L'impianto istituzionale che si fonda nella nostra Costituzione conferisce alle elezioni per il Parlamento un'importanza non commisurabile con altre elezioni, pur sentite dai cittadini o pur rilevanti per le conseguenze sulla vita delle persone. Per questo è un vero peccato che la campagna elettorale della Destra di Berlusconi e Lega sposti gli obiettivi sulla politica, invece che sui risultati che i cittadini possono ottenere con il loro voto per il Parlamento.
Dai Comuni alle Regioni. Le elezioni municipali, con l'elezione diretta del sindaco, riscuotono spesso maggiore interesse nei cittadini, proprio perché i temi del confronto sono visibili ai cittadini, spesso palpabili.
All'opposto, le elezioni per la Provincia non hanno mai rappresentato una scelta sentita dai cittadini, perché non hanno chiaro cosa decidano le Province, tanto è vero che la loro soppressione non ha fatto nascere nessun movimento popolare a sostegno. A sostenerle è stata piuttosto l'incertezza normativa del disegno di legge del governo Monti (mal fatto come molti altri provvedimenti dei "tecnici") e la resistenza di una parte delle forze politiche impreparate ad un'alternativa.
Le elezioni regionali sono andate progressivamente scemando di interesse di concerto con l'incertezza sul loro ruolo alimentata da una maggioranza parlamentare sostenuta da una forza secessionista che quindi non ha avuto interesse ad applicare integralmente il rinnovato testo della Costituzione sul ruolo delle regioni. I cittadini non hanno quindi ben chiaro cosa si devono aspettare dai consiglieri regionali.
Effetti che durano nel tempo. Ora il rischio è che le elezioni per il Parlamento nazionale sia percepite dai cittadini (non per disattenzione loro, ma per responsabilità di alcuni partiti) più come una partita per il primato politico che come la premessa di scelte decisive.
Non è così e le scelte che i cittadini faranno il 24 e 25 febbraio non si limiteranno alla pur importante geografia del nuovo Parlamento. Quel voto non finisce lì, ma continuerà a determinare i suoi effetti nel tempo.
Si sceglie il successore di Napolitano. Dalla composizione del Parlamento deriva il governo nazionale, cioè dell'Organo che più direttamente incide poi nella vita delle persone, delle famiglie e delle comunità sia direttamente sia attraverso nomine e indirizzi in organismi derivati.
È nelle mani dei parlamentari la nomina del presidente della Repubblica: la più alta carica dello Stato, quella con la maggiore durata, quella con la maggiore competenza anche se apparentemente con minore potere. Lo abbiamo visto - generalmente a vantaggio della comunità - nell'operato di tutti i presidenti fino a Giorgio Napolitano, la cui sostituzione farà proprio uno dei primi atti del nuovo Parlamento.
Sempre da deputati e senatori viene eletto un terzo dei componenti della Corte costituzionale ed anche un terzo dei componenti del Consiglio superiore della Magistratura. Il Parlamento è quindi decisivo sia per un altro organo dello Stato sia per il governo della Magistratura.
Di stretta competenza parlamentare è poi la partecipazione nazionale al processo di integrazione europea. Questa competenza è stata rafforzata dall'ultimo trattato dell'Unione Europea, il Trattato di Lisbona e - dato il peso che le politiche europee hanno sulla vita nazionale - mi auguro che il nuovo Parlamento voglia e sappia esercitarla fino in fondo.
Il Parlamento è dunque l'organo centrale del sistema costituzionale italiano. Decidendo sulla sua composizione, i cittadini decidono sulla composizione di tutti gli organi della Repubblica: si tratta di un potere e di una responsabilità che non vengono a sufficienza esaltati in campagna elettorale, nemmeno in quella attuale.
6 gennaio 2013