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Intervento del senatore Bedin alla
manifestazione dell'Ulivo
La violenza non
bloccherà
la crescita sociale
della Bassa padovana
Risposta democratica contro gli
attentati
Il senatore Tino Bedin ha svolto una relazione all'assemblea convocata venerdì 2
febbraio nella ex chiesa del Carmine a Monselice come risposta all'attentato contro la
sede locale dell'Ulivo e contro il deputato Sergio Manzato. L'incontro, promosso
dall'Ulivo, ha visto gli interventi di Pietro Folena, Alessandro Naccarato e Sergio
Manzato, oltre a quello di Tino Bedin. Hanno portato il loro saluto il sindaco Conte e il
vicepresidente della Provincia, Verza.
Questo il testo dell'intervento del senatore Bedin.
di Tino Bedin
La violenza politica non ha senso nella nostra società.
Nessuna violenza, certo, ha senso e cittadinanza. Anzi la condizione per evitare che abbia
una qualche giustificazione la violenza politica è che le istituzioni siano in grado di
prevenire, contrastare e soffocare ogni violenza che insidia la vita, le attività, il
futuro dei cittadini.
Il ritrovarci qui questa sera è un gesto politico perché esprime l'impegno ad
allontanare dalla società di Monselice, dalla società della Bassa padovana lo spettro
della violenza. Ad allontanarlo proprio perché non ha senso. Anche se non possiamo
considerare l'attacco alla Forestale e l'attacco alla sede dell'Ulivo gesti
insignificanti.
Siamo qui dunque per esprimere la solidarietà. E' il primo compito civile.
Come parlamentare di questa parte della provincia, che comprende anche gli Euganei, come
rappresentante della mia forza politica alla Commissione agricoltura del Senato, la
solidarietà al Corpo forestale è non solo umana e civile, ma anche istituzionale. Il
Corpo forestale è al centro - non da solo e non in solitudine - di un complesso ed
impegnativo progetto di regionalizzazione ed insieme di unitarietà del Corpo. Ha insomma
ragioni di sfida e di difficoltà che richiedono il massimo della concentrazione interna e
della collaborazione esterna: delle istituzioni repubblicane, dei cittadini, dell'opinione
pubblica. Si tratta di sfide che riguardano la loro professionali del Corpo ma anche la
qualità della vita e proprio quella sicurezza di cui dicevo prima. Per questo
l'attenzione e l'impegno istituzionale che - pur con le difficoltà note nell'individuare
la soluzione migliore - abbiamo messo in questi anni e particolarmente negli ultimi mesi
si eserciteranno con ancora maggiore attenzione, come gesto di solidarietà nei confronti
delle persone che formano al Forestale di Monselice.
Come parlamentare dell'Ulivo porto non solo la mia adesione, ma anche quella di centinaia
di persone di tutta la provincia. In particolare mi ha chiesto di esservi vicina il
segretario regionale del Partito Popolare, Margherita Miotto, consigliere regionale di
Insieme per il Veneto. E ci è vicino anche il collega di Sergio manzato, l'onorevole Dino
Scantamburlo.
Nel caso della violenza politica, la solidarietà aperta, vissuta, mostrata ha anche la
forza della contrapposizione nei confronti di chi nasconde il volto e nasconde la mano.
Agendo così, gli attentatori ritengono di poter aggiungere paura all'offesa: la paura
dell'ignoto. Noi siamo qui questa sera per dire che una società pacifica è forte perché
si mostra, agisce, reagisce.
E' un dovere che compiamo questa sera. Siamo qui per rassicurare i cittadini. A molti fra
noi (sindaco, amministratori locali e provinciali, eletti nel consiglio regionale e nel
parlamento nazionale) a noi persone della Repubblica i cittadini hanno affidato ciascuno
le proprie idee perché le sosteniamo e, se possibile e quando è possibile, riusciamo a
farle vincere. Idee diverse, anche contrapposte. Qui stasera queste idee coincidono senza
confondersi. Siamo qui per affermare ciascuno che vogliamo confrontarci ma nella
sicurezza, senza violenza, con gli strumenti della democrazia.
A questo impegno istituzionale degli eletti si affianca - ne siamo certi - l'impegno
investigativo e di contrasto degli organi dello Stato preposti alla sicurezza dei
cittadini.
A questi organi vogliamo esprimere la piena disponibilità, ed esprimere
contemporaneamente l'esigenza democratica ed istituzionale che ogni azione venga messa in
campo per arrivare ad identificare autori e ragioni dei due gesti intimidatori, non
lasciando nulla di intentato. Anche strumenti non consueti vanno utilizzati per fare
chiarezza. In questo - se servirà - ci sarà l'appoggio istituzionale degli eletti nelle
diverse articolazioni della nostra Repubblica.
Abbiamo bisogno di arrivare alla verità. Non per trovare le ragioni della violenza, che -
come ho detto - non ha ragioni in questa parte della provincia, ma perché non possiamo
rischiare che una fase storica della Bassa padovana sia messa in gioco.
Questa parte della provincia ha compiuto definitivamente il passo nel suo futuro. Il
differenziale di sviluppo rispetto al altre zone non solo si è ridotto, ma in molti
settori è stato annullato.
Questo risultato ha reso più acute alcune storiche esigenze e ne sta evidenziando di
nuove. Attorno ad esse si è manifestata, si manifesta e si manifesterà una
contrapposizione di opinioni e di soluzioni, di valutazioni e di prospettive. Sarà anche
una verifica dura, di cui la Bassa padovana ha bisogno. Sarebbe intollerabile che elementi
di violenza bloccassero, sviassero, addirittura bloccassero questo percorso di crescita.
E' questa la scelta di fondo che insieme i rappresentanti nelle istituzioni elettive e
tutti gli organi della Repubblica hanno il compito di fare questa sera e nei giorni che
verranno: un patto istituzionale per garantire un libero e costruttivo confronto sul
presente e sul futuro di Monselice e della sua area.
2 febbraio 2001
2
febbraio 2001 webmaster@euganeo.it |
il
collegio senatoriale di Tino Bedin |