IN POLITICA
Il calendario del Partito Democratico prevale su quello del governo
Chi presenterà la Finanziaria agli italiani?
Si possono esercitare la lotta e il governo, ma una prima dell'altro, non insieme

di Tino Bedin

Approvato il Dpef per poter scrivere la legge finanziaria, fatto l'accordo con le parti sociali sul sistema previdenziale, presentate le candidature a segretario del futuro Partito democratico: prima di chiudere per ferie la politica romana ha fatto i suoi compiti. Non sono riusciti a creare entusiasmi: l'unico manifesto sull'accordo previdenziale l'ha affisso la Cisl (né Margherita né Ds si sono fatti vedere sui muri), ma il lavoro è concluso. Tutto è pronto per settembre.
Pronto per fare o pronto per parlare?

Portare i deboli e i poveri nel governo. Per quanto riguarda l'aggiornamento dello Stato sociale, credo che a settembre ci saranno ancora molte "parole", comprese quelle che la sinistra comunista sta provando per gridarle in una manifestazione autunnale di piazza.
La sinistra di lotta e di governo ha certamente a cuore alcune situazioni che l'accordo del 23 luglio tra governo e parti sociali non ha potuto affrontare con soluzioni del tutto soddisfacenti. Le ho a cuore anch'io e le hanno a cuore centinaia di esponenti politici che non hanno nessuna storia da spartire con il comunismo, essendosi educati nel cattolicesimo democratico. Chi si appropria dei deboli e dei poveri li chiude in un ghetto, ne fa bandiere e non persone.
Tra i compiti di chi ha deciso di governare (questo tutta l'Unione ha chiesto agli italiani appena un anno fa) deve portare i poveri e i deboli "nel governo", cioè nelle sintesi di volta in volta possibile: sintesi sia di contenuti che di alleanze. C'è un tempo per la lotta ed un tempo per il governo: si possono fare tutti e due, ma quando solo finisce l'una comincia l'altro, e viceversa. Voler lottare e governare contestualmente, continuamente comporta l'ingovernabilità sia di fatto che nella percezione dei cittadini.
Romano Prodi ha costruito in tema di pensioni un compromesso accettabile sia socialmente (vedi l'accordo delle parti sociali) sia economicamente (non ci sono state barricate da parte dell'Eurogruppo) sia esistenzialmente (con l'abolizione dello scalone). Questo successo è però sminuito dal perpetuarsi delle posizione di lotta nella compagine governativa. I cittadini non sanno se è la versione definitiva, si aspettano sempre qualcosa di nuovo; il governo non ha una realizzazione da presentare: se n'è avuta immediato e pericoloso riscontro nelle incertezze della Cgil, che pure ha sottoscritto l'accordo.

In cerca di voti a sinistra. Probabilmente il concepimento del Partito Democratico non è estraneo a queste posizioni della componente comunista e ambientalista della coalizione di governo. Il marcare le differenze serve anche ad individuare dei confini di elettorato in vista delle sfide future. Lo sforzo sembra essere quello di spingere il più al "centro" possibile il Partito Democratico, in modo da assicurarsi vasta aree dell'elettorato di sinistra o dell'elettorato comunque scontento.
Lo si vedrà a settembre. Se il tema previdenziale sarà brandito dalla sinistra anche come scudo contro riforme del sistema elettorale giudicate dannose, i cittadini si consolideranno nella convinzione che i partiti prima pensato a come vestirsi per la partita e poi a come vincere la partita.

Prodi sarà messo fuori tema. È anche l'atteggiamento assunto dalle forze politiche che hanno deciso di dar vita al Partito Democratico: stanno dicendo agli italiani che è meglio concentrarsi sulle questioni politiche che su quelle "amministrative". L'esperienza di ciascun italiano dice però il contrario: la preminenza del "governo" sull'assetto politico è una delle convinzioni che - ad esempio - ha indotto gli italiani a scegliere il sistema maggioritario e a dare maggioranze forti a sindaci espressione di partiti a volte minori in altre elezioni.
Avendo però i partiti deciso di fare le primarie ad ottobre, in settembre succederà che invece di confrontarsi al proprio interno, di discutere in Parlamento e di verificare con gli italiani i contenuti di una legge finanziaria decisiva per la strada su cui l'Italia sceglierà di incamminarsi, si discuterà se sia meglio Bindi o Letta o Veltroni come capo del Partito democratico.
Chi studierà la legge finanziaria; chi costruirà un equilibrio sostenibile fra giustizia sociale e compatibilità economiche, chi difenderà in Parlamento e tra gli italiani questo equilibrio e lo farà in modo che diventi patrimonio collettivo e non una torta da dividere non a seconda della fame ma a seconda dei coltelli? Temo che non lo faranno né Bindi, né Letta, né Veltroni. Nel circo mediatico che si allestirà attorno al Partito Democratico neppure Prodi riuscirà a parlare di Finanziaria: risulterebbe fuori tema.

Due anni fa l'Ulivo era all'opposizione. È stato opportuno scegliere metà ottobre per le primarie del Partito Democratico? Data evocativa, certo, del plebiscito su Romano Prodi e quindi - si sono detti gli strateghi che non vanno a fare la spesa e non pagano le bollette alla Posta - una data da ripetere. Ma due anni fa il centrosinistra era all'opposizione e non aveva da scrivere e da far condividere una legge finanziaria.
C'era così tanta urgenza nello scegliere il capo del Partito Democratico, visto che tutti dicono che si presenterà agli italiani fra quattro anni?
La contestualità di lotta e di governo della sinistra comunista mi preoccupa. Ma mi preoccupa anche l'incomunicabilità del prossimo Partito Democratico con la vita dei cittadini, le loro attese, le loro ansie. Anche una data sbagliata ne è un segnale.

5 agosto 2007


13 agosto 2006
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Tino Bedin