Toccherà al commissario Mario Monti intervenire?
La posizione di Berlusconi
viola il principio di concorrenza del mercato europeo
La legge italiana sul conflitto di interessi si presta a ricorsi da parte di altri imprenditori europei nei settori dell'informazione e della finanza
di Tino Bedin
senatore dell'Ulivo
Il cuore del conflitto di interessi è nella concentrazione di strumenta-zione mediatica e di rappresentanza politica. Il disegno di legge che que-sta settimana ha in Senato un nuovo atto è insufficiente anche perché non affronta in modo convincente questo punto, che riguarda la determinazio-ne del consenso.
Non è una questione solo della politica. Anche questo è un tema sul quale i cittadini sono attenti. Essi hanno dimostrato di essere gelosamente attaccati alla possibilità di cambiare le loro scelte politiche e di essere at-tenti ad evitare posizioni egemoniche quando queste diventano sfacciata-mente provocatorie. Una legge fotocopiata su Berlusconi, che consacra anche il suo predomino mediatico non sarà accettata dai cittadini. Essi possono accettare le televisioni della Fininvest ed anche difenderle. Ma vogliono essere liberi di sceglierle. Vogliono poter spegnere una tv e tro-varne una diversa, se ne hanno voglia.
Il punto essenziale è questo: la libertà di scelta dei cittadini. Il plurali-smo è una conseguenza di questa libertà. Noi italiani abbiamo infatti di-mostrato in più occasioni di saperci difendere dalla propaganda, sia diretta che indiretta del potere mediatico.
La libertà di scelta richiede un bilanciamento delle risorse finanziarie. La concentrazione mediatica, rafforzata da grandi interessi pubblicitari, sostenuta dal potere politico, mette invece in discussione la possibilità di scambio di opinioni nella nostra società. Ed è questo che i cittadini italiani non sopporteranno. Non perché siano in maggioranza "espropriatori", ma perché non vogliono essere espropriati di una normale condizione demo-cratica, proprio da chi - come è il capo del governo - è eletto a garantire la democrazia.
La concentrazione che si codifica in Italia mette in discussione anche le regole economiche ed uno dei fondamenti dell'economia di mercato: la possibilità di concorrenza.
C'è dunque il fondato rischio che gli inutili poteri che, in tema di con-flitto di interessi, il disegno di legge attribuisce all'Autorità per le comuni-cazioni, vengano sostituiti dai poteri del commissario europeo alla con-correnza. Vogliamo metterci in questa condizione?
Non sarà ragionevole aspettarci che da qualche parte in Europa quello che ora in Italia viene definito il "mero proprietario" azionista di riferi-mento di una società venga invece chiamato per quello che è effettiva-mente, e cioè proprietario e basta? E che dunque qualche imprenditore di media, ma anche di pubblicità, ma anche di finanza denunci la posizione dominante che la somma tra potere economico e potere politico fa dete-nere a Silvio Berlusconi e chieda quindi al commissario europeo Mario Monti di ripristinare le condizioni di concorrenza vera in Italia?
Dovremmo vedere il presidente del Consiglio italiano dover riconoscere il conflitto di interessi non per libera scelta, non per rispetto del Parla-mento italiano, ma per obbedire alle normali leggi del libero mercato?
25 giugno 2001 |