiana delle persone; e infine che la buona politica abbia bisogno di ascoltare ciò che nasce e cresce nella vita sociale.
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