IN POLITICA
Imprudente elogiare troppo o mitizzare un uomo politico
Quante sorprese
da questi Capi terreni della Chiesa!

Ci sono dei temi fondamentali sui quali la voce dei vescovi è in permanenza afona

di Dino Scantamburlo coordinatore della Margherita padovana

E' un tempo sovrabbondante di dichiarazioni e di controdichiarazioni di politici e di uomini di Chiesa, ormai su tutto: i sopravvissuti anticlericali radicali vogliono entrare nella coalizione dell'Unione e con i loro supporters socialisti propongono questioni fuori tempo e fuori logica, contro la Chiesa. All'interno della Casa delle libertà si moltiplicano le manifestazioni di omaggio e di consenso alla Chiesa e non certo per motivi teologici, quanto per un auspicato vantaggio elettorale.
Dal canto suo la Conferenza episcopale italiana ritiene di dover ormai intervenire su ogni legge dello Stato e sulle sue applicazioni; è imbarazzante per un cristiano sentire che i vescovi, nella autorevolezza e solennità dei loro periodici consessi discutono perfino sulle intercettazioni telefoniche fatte a carico del dottor Fazio!
Purtroppo, mancano i periodici interventi dell'ex arcivescovo di Milano il quale, con la sapienza della mente e del cuore, segnava solchi spirituali e umani profondi che inducevano tutti a riflettere, cristiani e non. E, anche, a fare un po' di silenzio. La voce saggia dell'arcivescovo attuale viene sopraffatta da quella unica che ormai si leva del pur autorevole presidente della Cei e dei suoi fedelissimi, ma con la preoccupazione esclusiva che essi esprimono di dettare norme per una società più cristiana.
Il mio parroco mi ha insegnato che non si costruisce una società cristiana per via politica. Anche se non è indifferente fare leggi di un tipo o di un altro, ma nel rispetto delle autonomie e dei ruoli responsabili di ciascuna entità.
Come cristiano, temo che abbiamo la responsabilità di continuare a produrre danni rilevanti nel rapporto spirituale e culturale di tolleranza, comprensione e intesa tra cristiani e non, tra Chiesa e poteri pubblici, tra uomini di Chiesa e uomini di tutte le parti politiche e che occorreranno soggetti nuovi e paziente fatica per riannodare questi fili lacerati.
Il Cappellano della Camera, che è un arcivescovo colto e teologo raffinato, sa quanto sia per lo meno imprudente elogiare troppo o mitizzare un uomo politico. La storia, ma anche l'esperienza lo hanno insegnato a tutti.
E' difficile condividere il fatto che, a distanza di sei mesi dalle elezioni, il Presidente della Camera smetta i panni dell'arbitro e scenda nell'agone di parte continuando a fare il Presidente e che il giorno dopo questo annuncio egli venga pubblicamente riverito ed esaltato dai vertici della Cei "come chiaro esempio di comportamenti politici liberi e coerenti di un cristiano"!
Come è pure sorprendente sentire che "c'è un'etica pubblica e un'etica vissuta". Per fortuna, ci sono stati i vari Sturzo, De Gasperi, La Pira, Moro che agirono invece, in controtendenza. Già alla vigilia delle elezioni politiche del 2001 il segretario della Cei di allora sostenne questa dicotomia nella scelta dei candidati alle elezioni da parte dei cristiani e si è continuato così. Ora se ne ha conferma per bocca addirittura del Presidente della Conferenza.
Invece, ci sono dei temi fondamentali sui quali la voce dei vescovi è in permanenza afona: la demolizione quotidiana del senso dello Stato operata dai politici, i riferimenti nel governare al pragmatismo e al senso della convenienza lontanissimi da ogni idealità, la scure calata più volte sulla legalità quotidianamente erosa nei principi e nella prassi, la svalutazione del concetto di democrazia in nome del populismo e della demagogia, l'approvazione spasmodica di provvedimenti che pongono al riparo pochi privilegiati dall'operato della magistratura e li aiutano ad accrescere la propria ricchezza, il condizionamento pesante operato nelle scelte e nel consenso grazie al possesso di mezzi enormi.
Ancora: la cultura di massa monopolizzata dalla tv commerciale che ci impone stili di mentalità e di vita opposti a quelli dei cristiani, una riforma della Costituzione di fronte ai cui grossolani stravolgimenti la Cei ha preferito affidare una nota all'agenzia Sir, una riforma elettorale che riduce fortemente il ruolo dei cittadini elettori e si affida alla partitocrazia.
E tutto è stato approvato grazie al voto di molti autorevoli deputati cattolici e che vengono ora esaltati.
Ma su tutto questo…, silenzio da parte della Cei! Perché?
Ci sono soltanto le pur importanti questioni della procreazione, dei consultori e dei sostegni economici alle famiglie?
Molti cristiani continuano ad aspettarsi dal Magistero il costante riferimento alto, oggettivo, e perciò autorevole, ai principi e ai valori della fede e ai criteri del discernimento e poi un aiuto per interpretare alla luce del Vangelo i segni dei tempi e gli indirizzi spirituali ed etici da dare alle scelte concrete che essi faranno relative a leggi, comportamenti, vita.
Si arriverà a questo?

25 novembre 2005


26 novembre 2005
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