Illustre Presidente,
alla vigilia del Suo viaggio negli Stati Uniti, dove raggiungerà il Presidente Bush in Texas, desideriamo ricordarLe e portare alla Sua attenzione il vulnus giuridico che si è creato in seno al diritto internazionale a seguito dello stato di detenzione di oltre 670 prigionieri della guerra all'Afghanistan e della lotta al terrorismo internazionale presso la base militare USA di Guantanamo Bay (Cuba), tra cui figurano anche minori e alcuni cittadini di paesi dell'Unione europea. Un super carcere di massima sicurezza, ormai attivo da 18 mesi, da cui giungono pochissime notizie sullo stato di detenzione e sulle modalità di interrogatorio e processo dei presunti terroristi. In 28 hanno tentato il suicidio: la più fine e più difficile forma di evasione. Tutti sono in attesa di un processo posto in un limbo extragiurisdizionale ed extragiudiziario.
Eppure, la Comunità internazionale, dopo il secondo, tragico conflitto mondiale, ha pazientemente e pervicacemente costruito e descritto diritti, principi e giurisprudenza internazionale, perché gli orrori del passato non avessero a ripetersi. E' così che nascono la Carta dei diritti fondamentali dell'uomo, la Convenzione di Ginevra, la Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti inumani e degradanti, il Patto sui diritti civili e politici, ecc. Una parabola che ha trovato il suo culmine nell'istituzione del Tribunale Penale Internazionale (TPI), siglato a Roma nel giugno del 2002.
E' un vero peccato, Signor Presidente, che gli Stati Uniti abbiano ritenuto, per il momento, di non aderirvi. Se trova l'occasione, lo dica al Presidente Bush, da amico e nell'esercizio del Suo preciso impegno morale di garante del Tribunale Penale Internazionale e della sua integrità. Quest'ultima, l'integrità del TPI, fortemente minata dalla richiesta avanzata dagli Stati Uniti di sottrarre, attraverso accordi bilaterali, i propri cittadini dalla competenza del TPI - anche se l'impunità è fuori discussione (accordo tra i ministri degli esteri dell'UE, 30 settembre 2002) - , che però, parrebbe non trovare reciprocità allorquando gli inglesi chiedono di poter processare i propri cittadini detenuti a Guantanamo nella loro giurisdizione nazionale.
Sulla vicenda di Guantanamo Bay, il nostro Parlamento ha avuto modo di esprimersi e orientare l'attività di Governo. In particolare desideriamo segnalarLe:
1) le risoluzioni approvate nell'Aula del Senato il 14 maggio 2002, nelle quali si impegnava il Governo "ad assumere iniziative urgenti, nelle sedi internazionali ed in primis in quella comunitaria, in merito all'applicazione della normativa internazionale relativamente alle modalità di detenzione e processo degli accusati anche se imputati di atti di terrorismo internazionale e in particolare:
a) ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali della persona in capo ai soggetti detenuti a Guantanamo;
b) a garantire l'applicazione piena ai detenuti, in caso di imputazione, delle garanzie fondamentali di una procedura regolare;
a considerare , insieme agli altri paesi dell'Unione europea, una richiesta al Governo degli Stati Uniti perché renda possibile una visita al campo di Guantanamo da parte di una delegazione di parlamentari dell'Unione";
2) l'ordine del giorno n. 0/1827/2/03 accolto nella seduta della Commissione affari esteri del Senato del 20 novembre 2002, nel quale si impegnava il Governo "ad agire, in pieno accordo con gli Stati membri dell'Unione europea, per il consolidamento del Tribunale penale internazionale (TPI):
a) verificando la possibilità di integrare lo Statuto di Roma nell'acquis comunitario;
b) impegnandosi a non adottare accordi incompatibili con la qualità di Paese membro dell'Unione;
c) accrescendo il sostegno finanziario al Tribunale penale internazionale;
d) verificando la possibilità di un approccio comune in sede europea per la nomina dei futuri magistrati del Tribunale penale internazionale; infine, a considerare suo alto e preciso impegno morale, atteso che l'Italia ha ospitato a Roma la Conferenza diplomatica che ha adottato lo Statuto del Tribunale penale internazionale, continuare ad essere, in modo lineare e trasparente, il garante primo della sua integrità, per l'affermazione della giustizia internazionale".
