PADOVA
Il "repertorio di opinioni altrui" di Antonio Prezioso
Tutte le parole sono nostre
Le adoperano in milioni, da secoli, ma ogni persona ne è titolare esclusiva (o può esserlo)

presentazione di Tino Bedin senatore e giornalista

Per essere un libro è di sicuro un libro. È fatto di parole (anzi solo di parole; le immagini sono quelle che ti evoca e non quelle che ti fa vedere). Ha l'introduzione che lo spiega e lo motiva. Ha un contenuto fatto di 130 capitoletti che hanno per titolo una parola. Non è un'enciclopedia e neppure un dizionario. Dice il sottotitolo che si tratta di un "repertorio" ragionato di idee altrui, ordinate appunto attraverso 130 parole.
Però non è solo un libro. Direi che è anche la libreria di Antonio Prezioso. Il libro è la guida per la visita alla libreria dell'autore. È quello che proveremo a fare.
Visitare una libreria non è una opportunità molto frequente ormai nelle nostre case: anche per ragioni di spazio, oggi nessun più ti mostra la sua libreria. Nessun ospite sente del resto il desiderio di guardarla, se capita in un'abitazione che in una parte pubblica ha una libreria. Eppure da una libreria capisci gli interessi, la personalità, magari anche i desideri di una persona: i libri comprati e soprattutto quelli conservati finiscono con l'assomigliare al loro padrone, sono più espressivi di uno specchio.
Ecco - a questo proposito - una coincidenza illuminante. La prima citazione del libro è di Ho Ci Min (il capo dei comunisti vietnamiti che hanno sconfitto gli Stati Uniti negli Anni Sessanta), l'ultima è di Dante (il padre della lingua italiana). Niente - se non la poesia (entrambi sono poeti, anche se con qualità diverse) - lega Ho Ci Min a Dante. Se però leggete il libro e imparate a conoscere Antonio Prezioso, vi accorgerete che il rivoluzionario del Novecento e il poeta del Trecento hanno in comune proprio Antonio Prezioso, con lo spirito combattivo e la sua pazienza, l'arguzia ma anche la dolorosa partecipazione alla vita collettiva.

L'Indice dei nomi: lo specchio di una fedeltà. Quando ci sarà la seconda edizione, io penso che Antonio Prezioso farebbe bene ad arricchire il suo libro con la bibliografia, che già appare nelle note ma che in appendice potrebbe essere organizzata, ad esempio, per data di pubblicazione del libro, oppure suddivisa per filoni (poesia, politica, geografia, scienze). Avremo uno specchio ancora più eloquente dell'esperienza, della cultura, dei desideri di Antonio Prezioso.
Per intanto possiamo comunque utilizzare a questo scopo alcune pagine che solitamente non si leggono, ma a cui autori puntigliosi e precisi come Antonio Prezioso dedicano particolare cura: mi riferisco all'Indice dei nomi.
L'Indice dei nomi è appunto la libreria di Antonio Prezioso, di cui vi dicevo. Non è stampato come prova della sua erudizione, ma come specchio delle sue passioni. Quali sono gli autori più citati? Dante Alighieri, Emile Cioran, Gabriele De Rosa, Kahlil Gibran, Romano Guardini (alla pari con Dante), Bernard Haring, Jacques Maritain, Blaise Pascal (come Dante), Luigi Sturzo (come Dante), Teilhard De Chardin. In questi autori (e negli altri) si specchia il professore di lettere nei licei, ma si riflette anche il cattolico politicamente impegnato che si è alimentato culturalmente con filosofi e teologi che magari dicono poco ai giovani ma che hanno indicato la strada a generazioni di europei che dentro la tragedia della guerra europea e poi dentro la speranza della pace hanno costruito la democrazia, l'unità europea.
Si capisce scorrendo la sua "libreria" anche quale è una delle caratteristiche della vita politica di Antonio Prezioso: la sua fedeltà alle idee cattolico-democratiche, che ha seguite ovunque esse si sono collocate, ed ha potuto farlo perché non ha mai considerato inaridita la fonte del suo impegno civile (da qui le tante citazioni di don Luigi Sturzo).
Un suggerimento che farei a chi tra voi vuole sapere di più sul libro, è di chiedere ad Antonio Prezioso notizie proprio sui pensatori che con più frequenza cita.

