PIOVE DI SACCO

Diario / GIOVEDÌ 5 MARZO 2015

La scomparsa di una figura di militante politico senza nemici
I suoi concittadini erano
il bene comune di Ernesto Trovò

Per lui nel duomo di San Martino le parole di Paolo VI sulla politica
  
   Il duomo di San Martino a Piove di Sacco si riempie molto per tempo la mattina di giovedì 5 marzo. Quando alle 10 arriva la bara con il corpo di Ernesto Trovò c'è posto solo per i familiari; gli altri che hanno seguito il feretro si mescolano tra una folla grandissima, in piedi, perché banchi e sedie sono già occupati. Siamo qui in molti, sottolinea subito l'arciprete di Piove di Sacco don Gino Temporin. Ed è come se ripetesse il pensiero di quanti siamo in chiesa: ciascuno di noi era sicuro che saremo stati in tantissimi ad abbracciare Ernesto Trovò in morte, perché larghissime erano state le sue braccia in vita. Lo sono state anche per me: mi avevano accolto subito da candidato dell'Ulivo nel Piovese, anche se non ci conoscevamo e non si sono più tirate indietro, finché la morte non l'ha fermato e le sue braccia sono andate ad abbracciare l'eternità.
Lunedì mattina era uscito di casa per il solito giro tra edicola e commissioni, era rientrato quasi subito, affaticato. Gabriella, la moglie, sa che il cuore di Ernesto è debole, allerta il 118 e dal vicino ospedale arriva l'ambulanza: tornerà indietro vuota, perché un infarto ferma per sempre Ernesto. Muore in famiglia. Una circostanza che - dice l'amico celebrante - non è casuale, ma appartiene ad una delle dimensioni essenziali della vita di Ernesto Trovò; una vita lunga 71 anni.

Dalla famiglia alla comunità. Settantuno anni durante i quali la famiglia è stata la base quotidiana di partenza (e di ritorno) verso la comunità con cui condividere proprio vita. Ernesto Trovò si era iscritto giovanissimo al Pci, di cui ha vissuto da protagonista l'evoluzione politica e culturale nel Pds, nei Ds e infine nel Partito Democratico. Dentro questa evoluzione è stato uno degli animatori della stagione politica dell'Ulivo nella Saccisica. La passione politica non era ideologica ma comunitaria: per questo è giovanissimo rappresentante sindacale nelle Officine Meccaniche della Stanga; per questo si impegna nel consiglio comunale di Brugine per quasi trent'anni, in minoranza ma anche capace di essere il motore con Ismaele Coccato di un'esperienza di collaborazione civica precorritrice dell'Ulivo; così per dieci anni Ismaele Coccato è sindaco ed Ernesto Trovò vicesindaco.
Anche per la più vasta comunità della Saccisica, dove svolge anche ruoli di dirigente politico, Ernesto Trovò si dedica soprattutto ai contenti amministrativi: è amministratore dell'acquedotto di Piove di Sacco e del Consorzio di Bonifica Bacchiglione e Brenta, dove rappresentato la Confederazione Italiana Agricoltori.

