PADOVA

Diario / MARTEDÌ 13 OTTOBRE 2020

È morto anzitempo; resta la sua figura politica
Claudio Sinigaglia ha costruito istituzioni fraterne ed amichevoli
Interprete concreto del popolarismo dei cattolici democratici
   La comunità veneta e quella padovana hanno perso oggi un riferimento politico: Claudio Sinigaglia, consigliere del Partito Democratico nella legislatura regionale appena conclusa, si è spento all'ospedale di Padova a 62 anni, stroncato da un tumore che lo aveva messo a dura prova per due anni.
La concretezza e la disponibilità, alimentate dal cattolicesimo democratico in cui era cresciuto, sono state da Sinigaglia sperimentate e praticate nella attività di assessore comunale e di vicesindaco con Flavio Zanonato in Comune di Padova, e sono diventate infine proposte di legge in Veneto: per questo era sempre ricercato da associazioni e da categorie professionali ben al di là della militanza politica. La competenza e la passione che egli ha messo nella legislazione sulla salute e sulla sicurezza sociale ne avevano fatto un imprescindibile riferimento. Mancherà ai molti che per anni hanno potuto trovare in lui un riferimento politico, un interlocutore preparato, un compagno forte e mite, anche una guida politica per chi ne sentiva il bisogno.
La sua memoria sarà nella continuità dell'impegno di Claudio Sinigaglia a rendere le istituzioni parte della comunità e soprattutto fraterne ed amichevoli verso i giovani e i più deboli. "L'impegno educativo, lo sviluppo di abitudini solidali, la capacità di pensare la vita umana più integralmente, la profondità spirituale sono realtà necessarie per dare qualità ai rapporti umani, in modo tale che sia la società stessa a reagire di fronte alle proprie ingiustizie, alle aberrazioni, agli abusi dei poteri economici, tecnologici, politici e mediatici", ci ha appena ricordato Papa Francesco nell'enciclica "Fratelli tutti". È la descrizione della dimensione comunitaria nella quale Claudio Sinigaglia ha vissuto il suo servizio politico, rispondendo con i fatti ad una domanda che Papa Francesco ripropone nell'enciclica: "Per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici. (…) E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?".
Con Claudio Sinigaglia ho compiuto un lungo cammino nella comunità. Ancor prima di incontrarci eravamo sulla stessa strada: io un po' più avanti, perché ero partito prima… per via dell'età. La parrocchia, l'Azione Cattolica, l'animazione sportiva per lui (quella culturale per me), l'impegno politico per la gente in mezzo alla quale sei cresciuto: per lui la parrocchia di Chiesanuova, il consiglio di quartiere Brentella (nel 1985). Luoghi di servizio, ma anche di formazione.
Vi si scopre molto presto che da solo farai poi, anche se hai belle idee. Ed ecco l'impegno politico in partiti di popolo: la Democrazia Cristiana, il Partito Popolare, la Margherita, il Partito Democratico. Abbiamo condiviso questo percorso, con qualche sofferenza, ma sempre con molta speranza di essere in molti. Nella breve vita del Partito Popolare padovano siamo stati entrambi, prima io e poi Claudio, segretari provinciali. Ricordo con gratitudine che nel passaggio di consegne all'Abbazia di Praglia ci "accompagnò" Sergio Mattarella, allora ministro. Nel servizio politico tra la gente in cui sei cresciuto s'impara anche a dare sempre un nome ed un volto ai problemi collettivi e alle soluzioni che cerchi.
Leggo un altro capoverso dell'enciclica "Fratelli tutti" di qualche giorno fa: "È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume - e questo è squisita carità -, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica".
Questo ha sempre fatto Sinigaglia dal 1990, quando nella lista della Democrazia Cristiana viene eletto consigliere comunale a Padova. E da allora ha amato Padova, come aveva amato il suo quartiere e la sua parrocchia: con capacità e dedizione; come consigliere comunale (di maggioranza e di opposizione), come assessore, come vicesindaco. Si è scelto i settori in cui 'era il popolo: i servizi sociali e lo sport; ha interpretato il Comune non come il "centro" del potere, ma come luogo di valorizzazione delle risorse comunitarie.
Con lui assessore ai servizi sociali io da presidente dell'Ira ho, ad esempio, condiviso, assieme a decine di associazioni e organizzazioni, le risposte da dare alla popolazione anziana di Padova; lui sicuro che il Comune non era "tutto", io consapevole che l'Istituto di Riposo non doveva essere un'isola nella città.
Anche nei dieci anni da consigliere regionale, tra il 2010 e il 2020, questa capacità di Sinigaglia di "stare in squadra" con chi lavorava con la città si è ulteriormente consolidata: certo l'orizzonte era più vasto, l'impegno più legislativo che operativo, ma ancora una volta la politica era stare insieme con chi sei cresciuto, in questo caso con coloro con i quali Sinigaglia si era formato come politico. Ha continuato ad incontrarli per rendere conto del suo lavoro e per prendere nota delle loro aspettative e dei loro bisogni.
Ha continuato - ed è un'altra caratteristica della "politica" di Claudio Sinigaglia - a dare voce e parola a chi non faceva politica. A febbraio di quest'anno, poco prima che la pandemia ci rinchiudesse, Claudio Sinigaglia ha organizzato per conto del Gruppo consigliare del Partito Democratico del Veneto una riunione per illustrare la "Relazione socio sanitaria Veneto 2019": il modello di riunione era stato quello tipico degli appuntamenti organizzati da Sinigaglia con molte voci che descrivevano, chiedevano, spiegavano; voci di persone esperte, ma soprattutto impegnate nella rispettiva comunità.
Aveva molta voglia di politica quella sera di febbraio Claudio Sinigaglia e continuava ad indicare le mete, oltre che spiegare gli errori dell'amministrazione regionale di Luca Zaia; aveva molta speranza Claudio Sinigaglia in quella sala che - quasi segnale, ora che lo sappiamo - si trova proprio nel quartiere dove egli aveva cominciato il suo servizio politico.
Aveva voglia di politica; aveva speranza. Ora Claudio Sinigaglia le lascia ai molti che hanno camminato con lui; a me, soprattutto a quelli che si sono messi in cammino dopo di lui, per via dell'età.
"D'altra parte, è grande nobiltà esser capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina. La buona politica unisce all'amore la speranza, la fiducia nelle riserve di bene che ci sono nel cuore della gente, malgrado tutto". È un altro capoverso dell'enciclica "Fratelli tutti": lo leggo insieme a Claudio.

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