La povertà di milioni di famiglie è la vera emergenza nazionale
L'Italia stramazza a terra. E anche Veltroni gira a vuoto La povertà di milioni di famiglie richiede la collaborazione di tutti, per risolvere i veri problemi. Invece che perdersi nei bizantinismi della politica, a destra come a sinistra
Al di là di qualche malevola interpretazione dei giorni scorsi, questo giornale ha posto un problema serio e reale: la povertà di milioni di famiglie, che fanno fatica a superare la seconda settimana del mese. È la vera emergenza nazionale, cui nessuno dà risposte adeguate: dal Governo all'opposizione, persi dietro formule e formulette pur di sopravvivere politicamente. Ma il bene comune?
Milioni di italiani hanno altre problemi e priorità, con la pasta che aumenta del 30 per cento e il pane che schizza a cifre record. Mentre il Governo ci distrae con presunte emergenze, l'opposizione (sempre litigiosa, masochista e divisa su tutto) brilla per "confusione mentale" e totale assenza di proposte efficaci a favore delle famiglie dai redditi medio-bassi.
E intanto, una nuova tassa si spalma su un'Italia sempre più povera: l'inflazione. Per chi vive con stipendi da fame, o ha più figli da crescere, l'impatto è devastante. I recenti dati Istat fanno paura, ma chi li prende sul serio? La deriva sociale ed economica che soffoca milioni di famiglie, in crisi per i mutui, l'aumento dei beni di prima necessità, le spese scolastiche e sanitarie (più le tasse locali per l'abolizione dell'Ici)... sembra non scuotere la politica.
Su temi che dovrebbero esserle più congeniali, la Sinistra latita e balbetta confusamente. Piuttosto che varare una solida politica familiare, il Pd si "fa male da solo" tra personalismi, incomprensioni e "guerre" tra centro e periferie. Così da rendere perfettamente inutile (se non imbarazzante) il "giro d'Italia" veltroniano. Il pullman "Salva l'Italia" ha già le ruote sgonfie, è partito senza entusiasmo. Non è affatto una risposta ai problemi degli italiani, forse potrà servire più a Veltroni in cerca di consensi per una leadership mai del tutto accettata dai suoi, e ora tornata ancora in discussione. Al retorico veltroniano: "Raccogliere lo sdegno e costruire proposte", avremmo preferito un articolato programma da presentare nelle piazze d'Italia. L'antiberlusconismo fine a sé stesso non ha mai pagato. Anzi, è stato controproducente.
In attesa d'un colpo d'ala, prima che il Pd imploda per schizofrenia o depressione sia della classe dirigente che dei suoi stessi elettori, è meglio un confronto serrato (congresso?) per una chiara linea comune, che non sia contraddetta ogni giorno. La gente di bizantinismi politici e lotte personali non ne può più, anche quelli che avevano creduto al Pd come a una forza nuova e innovativa, trasformatasi però in una "torre di Babele" (in attesa del diluvio).
Può una leadership continuare se gode solo di "appoggi con riserva"? Nel Pd le divisioni si camuffano e si stemperano nel moltiplicarsi di Fondazioni, televisioni e blog usati come clave, in perfetto stile "fratelli coltelli". Anche sulla formazione politica si litiga, in un valzer di seminari e scuole, dove c'è di tutto meno che la linea dell'opposizione, la consapevolezza della drammatica condizione di milioni di famiglie e le possibili soluzioni ai problemi del Paese.
Più che giocare al "monopoli della legge elettorale" (con cui Veltroni ossessiona i suoi costituzionalisti per vincere le Europee), forse serve un Governo di unità nazionale, data la gravità dei problemi. Ci sono scelte necessarie da fare, al di là degli opposti schieramenti. Esattamente come ha fatto Sarkozy con la commissione Attali (esempio seguito positivamente dal sindaco di Roma Alemanno). È ora di concentrarsi sulle vere emergenze del Paese e collaborare tutti per il bene comune, anche con una commissione nazionale (magari presieduta da Amato e Pisanu). Prima che l'Italia stramazzi a terra, mentre Veltroni gira a vuoto per il Paese.
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