OGGI

Ragazze e ragazzi, mamme e papà meritano che la politica si indigni anche a nome loro
Contro l'esibizione muscolare del denaro
La società torna indietro se passa il principio che con i soldi suoi uno fa quello che vuole

di Tino Bedin

Questo è il tempo dell'indignazione. I programmi politici vengono dopo. Certo è vero quello che il Partito Democratico va ripetendo ad ogni opportunità televisiva: il puttanaio impedisce di parlare di lavoro, di povertà, di vecchiaia, di innovazione tecnologica, di salute. È giusto ripeterlo, perché la vita dei cittadini ha diritto di trovare voce nella politica, nelle istituzioni, nella Repubblica.
Ma anche il cuore dei cittadini ha diritto di essere rappresentato: la democrazia è fatta anche di sentimenti, come stiamo vedendo proprio in questi giorni sulle sponde del Mediterraneo. Oggi è il sentimento dell'indignazione che deve arrivare fino al Parlamento.
Se dieci milioni di italiani metteranno il loro nome per dire che non vogliono più essere rappresentati da un vecchio milionario, che fa del denaro lo strumento con cui compra tutto, l'indignazione avrà una sua misura e potrà crescere ancora.

Se i poveri si rassegnano all'invidia. Dicono che la politica non si fa con le spallate. Va bene, finché il tema è la politica. Ma qui il tema dell'indignazione non è politico.
Hanno fatto bene i ragazzi a scendere in piazza (era ora! era ora!!) contro la deformazione dell'università. Quella è stata (e spero sarà) resistenza politica, e infatti quella chiedeva di ritirare una legge, non di ritirare una persona. Il puttanaio non è un tema politico. È un tema civile. Per questo l'atto che ci è chiesto è l'indignazione.
L'indignazione è principalmente contro l'esibizione muscolare del denaro. Chi è ricco può comprarsi tutto? Chi è ricco può avere tutto?
Avete sentito anche in tv gente dire con convinta serietà che il vecchio milionario con i soldi suoi può fare quello che gli pare: comprare donne, comprare gioielli, comprare case, comprare partiti, comprare posti in consiglio regionale, comprare posti in parlamento, comprare paradisi fiscali e immobiliari.
Comprare. Comprare. Comandare. Comandare con i soldi.
Tiriamolo via prima che per servitù, per stoltezza, per dimenticanza storica questa convinzione propria del vecchio milionario e di alcuni altri si diffonda ulteriormente e faccia tornare indietro la nostra società. Indietro indietro: al tempo che chi era padrone dei campi era anche padrone delle giovani mogli dei suoi fittavoli; al tempo in cui se non avevi abbastanza soldi non potevi fare neppure il consigliere comunale.
Non c'è nessun programma politico da proporre se si diffonde questa convinzione e la conseguente rassegnazione dei poveri o magari l'invidia e l'ammirazione di chi si accontenta di guardare i più fortunati.
L'indignazione serve a questo. Serve subito, prima della politica.

Gli italiani hanno gradito la sua tv. Indigniamoci per conservare la pari dignità delle persone; non contro i ricchi, ma contro la droga del denaro.
Indigniamoci per rappresentare la dignità delle donne e delle famiglie.
A metà strada dei suoi molti soldi, l'attuale vecchio milionario ha offerto agli italiani culi e tette televisive per aumentare il suo denaro. Gli italiani hanno gradito: gli hanno dato denaro e addirittura potere. Culi e tette sono come le sigarette: fanno male se usate in grande quantità. Quella tv commerciale (letteralmente) ha rovinato definitivamente i polmoni della nostra società. Il danno è irreversibile; siamo diventati asmatici quando proviamo a respirare valori personali e familiari.
Ora il vecchio milionario offre l'identico stesso spettacolo di culi e tette dal vivo. E il danno che corriamo tutti è che - se lo fa il capo del governo - questo diventi un comportamento indifferente.
Ragazze e ragazzi, mamme e papà meritano che la politica si indigni anche a nome loro.

13 febbraio 2011


10 febbraio 2011
og-029
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Tino Bedin