PADOVA
Fernando De Marzi / Il comunicatore
Scriveva i pezzi a mano
ma era un giornalista vero

di Tino Bedin senatore e giornalista

Ufficialmente faceva altro: il sindacalista, il parlamentare, il volontario. Così l'hanno conosciuto, così lo ricordano. Ma mentre faceva il sindacalista o il parlamentare o il volontario, Fernando De Marzi era un giornalista. Sessant'anni di ininterrotta informazione sono una vita. L'informazione è stata la vita di Fernando De Marzi.
Non era un "hobby". Non scriveva quando aveva voglia; scriveva perché bisognava raccontare fatti, commentare decisioni, informare sui rischi. La sua tessera di iscrizione all'Ordine dei giornalisti del Veneto è del 1948, ma i suoi primi articoli sono degli anni Trenta. Il suo ultimo articolo per "La Difesa del Popolo" ha preceduto di un giorno la sua morte.
Fernando De Marzi non aveva un contratto con la "Difesa", ma nel progettare il sommario di ogni numero eravamo sicuri che il sabato mattina egli sarebbe arrivato in via Dietro Duomo con il suo articolo. Il tema lo sceglieva lui, gelosamente, nonostante qualche sporadico nostro tentativo di dargli il "compito per casa". Si dimostrava giornalista anche in questo: voleva tenere allenata la sua capacità di cogliere l'attualità e l'interesse dei lettori.
Passava così per un vezzo l'unico "difetto" del suo giornalismo: i suoi articoli erano scritti a mano. Aveva una scrittura ampia, che occupava parecchi fogli, adatta però ad essere capita non solo dai redattori ma anche dai tipografi che "trascrivevano" gli articoli sul piombo. In questa attenzione ai tipografi, oltre che nella sua attitudine a scegliere i temi, c'era l'esperienza che aveva maturata come fondatore e direttore di giornali, "Notiziario agricolo", "L'amico del coltivatore", "Giurisprudenza agraria" per citare solo i primi. Essi hanno accompagnato e caratterizzato la sua attività sindacale. Quando non c'era uno strumento di comunicazione, Fernando De Marzi lo fondava. E non erano "bollettini aziendali", non ci scriveva per sé, per raccontarsi o raccontare la struttura associativa. Egli raccontava ed interpretava la realtà sociale ed economica, dando informazioni concrete.
È lo stile della sua collaborazione alla "Difesa del Popolo": una collaborazione lunga, puntuale, desiderata perché in questo settimanale popolare, fondato per "difendere" soprattutto i mezzadri e i braccianti agricoli, Fernando De Marzi ha potuto esaltare i contenuti di tutta la sua produzione giornalistica. Innanzi tutto il rispetto per il lavoro: ogni lavoro trae dignità dalla persona che lo compie. Poi il lavoro come elemento di identità collettiva: lui, campione dei lavoratori autonomi, ha raccontato l'associazionismo, la cooperazione, il sindacato, le mutue. Autonomi, ma non solitari né individualisti, coltivatori e artigiani partecipano al progresso, che è il terzo elemento del suo giornalismo: non vi si trova rimpianto, anche quando l'età e le vicende l'avrebbero giustificato; a volte c'è rabbia, ma non per quello che avrebbe potuto essere e non si è realizzato, ma per quello che ancora è possibile fare per un mondo migliore.

Articolo
per il settimanale della diocesi di Padova "La Difesa del Popolo"
1 febbraio 2004


10 febbraio 2004
pd-019
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Tino Bedin