Infine, Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente dell'Unione Europea, Le evidenziamo le preoccupazioni sulla sorte dei detenuti a Guantanamo Bay e le sollecitazioni che la Comunità europea nelle sue articolazioni ha voluto esprimere e approvare in proposito. In particolare, le risoluzioni dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa n. 1336/2003 relativa al TPI e a commento della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1422/2003 e n. 1340/2003 sul "Diritto delle persone trattenute in custodia dagli USA in Afghanistan ed a Guantanamo Bay", nonché, la più recente risoluzione dell'Assemblea Parlamentare dell'OSCE che, tra l'altro, "esorta gli Stati Uniti affinché: 1) conducano senza ulteriori ritardi i prigionieri dinanzi ad un regolare tribunale; 2) assicurino agli stessi il diritto alla difesa, attraverso un legale da loro liberamente scelto (secondo le regole dello Stato di diritto); 3) assicurino ai minorenni imprigionati la tutela dei loro diritti sanciti dalle Convenzioni internazionali: non essere imprigionati con adulti, istruzione ed educazione; 4) rifiuta, inoltre, il ricorso alla pena di morte".
Con l'augurio che quanto esposto possa esserLe d'aiuto nei colloqui americani, Signor Presidente, confidiamo nella Sua sensibilità, sostenuta nella relazione del Governo (Ministero degli affari esteri, durante il Suo interinato) sui seguiti dati alla mozione 1-00057, concernente la detenzione dei prigionieri talebani a Guantanamo dove, tra l'altro, si legge: "…Tale posizione è stata portata a conoscenza degli Stati Uniti nel quadro dei contatti, tanto ufficiali quanto informali, mantenuti nel corso dell'intero anno 2002. In tale periodo il dialogo con gli USA sui diritti umani ha investito con particolare intensità le questioni relative alla pena di morte ed allo status dei prigionieri detenuti nella base di Guantanamo. Il Governo italiano continuerà ad impegnarsi affinché tali occasioni siano utilizzate per ribadire che il diritto alla vita, la libertà di pensiero,di coscienza e di religione, il diritto a non essere sottoposti a tortura o a trattamenti crudeli e degradanti, qualunque sia la razza, la nazionalità o la religione della persona, in nessun caso possono essere violati...".
Molto cordialmente,
DE ZULUETA, MARITATI, TOIA, PIATTI, CASTELLANI, BASTIANONI, D'ANDREA, FALOMI, BEDIN, SOLIANI, MAGISTRELLI, OCCHETTO, MANCINO, MANZIONE, CREMA, MONTAGNINO, FASSONE, TESSITORE, BARATELLA, GIARETTA, ZAVOLI, VIVIANI, ZANDA, AMATO, GUERZONI, BUDIN, CAMBURZANO, MONTICONE, VERALDI, COVIELLO, IOVENE, DI GIROLAMO, BRUNALE, ROTONDO, LONGHI, FLAMMIA, DI SIENA, GASBARRI, BONFIETTI, CHIUSOLI, CADDEO, PIZZINATO, BONAVITA, PAOLO BRUTTI, STANISCI, BATTAFARANO, VISERTA, GRUOSSO, NIEDDU, MURINEDDU, AYALA, ACCIARINI, MARTONE, RIPAMONTI, ZANCAN, TURRONI, MALABARBA, MARINO, CORTIANA, FILIPPELLI, PETERLINI, THALER, KOFLER, ALOIS, GUBERT, BATTISTI, DALLA CHIESA, CARELLA, DE PETRIS, LABELLARTE, DONATI, MONTALBANO, GARRAFFA, PETRINI, DENTAMARO
16 luglio 2003
|