IN POLITICA
Per vincere non basta prendere i voti, bisogna prendere i consensi
Nessuna politica in comune
tra Unione e radicali

Tra centrosinistra e pannelliani ci sono differenze che bastavano ed avanzavano fin dall'inizio per non partecipare ad un'operazione mercantile, senza un'etica pubblica e civile

di Tino Bedin senatore Margherita-L'Ulivo

La società per cui s'impegna il centrosinistra è alternativa alla società per cui lavorano e hanno lavorato i radicali. Se la politica è espressione di una scelta di società, nessuna politica in comune è possibile tra centrosinistra e radicali. Nessun accordo elettorale ha senso: prendere i voti non è sufficiente per vincere; per vincere l'Unione e la Margherita devono prendere i consensi.
Basta, dovrebbe bastare, questa evidenza per togliere via dalla dibattito partitico la pretesa dei radicali di trovare ospitalità o a destra o a sinistra per paura di misurarsi autonomamente con l'elettorato. Si tratta di una questione non politica, ma partitica: gli elettori sono tagliati fuori dal dibattito; i volontari della politica, quelli - specialmente nell'area del centrosinistra - che si impegnano tra i cittadini per dare il loro contributo al successo dell'Unione si sentono non solo trascurati ma addirittura usati.

L'antiberlusconismo non è una politica. Il mercato elettorale aperto dai radicali in vista delle liste per le elezioni regionali sta già facendo delle vittime proprio nella disponibilità dei volontari della politica del centrosinistra: questi volontari non sono certo disponibili a lavorare per fare eleggere qualcuno del club Pannella.
A loro, e a me, non bastano neppure le motivazioni elettorali, che a "Roma" si sono inventati. Non basta la dichiarazione politica da parte dei radicali che vogliono porre termine alla emergenza istituzionale rappresentata da Berlusconi. Alla base dell'Unione, a me, interessa sconfiggere Berlusconi; pensiamo che sia un obiettivo. Ma non pensiamo che sia la nostra politica. Se qualcuno si accontenta di questo, produce un indebolimento della natura dell'Unione e della Margherita, conferma l'obiezione che ci viene fatta: l'unico collante del centrosinistra è l'antiberlusconismo.
Siccome non è così, non è sul berlusconismo che si misurano le incompatibilità con i radicali, ma sulle politiche, sul modello di società. La società dell'Ulivo e dell'Unione non è la società dei radicali.
La società dei molti non è conciliabile con l'individualismo radicale. La società della coesione sociale e della concertazione è l'opposto della società mercantile sostenuta dai radicali. La società personalistica è alternativa a quella libertaria ed individualista, che annienta dentro il libertarismo molti valori della persona, ad esempio in tema di stupefacenti. Il modello istituzionale fondato sul Parlamento, che è sostenuto dal centrosinistra, è alternativo al modello presidenzialista propagandato dai radicali.
Bastano queste differenze a rendere incompatibili i radicali con gli unionisti? Bastano e avanzano. Bastavano ed avanzavano fin dall'inizio per non partecipare ad un'operazione senza un'etica pubblica e civile; un'operazione da calcio-mercato, il cui risultato non sarebbe neppure quello di portare spettatori-elettori alle urne, ma di allontanarli.

Minoritario, chi? Poiché non avevano voglia di confrontarsi con le questioni politiche, alcuni - anche dentro l'Unione - hanno provato in queste settimane a spostare l'attenzione sui cattolici della Margherita. Ovviamente con la doverosa gentilezza che si usa verso persone alleate, assieme alle quali si rivolgono agli stessi elettori, questi illuministi ci hanno chiamati "integralisti", hanno aggiunto che siamo "clericali" e naturalmente minoritari.
Io sono un cattolico della Margherita ma non mi sento minoritario né nella Margherita né nell'Unione. Sulla guerra preventiva di Bush la Bonino ha applaudito gli eserciti, io ho votato sempre contro, secondo la scelta politica dell'opinione pubblica europea ed italiana: minoritario, chi?
In seno al Parlamento europeo i radicali esprimono una politica euroscettica; io mi sento modesto erede della cultura europeista dei democratici cristiani ed ho lamentato che la prima Costituzione europea stia facendo anticamera al Senato: minoritario, chi?
I radicali partecipano alla cultura che considera la vecchiaia una malattia, al punto da dichiararla insopportabile attraverso l'eutanasia; io ho sostenuto che le risorse finanziarie destinate alla età anziana non sono adeguate al diritto alla vita: minoritario, chi?
Ho scritto "io" perché come parlamentare ho alzato individualmente la mano su questi temi, ma sono tutte scelte fatte da "noi", per conto di "noi".

Per aumentare le idee condivise. Ma c'è il referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Siccome la comunità ecclesiale è per una regolamentazione di questa drammatica esperienza personale e familiare, chi ha la stessa opinione è un "clericale".
Avverto che l'aggettivo "clericale" non fa più effetto tra i cittadini, come non fa più effetto l'aggettivo "comunista". Lascio quindi che lo usino i politici, anche per rispetto della questione sulla quale dopo i parlamentari si interrogheranno tutti i cittadini. Desidero infatti che la passione e le incertezze che hanno accompagnato molti di noi parlamentari nelle decisioni che ci è stato chiesto di prendere in materia di procreazione assistita caratterizzino anche il dibattito referendario. Pur risolvendosi con un "sì" o con un "no", il referendum potrebbe così far crescere le opinioni condivise e prepapare in ogni caso la strada ad una nuova riflessione e decisione parlamentare.
Anche per aumentare le idee condivise questo sabato nasce a Roma la Federazione dell'Ulivo e viene consacrata l'Unione: appunto, anche per prendere consensi e non solo per prendere voti.

23 febbraio 2005

P.S. Non ho detto niente a proposito dell'aggettivo "integralista" perché non voglio avvalorare la tesi che siano le religioni a provocare l'incapacità di capire le ragioni degli altri. È un'etichetta che in una coalizione solidarista e plurale non va mai cucita addosso a nessuno, pena perdere l'anima dell'Unione.


23 febbraio 2005
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