L'Indice: da Alfabeto a Zanzara. Non vorrei però che chi non ha ancora letto il libro di Antonio Prezioso pensasse di trovarsi di fronte ad una raccolta di citazioni. Questo è un vero e proprio libro, non una raccolta di citazioni. Le citazioni servono a volte a motivare un giudizio, ma più spesso arricchiscono il pensiero. Anzi i pensieri.
Una delle originalità di questo libro sta proprio nel suo Indice. E forse sta diventando un po' troppo "originale" anche la mia presentazione: prima vi ho suggerito di leggere l'Indice dei nomi, ora mi soffermo sull'Indice, mentre di solito si commenta il contenuto.
Insisto sull'Indice: non è diviso in capitoli, ma per parole, in ordine alfabetico. La scelta delle parole è apparentemente casuale. Questa è un'altra curiosità che il dialogo con l'autore potrebbe soddisfare.
La prima parola è Alfabeto, e questo è comprensibile, visto che appunto si tratta di un compendio alfabetico.
L'ultima parola è Zanzara. Qui l'unica spiegazione che mi viene è che l'organizzazione finale del libro sia avvenuta d'estate, quando Padova e la pianura padana diventano "il paese degli insetti ronzanti", citando il profeta Isaia, che di suo si riferiva all'Egitto. La Zanzara serve a Prezioso per ricordare tre cose:
1) contro la zanzara "vengono invocate spedizioni punitive e crociate, chiamando in causa Comuni, Unità sanitarie locali, aziende varie che dovrebbero mobilitarsi contro il petulante ed insidioso dittero";
2) "come talvolta succede anche in altri settori della zoologia e dell'antropologia, è solo la femmina quella che tanto disturba; ma ha i suoi buoni motivi";
3) e poi guardate "le mosche, certamente più pericolose, ma anche più savie, perché non ronzano né pungono e lasciano in pace durante la notte e il sonno" e così sopravvivono meglio.
Queste ultime citazioni sono da Antonio Prezioso.
Come leggerete, anche grazie ad una Zanzara il nostro Autore riesce a farci pensare sul rapporto tra cittadini ed istituzioni, a mettere un pizzico di arguto maschilismo, a farci riflettere che i pericoli maggiori non sono spesso quelli che appaiono.

È la vita che ci rende pacifici. Naturalmente ci anche sono voci più impegnative. Leggerete alla voce Bandiera, compendiata in poche righe, la ragione per cui milioni di balconi italiani si sono spontaneamente colorati della bandiera arcobaleno: la ragione è la vita di chi ha vissuto così tante guerre (Etiopia, Spagna, seconda guerra mondiale, occupazione nazifascista), che si è reso conto "dell'inutilità delle guerre per risolvere i problemi dei rapporti tra i popoli". Ma vi leggete anche un giudizio non proprio risorgimentale della prima guerra mondiale. E vi trovate una poesia di padre Davide Maria Turoldo: Dio, perché dormi? Solo stupide insanguinate bandiere! Almeno i cristiani non abbiano bandiera!
E così sia, è l'aggiunta di Antonio Prezioso.
Ho scelto di leggere ad alta voce tre parole impegnative. A me servono per raccontarvi qualcosa di quello che sono di Antonio Prezioso. A voi possono essere utili per dialogare con lui, anche se non avete ancora letto il libro.

Sinistra: cattolico-democratico senza essere moderato. L'impegno politico di Antonio Prezioso è sempre stato all'interno del pensiero cattolico-democratico e di aggregazioni partitiche attraverso le quali questo pensiero si è espresso, ha ottenuto consensi e rappresentanza istituzionale, ha governato a vari livelli.
Insomma Antonio Prezioso è un democristiano. Della Dc è stato anche dirigente (ad esempio è stato segretario provinciale del partito). Quando la Dc ha concluso la sua missione politica e sociale, è stato tra i promotori del Partito Popolare, di cui è stato in organi di responsabilità; ora è nella Margherita dove ha la responsabilità del settore Seniores, che si è portato dietro dal Partito Popolare.
Eppure Antonio Prezioso non è un uomo di centro. Egli ha sempre fatto riferimento alla Sinistra della Dc; e non per ragioni di organigrammi interni o di geografia delle persone. Tanto è vero che in questo suo libro alla Sinistra dedica una scheda, nella quale non c'è critica. Anzi c'è un invito alla precauzione per evitare trasformismi.
E ci sono sia una delle poche parole d'ordine dell'intero volume: Però, barra a sinistra!, sia uno dei pochi momenti in cui non si mette in discussione: La lotta per la questione morale, per la questione meridionale, passa a sinistra. Ma perché?, chiede Ottiero Ottieri; Antonio Prezioso, risponde: Perché sì.
Chissà se risponde così anche stasera. Oppure se ci rimanda ad un'altra pagina, quella dedicata alla Moderazione, dove un po' si capisce perché tra il passare per moderato ed il passare per sinistro, Prezioso preferisca quest'ultimo rischio.

