di Tino Bedin senatore Margherita-L'Ulivo
Il fragore delle bombarde leghiste contro l'Europa ha finora coperto nell'opinione pubblica il crepitio delle raffiche che contro lo stesso obiettivo provengono da una parte della Sinistra italiana. In Parlamento, Rifondazione comunista ha votato assieme alla Lega contro il Trattato costituzionale europeo. Non appena questo è stato "congelato" dai referendum francese e olandese, un ampio ventaglio di senatori della Sinistra ha presentato in questo mese una mozione per ridiscutere anche la posizione italiana. In numerosi consigli comunali della provincia di Padova sono proposti ordini del giorno, prevalentemente da parte della stessa area politica, contro la "Direttiva Bolkestein" sui servizi pubblici in Europa: si tratta della proposta di direttiva che in Francia ha creato la "sindrome dell'idraulico polacco" (e la conseguente paura per l'allargamento europeo) che è tra le cause del voto negativo sull'Europa.
Proprio perché in Francia è risultata micidiale l'alleanza di una parte della Sinistra con chi rifiuta l'Europa non per le sue politiche ma per la sua stessa esistenza, qui in Italia il centrosinistra non può rinunciare ad un dibattito pubblico sul ruolo che intende far svolgere all'Italia in Europa e all'Europa in Italia.
Una materia delegata all'Ulivo. L'Unione ha deciso di utilizzare lo strumento delle elezioni primarie per individuare (o meglio rafforzare) la propria guida sia nella proposta programmatica (ora), che nella realizzazione del programma (una volta ottenuto il consenso dei cittadini). Le Primarie dovranno essere anche lo strumento per verificare le linee del programma e quindi misurare la convergenza su scelte decisive per l'Italia e per i cittadini italiani.
L'Europa è una di queste scelte, tanto è vero che è fra le materie che i singoli partiti hanno affidato a suo tempo alla Federazione dell'Ulivo. Questa decisione non solo non deve essere ridiscussa, ma andrebbe applicata e rafforzata ora dalle forze dell'Ulivo, in modo da creare sulle questioni europee una posizione ampiamente maggioritaria, moderna, esplicita verso le maggiori preoccupazioni e le più profonde paure dei cittadini. Una posizione italiana, che nasca cioè dagli obiettivi che il centrosinistra propone all'Italia in Europa. Dopo la rinuncia a costituire un gruppo unico al Parlamento europeo da parte degli eletti nella lista dell'Ulivo, almeno si eviti che il dibattito nell'Ulivo si riduca tra coloro che sostengono Blair e quelli che sostengono Chirac.
Una posizione italiana. Né il primo ministro inglese né il presidente francese sono infatti i leaders dell'Europa. Chirac ha in questi anni utilizzato le difficoltà economiche tedesche per costituire un asse carolingio in Europa, con la finalità più di bilanciare l'influenza americana nell'Europa orientale che di dare un motore all'Unione europea rimasta orfana dell'Italia. Blair è andato al Parlamento europeo a prendersi applausi evocando una nuova Europa, ma se la prima Costituzione dell'Unione è così insufficiente da non entusiasmare gli europei, la responsabilità è in buona parte proprio del Regno Unito che durante tutti i lavori della Convenzione e poi durante la Conferenza intergovernativa ha preteso (ed ottenuto) il minimo di innovazione.
Mi auguro dunque che sui contenuti di una "posizione italiana" in Europa il centrosinistra discuta in queste settimane. Indico solo alcuni dei possibili temi.
Il bilancio comunitario: oggi ogni cittadino italiano "spende" attraverso l'Europa meno di cinque euro la settimana, eppure all'Unione Europea ogni cittadino chiede di risolvere problemi che neppure le tasse nazionali riescono a finanziarie. Siamo o no favorevoli ad accrescere il bilancio comunitario?
Pace e sicurezza: l'Europa è stata progettata per evitare la guerra nel Vecchio continente; ci è riuscita. Ora va riprogettata per ridurre il rischi di guerra a livello planetario. Quanto siamo disposti ad investire per ridurre il profugato economico ed il profugato umanitario, che sono tra le possibili cause dell'insicurezza?
I destinatari: l'Europa ha messo in comune fin dall'origine la politica agricola (oggi "costa" perché è l'Europa che paga e non i singoli Stati), per favorire la trasformazione sociale ed economica del continente. Siamo disponibili ora a mettere insieme le politiche che riguardano le nuove trasformazioni sociali: età avanzata, convivenza interculturale, emarginazione urbana, scolarità?
Chi comanda: l'Europa figlia dei governi è diventata progressivamente anche figlia del Parlamento ed ultimamente si è aperta alle regioni. Vogliamo finalmente che i cittadini possano domandare ragione delle decisioni prese in Europa?
26 giugno 2005
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