Le letture della messa funebre. Durante il funerale capisco che è una vita, quella di Trovò, di cui i preti sanno tutto.
I preti di sempre, come don Graziano Marivo, parroco di Brugine per 27 anni, fino al 2013; amico di famiglia tanto che è l'ultimo ad averlo incontrato, perché proprio domenica scorsa è andato a pranzo con la famiglia Trovò in una trattoria di Montegrotto. Lì Ernesto gli confida che non fa più tanto conto sul suo cuore: un presentimento che si racconta solo ad un amico del cuore.
E sa tutto anche il prete di adesso, don Gino Temporin, che è arciprete di Piove di Sacco dal 2 marzo 2014, cioè da appena un anno. Le letture scelte per la liturgia funebre mi dicono - mentre le ascolto - quanto don Temporin fosse entrato in sintonia con Ernesto Trovò.
La prima lettura è tratta dal libro del Siracide: "Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa lo fa tornare di nuovo. Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo fissato, diede loro il dominio di quanto è sulla terra. (...) Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. Li riempì di dottrina e d'intelligenza, e indicò loro anche il bene e il male. (...) Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. (...) Disse loro: Guardatevi da ogni ingiustizia! e diede a ciascuno precetti verso il prossimo. Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. (...) Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, i suoi occhi osservano sempre la loro condotta. (...) La beneficenza dell'uomo è per lui come un sigillo, egli serberà la generosità come la propria pupilla. Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà su di loro il contraccambio".
Il brano del Vangelo è più noto, ma sempre potente e mai scontato, in particolare ad un funerale. "Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito... Beati gli afflitti... Beati i miti... Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia... Beati i misericordiosi... Beati i puri di cuore... Beati gli operatori di pace... Beati i perseguitati per causa della giustizia... Beati voi...".
Mentre il celebrante legge il Vangelo è come rileggere la vita di Ernesto Trovò: non per dire che egli sia stato tutto questo, ma per ricordarmi che certamente e semplicemente si sforzava di essere così, di sicuro gli sarebbe piaciuto esserlo.
Ciascuno dei presenti vi trova certamente un tratto, quello che ha più condiviso. Da parte mia scelgo per lui "Beati i misericordiosi...".
Dai quotidiani locali che hanno dato conto della sua vita, traggo alcune testimonianze, che rimandano ad altre beatitudini. "Un grande amico e una persona per bene come poche". "Il messaggio di pace, solidarietà e lotta alle disuguaglianze che lascia in eredità". "Trovò ci lascia una bella eredità e degli impegni che in suo nome vorremo onorare". Ed è giusto citare - sempre dai quotidiani - anche un episodio, che rimanda a beatitudini difficili: " Fu in quegli anni, i Novanta, che, dopo essersi opposto ad alcuni interventi urbanistici, fu colpito da alcuni gravi atti intimidatori: gli spararono in casa e gli bruciarono l'auto, atti ricondotti ad ex affiliati della Mala, ma lui non si piegò mai e non cambiò di una virgola il suo modo di essere".
Nell'omelia don Temporin riconduce tutta questa lunga esperienza politica e civile al "bene comune" e cita una definizione del beato Papa Paolo VI che è molto cara ai cattolici impegnati nella vita pubblica: "La politica è la più alta forma di carità".

Tre preti e tre sindaci. La liturgia funebre prosegue. È il momento della preghiera dei fedeli. A guidarla è Silvia Salvagnin, sindaco di Brugine tra il 2004 e il 2009, con la coalizione "Vivere Brugine e Campagnola", sostenuta fra i primi da Ismaele Coccato ed Ernesto Trovò. E si sente nella scelta delle invocazioni.
Prima del commiato finale, il ricordo è affidato a Mario Crosta: è stato sindaco di Piove di Sacco anche lui tra il 2004 e il 2009, sindaco dell'Ulivo, per il quale Ernesto Trovò si è impegnato con dedizione. Bella l'immagine con cui Crosta pennella lo stile di Ernesto: capitano che sa fare benissimo il gregario.
E per ultimo il sindaco più giovane, il sindaco di Piove di Sacco, che era anche il sindaco di Ernesto e Gabriella Trovò, dopo che avevano lasciato Brugine per una casa in piazzetta Guariento a Piove. Davide Giannella ha provato a scrivere ma non ci è riuscito. Gli dice "grazie per l'esempio di onestà che ha dato, per la passione per la cosa pubblica e per avere dimostrato cosa significa tenere la schiena sempre dritta".
Tre preti e tre sindaci sull'altare del duomo di San Martino, davanti ad Ernesto Trovò: una coreografia certamente non programmata, ma la Provvidenza ci aiuta spesso a vedere meglio proprio con immagini che non abbiamo preparate.

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12 marzo 2015
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Tino Bedin