Giornalista: ma c'è un'alternativa per il pluralismo? Antonio Prezioso non è solo un professore, non è solo un cattolico impegnato in politica, non è solo un amministratore attento ai temi della socialità. Per molti anni ha scritto con continuità sui giornali, in particolare sul settimanale diocesano "La Difesa del Popolo". Ha scritto con il suo nome, ma è stato anche - credo che ormai possiamo rivelarlo - uno dei commentatori della vita civile e politica che il settimanale diocesano pubblicava con la firma Civis. Era, quella, una firma collettiva, alla quale Antonio Prezioso ha prestato idee e parole per molto tempo. Per il settimanale era un modo di valorizzare le persone del nostro territorio al di là del loro ruolo pubblico e anche di offrire una pluralità di punti di vista o di sensibilità, all'interno della tradizione cattolico-democratica della "Difesa".
Eppure Antonio Prezioso non si è mai sentito un giornalista. E lo si capisce dalla scheda che dedicata a questa figura. È una delle schede in cui di più usa parole di altri. Questo giudizio di Kundera merita la citazione: "Il potere del giornalista non si fonda sul diritto di fare domande, ma sul diritto di pretendere una risposta". Non è un gran bel giudizio. Eppure è anche uno fra i più teneri.
La scheda ne ha altri, che riflettono anche esperienze dirette di Antonio Prezioso nei rapporti con qualche giornalista locale, diventato un po' famoso poi, ma non abbastanza da poter raccogliere l'antologia di insulti contro Prezioso, quando era responsabile dell'Unità sanitaria locale. Capisco, ma mi faccio delle domande. Da giornalista chiedo a Prezioso se non c'è un po' troppo di esperienza personale in questi giudizi. Al politico Prezioso chiedo se c'è comunque un'alternativa all'informazione nella salvaguardia della pluralità di opinioni.

Morte: stimola a rendere utile la vita. La scheda più lunga di questo libro non è né politica, né filosofica, né letteraria, né storica: insomma non è dedicata a nessuna delle esperienze più significative di Antonio Prezioso. Egli dedica 15 pagine alla Morte.
Forse ha pensato che ce ne fosse bisogno, perché le sue annotazioni partono da una constatazione: La morte - come parola - fra poco non l'accoglieranno nemmeno i dizionari a tal punto è stata soppiantata da sinonimi meno truci e spaventosi: perdita, scomparsa, mancamento, ritorno (alla casa del Padre) ecc. E con la morte scompare anche la buona morte (che consiste nel morire sapendo di morire), quella cui aspiravano le persone di buon senso del tempo passato.
Sembra quasi che Antonio Prezioso voglia conservare almeno per sé questo buon senso. Ma ricordate - egli ci avverte - che il pensiero della morte non è fatto per incutere spavento o inazione, ma per stimolare a rendere utile la propria vita e a comprenderne i limiti e le difficoltà.
Attorno alla buona morte in questo suo libro Prezioso ha chiamato a raccolta tutti i suoi amici di ogni epoca: dal libro del Siracide nella Bibbia a Trilussa, da Cesare Pavese a Blaise Pascal, da Guido Gozzano a Tommaso Moro, da Paolo VI a sant'Agostino, dal poeta latino Orazio a Davide Maria Turoldo, ed avanti leggendo, annotando, riflettendo, vivendo.
Questa varia ed estesa bibliografia sulla morte non è certo stata costruita per queste pagine. Dice di una attenzione a questa esperienza che Antonio Prezioso deve aver coltivata da molti anni. Certo non perché sia stanco della vita o pessimista. Le quindici pagine dedicate alla Morte si concludono con quattro versi di Giorgio Caproni: E ora che avevo cominciato / a capire il paesaggio: / "Si scende", dice il capotreno, / "È finito il viaggio".
Peccato, conclude Prezioso.

