Una grande esclusiva di Euganeo.it
Alessandro Manzoni è tornato
per riscrivere il "Cinque Maggio" 2001
È successo nel maggio del 2001; ha saputo interpretare il futuro della società italiana nella settimana che precedeva il voto del 13 maggio e la vittoria di Berlusconi
di Marco Risarza
ricercatore e scrittore
A 180 anni esatti di distanza dal maggio 1821, quando compose la celebre ode per rendere omaggio a Napoleone Bonaparte appena scomparso, Alessandro Manzoni è tornato in vita (per poche ore) proprio nella giornata del 5 maggio 2001. Ripresosi rapidamente dallo smarrimento che l'ha colto nel trovarsi in un nuovo millennio e nello scoprire un paese così diverso da quello che ricordava e che aveva tanto amato, il poeta ha voluto subito informarsi su quanto era successo in Italia durante la sua lunga assenza e soprattutto si è fatto illustrare le questioni di maggiore attualità. In virtù della sua eccezionale capacità di comprendere e di raccontare l'essenza di ogni momento storico, Manzoni ha quindi saputo ancora una volta mirabilmente cogliere la realtà e lo stato d'animo degli italiani a otto giorni dal voto del 13 maggio 2001, lasciando ai posteri una nuova versione del suo "Cinque maggio".
L'esclusiva
Da questo inspiegabile, eccezionale evento sono trascorsi dodici mesi. Siamo fortunatamente venuti in possesso dell'ultima e irripetibile creazione del sommo artista. E siamo ora in grado di proporvene il testo, in cui il poeta immagina con sorprendente lucidità quello che sarebbe accaduto pochi giorni più tardi all'apertura delle urne; e analizza cause e conseguenze del voto del 13 maggio 2001. Per la crudezza dell'analisi possiamo pubblicare solo parte del testo. Pur preoccupato per le sorti d'Italia, Manzoni non nasconde tuttavia la propria fiducia nella capacità di riscatto del popolo (come non sentire a questo proposito l'eco di quel "volgo disperso" che, come aveva cantato nell'Adelchi, "repente si desta, intende l'orecchio, solleva la testa"?); e inoltre il redivivo autore, fidando come sempre nella vigile seppure imperscrutabile Provvidenza divina, profetizza che sarà proprio il benevolo Massimo Fattor a venire in aiuto degli italiani.
IL CINQUE MAGGIO
E fu. Siccome incredula,
dopo il fatal suffragio,
starà l'Italia immobile
vinta da quel presagio,
di più percossa, attonita
la Doxa resterà,
muta contando gli ultimi
voti donati al Male.
Chissà quando una stagione
nuova potrà tornare
degna d'esser chiamata
di vera libertà.
Lui vittorioso a Roma
vide il Paese e tacque;
quando, col ribaltone,
cadde beffato e giacque
al senatur padanico
grato si dimostrò.
Dopo sei anni privo
di ignominioso oltraggio,
freme a un ritorno tragico
in questo triste maggio;
e scioglie all'urna un gemito
che forse non morrà.
...
Si candidò: coi metodi
di occulta persuasione
ridusse muto il popolo
della televisione;
e in quel silenzio, eccolo:
"in campo" si trovò.
Promise, e ancor promette,
quel che non può onorare:
c'è ancora chi l'ammira,
perché non ha compreso
il suo sottile inganno,
la beffa che ideò.
Del comunismo acerrimo
nemico è ancora adesso,
e non s'è accorto il becero
che da trent'anni almeno
neppure ce n'è l'ombra
che piaccia oppure no;
ma su quell'alma il cumulo
delle menzogne incombe!
Se sul torpore italico
la sua fortuna crebbe
del suo risveglio prossimo
lui vittima cadrà!
...
Bella, italiana patria mia
intrisa di saggezza!
Per questa fine allegrati:
perché cotal rozzezza
al disonor di schiavitù
giammai ti piegherà.
5 maggio 2001 |