IN POLITICA
Nessuna area politica può pretendere la rappresentanza esclusiva
Più opportunità per la Bassa padovana
con le nuove amministrazioni comunali

La netta affermazione del centrosinistra rilancia il confronto territoriale

di Tino Bedin senatore dell'Ulivo

Il voto di ballottaggio per la provincia di Padova è stato un "voto di consolazione". Si consola il centrodestra, che ha perso il comune di Padova ma conserva l'amministrazione provinciale. Si consola il centrosinistra, che non ha vinto ma ha fatto passare quindici giorni di paura agli avversari.
Recuperata la stanchezza della campagna elettorale, con il suo inevitabile di più di speranza e di insicurezza, questo "voto di consolazione" rischia di accontentare tutti i contendenti, con il risultato che i cittadini non vedrebbero novità significative nelle scelte che invece hanno indicate alla politica proprio attraverso il voto.

La propaganda istituzionale non rende. Tutti i soldi pubblici spesi per anni su giornali, tv, calendari e depliant dalla giunta provinciale di Vittorio Casarin si sono rivelati uno sperpero di denaro pubblico e di inventiva amministrativa. Il voto per la Provincia è stato infatti un voto soprattutto politico: i cittadini hanno scelto per schieramento e non sul candidato presidente. Al primo turno Casarin non ha fatto breccia neppure nell'elettorato di centrodestra al di fuori dei partiti che lo sostenevano ufficialmente. Al ballottaggio non ha raggiunto nemmeno la percentuale complessiva del centrodestra alle europee che era stata del 52,38 per cento, fermandosi al 51 per cento.
Il messaggio degli elettori al centrodestra è: spendi meno denaro di tutti in pubblicità e più in opere, così forse ti tieni almeno tutti i voti della tua area politica.

Una campagna elettorale non cambia il voto. In comune di Padova il centrosinistra ha registrato nel secondo turno per la Provincia 10 mila voti di vantaggio sulla Destra. L'Alta padovana ha annullato quel vantaggio e invertito il risultato. Ciò è avvenuto anche in comuni che 14 giorni prima avevano confermato o promosso amministrazioni di centrosinistra.
Il messaggio degli elettori al centrosinistra è: lo spostamento da un'area politica all'altra è assai raro e a determinarlo non basta la stima per un amministratore locale. Servono la comprensione della realtà sociale attraverso una proposta politica continuativa, esplicita, motivata. Una campagna elettorale non cambia il voto.
Lo si è visto a Piove di Sacco, dove Mario Crosta ha vinto con il 55,3 per cento dei voti sul sindaco uscente Carlo Valerio già battuto al primo turno. Il centrosinistra piovese ha preparato questo risultato con cinque anni di proposte alternative alla giunta e di dialogo unitario con la popolazione. La campagna elettorale è stata solo il momento conclusivo della proposta ai cittadini.

Molte "coabitazioni" amministrative in provincia. IAttorno a Mario Crosta ora il Piovese può esprimere meglio tutte le sue potenzialità anche nei confronti della Provincia. Il centrosinistra si conferma infatti a Brugine, Codevigo e Pontelongo ed esprime per la prima volta il sindaco ad Arzegrande. In un rapporto istituzionale dialettico e corretto il centrodestra non potrà interpretare da solo quest'area perché nel Piovese la maggioranza dei cittadini ha sindaci di centrosinistra.
Nei commenti si è giustamente sottolineata la "coabitazione" tra Zanonato e Casarin, che gli elettori hanno imposto alla politica. Ma non è l'unico caso. Nel Piovese la "coabitazione" sarà tra Crosta e Casarin. L'intera area metropolitana di Padova è ora amministrata dal centrosinistra con l'eccezione di Albignasego e Vigodarzere (dove comunque non si è votato).

Il voto utile per la Bassa padovana. Ma è in tutta la Bassa padovana che si registra il risultato più clamoroso: dei 10 comuni che sono passati dal centrodestra al centrosinistra ben nove sono della Bassa, dal Piovese al Montagnanese: oltre a Piove ed Arzegrande, ci sono Arre, Solesino, Carceri, Ponso, Vighizzolo, Casale di Scodosia e Masi. Aggiungo che sia ad Este che a Montagnana, dove non si è votato per il Comune, Franco Frigo ha preso più voti di Casarin. A Monselice il sindaco uscente è stato confermato con meno di cinquanta voti di scarto su Francesco Corso.
In questa situazione politica sarebbe politicamente insostenibile che l'amministrazione provinciale pretendesse di dettare da sola il futuro della Bassa padovana. Vanno rimessi in funzione quegli strumenti di consultazione ed indirizzo amministrativo territoriale che negli ultimi anni non hanno funzionato perché il centrodestra, essendo maggioranza a Roma, a Venezia e a Padova ha preteso di fare da sé e soprattutto per sé. Oggi questo non è più possibile. Cambiando molte dei loro sindaci i cittadini della Bassa padovana non hanno solo scommesso su un futuro migliore per il loro Comune, ma hanno posto le premesse per la ripresa dell'intera Bassa padovana.

28 giugno 2004


13 luglio 2004
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Tino Bedin