Dalla manovra finanziaria solo "carità di Stato" per le famiglie
L’amara "luna di fiele" dello stratega del sorriso
Novità della manovra finanziaria è la "carta per i pensionati", finanziata con la Robin Hood Tax, che colpirà i petrolieri. Ma questa tassa, dove è stata proposta, è sempre fallita.
Il Cavaliere ha un’ossessione: i magistrati. E una passione: gli avvocati. Naturalmente, i primi sono contro di lui, gli altri li fa eleggere in Parlamento. E uno, ex segretario personale, lo mette ministro della Giustizia. Il "pacchetto sicurezza" è inquinato dal "complesso dell’imputato" (definizione di Bossi), e brucia il capitale di fiducia degli italiani (che l’hanno votato a larga maggioranza), assieme all’immagine di grande statista. Ma allontana anche il Colle più alto della politica.
L’ossessione personale ha il sopravvento sui problemi del Paese. Lo si vede nella manovra finanziaria, fatta approvare dal superministro Tremonti in soli 9 minuti e 15 secondi. Forse, si spera che il polverone sulla giustizia copra la mancanza di misure a favore delle famiglie, soprattutto le più povere (ma in questo, la miopia politica è bipartisan: Veltroni, nel lungo discorso alla Costituente del Pd, ha così semplificato i temi da far sparire anche la famiglia).
Il gioco, però, è vecchio. E stufa. Anzi logora il Paese, ributtato indietro di 15 anni al "muro contro muro", a un passato di lotte tra poteri istituzionali da cui pensavamo d’esserci emancipati. La gente è satura di scontri e complotti, di trucchi e sotterfugi, che non risparmiano neanche la più alta carica dello Stato. La forza del voto è vincolata alla soluzione dei gravi problemi degli italiani (che richiedono risposte urgenti), non a interessi di bottega.
Il "cambio di passo" più volte promesso dal Cavaliere non c’è nella manovra di Tremonti, che pure mette in fila provvedimenti per 35 miliardi. Ci sono molta demagogia e un pizzico di beneficenza, ma le famiglie, ancora una volta, si sentono prese in giro. Che fine ha fatto il "quoziente familiare"? Il piano a sostegno delle famiglie, a partire dai primi atti finanziari del Governo, come avevano annunciato Roccella e Giovanardi, è carta straccia.
Certo, l’operazione "quoziente familiare" è complicata, richiede risorse e un lungo percorso. Ma nella manovra non c’è traccia d’avvio, e gli interventi a favore delle famiglie sono marginali e parziali. Eppure, nel programma di Governo, il "quoziente familiare" era indicato con chiarezza come unica vera scelta politica impegnativa a favore del Paese.
Il problema non sono le toghe e i giudici. La gente fa i conti, tutti i giorni, con il costo della vita e la difficoltà di fine mese. Il Governo progetta impegni per 35 miliardi di euro in tre anni (oltre metà della legislatura), ma dimentica le famiglie. E senza soldi nessuno farà più figli, di cui invece il Paese ha tanto bisogno.
Dov’è finito il "piano per la maternità" che la Roccella ha promesso nell’intervista a Famiglia Cristiana di tre settimane fa? È sparito anche il "bonus bebè". È comparsa, invece, la "carta per gli anziani", notizia scoppiettante, demagogia pura. La carità diventa legge. I soldi della "carta" saranno al massimo 400 euro all’anno (poco più di 30 euro al mese): si cambia così la vita dei poveri? Allora, valgono molto di più i pacchi della Caritas o della San Vincenzo. Poi spariscono i finanziamenti per i non autosufficienti e il sostegno all’infanzia. Anche il taglio di 24 miliardi di euro in tre anni agli enti locali infliggerà un colpo gravissimo alle famiglie, perché inciderà su qualità e quantità dei servizi sociali.
Insomma, tutte le richieste del Forum delle famiglie, che sono state sottoscritte con enfasi mediatica dal Popolo della libertà, sono già archiviate. Ancora una volta, solo provvedimenti assistenziali: la "carità di Stato".
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