La libreria del cuore e della mente. Mi fermo qui. Perché sono tante le parole che è bello commentare insieme.
Questo libro è utile anche perché non si legge dall'inizio alla fine, ma ciascuno può scegliersi la pagina a seconda del momento. Oppure anche a seconda della conversazione che si pensa di avere con qualcuno. Oppure a seconda di quello che ha detto il telegiornale. L'utilità del libro sta nel fatto che non è una raccolta di massime, di aforismi, di parole belle ma slegate le une dalle altre. Insomma non vi servirà a far bella figura nelle conversazioni citando frasi fatte. L'originalità anche strutturale di questo libro di Antonio Prezioso sta nell'aver costruito ragionamenti compiuti, osservazioni puntuali, giudizi articolati partendo dalle convinzioni e dall'esperienza dell'autore, che si arricchiscono di parole usate da altri, non per nobilitare il discorso né per dargli autorevolezza, ma a segnalare come molto poco ci sia da inventare se non la personale e libera reazione di fronte alla vita e alle persone.
La libreria che stasera stiamo visitando diventa allora il modello per la libreria del cuore e della mente di una persona.
Questo è l'insegnamento del professor Prezioso, ora che non ha allievi da portare alla maturità con la sua cultura, né elettori da portare al voto con la sua convinzione. Mettendo insieme idee, sentimenti, fantasie di molti ci si arricchisce e si resta disincantati e umili, perché si sa che non è facile essere originali, ma si evita di essere superficiali e banali.

Una biblioteca pubblica. Ma non è solo una libreria privata quella che ci sarà consentito esplorare ed utilizzare. È anche una libreria collettiva, una specie di biblioteca pubblica della seconda metà del secolo scorso alla quale hanno attinto generazioni di persone. Ve l'ho già segnalato a proposito degli autori citati nell'Indice. Vi suggerisco una chiave di lettura storica anche attraverso le parole scelte.
Molte hanno la data. La parola Coesistenza, ad esempio, ammette Antonio Prezioso è un "vocabolo uscito di moda", eppure ha fatto un'epoca. E così anche parole che magari oggi si usano ancora: Lavoro, Giornalismo, Popolo, Moderazione, Tempo hanno nella scheda di Prezioso significati diversi da quelli che oggi si attribuiscono loro.
Anche per non perdere questi significati vale la pena leggere il libro di Prezioso.

Le parole meritano attenzione, anche per votare. Naturalmente non è da leggere solo il libro di Prezioso. Va finita infatti che con tutte le belle citazioni che vi si trovano, viene voglia di leggere anche alcuni dei libri conservati dall'autore nella sua "libreria". Non tanto per controllare la citazione, ma perché se ti appassioni ad una parola, magari puoi volerne parlare più diffusamente, con maggiore conoscenza di causa. Oppure se non sei d'accordo con Prezioso, puoi vedere se alcuni di quelli che lui cita magari la pensano come te e non come lui.
Ecco che ancora una volta - senza apparire - Prezioso vuol farci studiare come ha fatto per anni con i suoi studenti del liceo.
Ci dice anche come si studia. Anzi ce lo fa dire da Dante: "Bene ascolta chi la nota" (Inferno XV, 99). Questa è la citazione in anteprima del libro. La si legge nella pagina in cui quasi sempre c'è una dedica.
Qui c'è uno stile di attenzione alle parole che evidentemente ha accompagnato Prezioso per tutta la vita, come dimostra appunto la pubblicazione di questo libro. Mi sembra una metodologia particolarmente utile di questi tempi: prendere qualche nota leggendo un giornale o un libro o davanti alla tv potrebbe aiutarci a diventare più cittadini, senza rinunciare ad essere spettatori. Ci aiuterebbe a ricordare, a valutare e poi a votare.

Tino Bedin

Cadoneghe, Sala Calvino
4 febbraio 2005

Antonio Prezioso: La terrena foresta spessa e viva. Repertorio ragionato di opinioni altrui. Cleup, 2004.


5 marzo 2005
pd-030
scrivi al senatore
Tino Bedin