Un paese smarrito tra retorica e violenza, tra bugie e mezze verità
Il megafono della Lega sulle paure degli italiani
Sulla sicurezza non c'è stato nel nostro Paese un vero dibattito
Ormai si va avanti tra retorica e violenza, tra bugie e mezze verità. La Lega voleva subito una legge per il reato di immigrazione clandestina, ma sarebbe stato un insulto al Parlamento cambiare il Codice penale per decreto. La violenza si alimenta con proclami xenofobi, per cui a Roma qualcuno devasta negozi gestiti da extracomunitari regolari, e molti, senza indignarsi, ammettono: <>.
Poi ci sono le bugie: non c’è nessun motivo per punire i criminali stranieri con più forza di quelli italiani. E le mezze verità: l’integrazione si fa, ma non si dice; soprattutto non la si codifica in leggi. Il modello veneto, dove maggiore è l’integrazione, è lì a dimostrarlo: da un lato, la Lega accontenta gli industriali per la manodopera; dall’altro, cerca consenso elettorale alimentando la paura.
Sia la Destra che la Sinistra hanno accentuato oltre misura il problema della sicurezza, che è reale. Mesi fa, dopo l’omicidio della Reggiani a Roma, tutti d’accordo a proporre la deportazione in massa dei romeni. La politica s’è fatta il grande megafono delle paure degli italiani, più che sforzarsi di cercare soluzioni concrete, nel rispetto della legalità e dei diritti umani.
Gli immigrati in Italia producono il 9 per cento del Pil (il Prodotto interno lordo), cioè contribuiscono alla ricchezza del Paese. In soldi vuol dire 122 miliardi di euro, quattro volte la manovra necessaria a Tremonti per rimettere in sesto il Paese. Gli italiani lo sanno? Ci sono poi, più o meno, un milione di clandestini che producono un’altra quota consistente del Prodotto nazionale. Si chiamano badanti, ma anche colf, tenute fuori da ogni regolarizzazione. E tra non molto, come faremo con i raccolti delle mele in Trentino o con i pomodori in Campania e Puglia? Ci preoccupiamo se chi raccoglie è clandestino o regolare?
Il ragionamento sulla sicurezza si sgretola alla prova dei fatti. È più sicura una città senza immigrati o Roma, dove si rischia di morire, ogni sera, travolti da "pazzi" italiani ubriachi o drogati al volante? È più sicuro un territorio senza extracomunitari o intere regioni in mano a mafia e camorra? Se la sicurezza è un problema così assillante, perché in questi anni nessun volonteroso cittadino, gruppo o associazione hanno programmato ronde contro i camion della camorra e le discariche abusive? Solo i Rom, invece, sembrano responsabili di tutti i guai italiani!
Un vero dibattito sul pacchetto sicurezza non c’è stato. Forse, per soggezione verso la Lega? Solo i cattolici hanno parlato chiaro, contro chi indica i "mostri" da eliminare. Diamo atto al sottosegretario alla famiglia, Carlo Giovanardi, d’essere stato l’unico nel Governo a dire che il reato di immigrazione clandestina è una follia (vedremo se voterà con coerenza), ma gli altri cattolici, Rotondi, Scajola e Gianni Letta, non hanno nulla da dire? Neanche di fronte al rischio che l’ossessione si trasformi in un’isteria collettiva e che la situazione sfugga di mano alle istituzioni? Con le ronde si sa dove si comincia, ma non dove si finisce.
Intanto, la minaccia di reato per l’immigrazione clandestina non ha scoraggiato gli sbarchi. Sono troppi nel mondo a partire perché non sono più sicuri nel loro Paese. Le nazioni ricche si preoccupano della propria sicurezza, ma il nostro sistema economico globale, rende incerta e impossibile la vita di molte popolazioni. Che, per necessità, vengono a mangiare almeno le briciole che cadono dalla nostra tavola.
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