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L'interno della basilica del Carmine si trasforma minuto dopo minuto tra le 10.30 e le 11 di venerdė 21 novembre in una foto d'epoca di Padova di almeno 25 anni fa, ma anche di molto pių indietro nel tempo. Era il tempo di Francesco Raimondo Donā, che stamattina č al centro di questa foto di gruppo, in una bara chiara dopo che ha concluso la sua esistenza a 86 anni.
Io ho conosciuto personalmente e frequentato Raimondo Donā quando quella foto di Padova che oggi si ricompone per il suo funerale era giā nei suoi ricordi. Alcuni anni fa, dopo che l'amata moglie Antonietta č morta, il commendator Donā era venuto ad abitare al Pensionato Piaggi in piazza Mazzini. Io, come presidente dell'Ira proprietario del Piaggi, ero stato lusingato che un personaggio illustre della cittā scegliesse proprio il Piaggi per avere sicurezza nella vecchiaia.
Anche se ancora non lo conoscevo personalmente, sapevo infatti molte cose di Francesco Raimondo Donā, avendo scritto della sua attivitā come giornalista della Difesa del Popolo: i suoi incarichi di vertice alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, all'Ulss di Padova (allora aveva il numero 21), al Teatro Stabile del Veneto, all'Orchestra di Padova e del Veneto erano stati caratterizzati da iniziative e realizzazioni, da problemi e da soluzioni, di cui come giornalista inevitabilmente avevo dovuto essere informato ed informare.
Era un uomo di potere, certo. Ma il potere non l'aveva mai né insuperbito, né isolato, né intristito. Evidentemente al centro del suo potere Raimondo Donā non aveva posto se stesso ma la sua cittā, la sua gente, le sue esigenze.
Ne ho una conferma anche stamattina, nella basilica del Carmine. A concelebrare il funerale, con il parroco mons. Alberto Peloso, c'č mons. Luigi Mazzucato, il fondatore e direttore fino al 2008 del Cuamm: don Luigi č coetaneo di Raimondo Donā e un po' gli anni pesano sulle gambe, si vede ma c'č e per come lo conosco so bene che la sua presenza č anche testimonianza di caritā civile e sociale condivisa tra lui e Donā.
Del resto il partito di Raimondo Donā era la Democrazia Cristiana: una comunitā dove fede, societā, politica si mescolavano, per lunghi anni esprimendo il meglio della gente veneta e la sua capacitā di riscattarsi dalla sudditanza e dalla povertā.
Al Carmine stamattina c'č appunto la foto di quella Democrazia Cristiana: non tutta, quella che ha vita e forza per esserci. Sono persone che al tempo di Raimondo Donā si sono contrastate, alcune sono state discusse. Al funerale fanno da sfondo unitario alla preghiera per Donā.
La sensazione di un'immagine d'epoca č accresciuta dalla totale assenza delle istituzioni di oggi. C'č solo il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, vicepresidente della Commissione Sanitā, l'unico capace di memoria istituzionale (in questo caso proprio per la sanitā) e di continuitā di impegno politico dei cattolici.
Del tempo di mezzo tra la DC ed oggi ci sono solo io, ma sono al funerale non nel segno della politica ma nel segno di "famiglia", perché il commendator Donā č stato fino alla morte "uno di casa", abitando al Piaggi.
Nel Pensionato era venuto per scelta sua, dopo la morte della moglie: un gesto di libertā per sé e per i suoi figli. La sua famiglia ha continuato a seguirlo, i tre figli non hanno staccato l'attenzione nemmeno per un giorno. Ma papā Donā ha voluto la sua vita per sé e la loro vita per loro.
Al Piaggi č entrato nella corale del Pensionato. La musica era l'attivitā che maggiormente praticava ogni volta che gli veniva proposta.
Lo sanno bene i maestri dell'Orchestra di Padova e del Veneto. Č l'unica istituzione cittadina presente, con il presidente Mario Carraro e con il complesso d'archi guidato al maestro Piero Toso, protagonista di una fortunata iniziativa di Raimondo Donā, i concerti della domenica. Le note del maestro Toso e dei suoi colleghi riempiono la basilica; dicono "buon viaggio" a Francesco Raimondo Donā senza bisogno di parole, che sarebbero state solo ricordi, mentre la musica č voce del presente.
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