Ha per tema "Non di solo pane" il Padiglione della Santa Sede ad Expo 2015. Alla sua presentazione, martedì 14 aprile nella Sala Stampa del Vaticano, si è tuttavia parlato soprattutto di pane: il pane che non c'è, anche in Italia. Non stiamo subendo una carestia. "Nel nostro Paese non è in atto un'emergenza alimentare in senso stretto - imputabile ad una riduzione delle quantità di cibo disponibile - quanto un'emergenza economica che, a causa di una riduzione generale dei consumi, sta determinando significative conseguenze anche sul fronte alimentare", ha riassunto mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale ialiana.
La linea scelta dalla Santa Sede nella presentazione del suo Padiglione aiuta a riportare l'Expo, che Milano ospiterà da maggio ad ottobre, ai contenuti per i quali era stato immaginato e di cui il tema generale "Nutrire il pianeta" è sintesi: mostrare come la globalizzazione è in grado di sconfiggere una delle condizioni endemiche di una parte dell'umanità, cioè la denutrizione e la fame. Il Padiglione "Non di solo pane" è promosso, realizzato e gestito in collaborazione dal Pontificio Consiglio della Cultura (a nome della Santa Sede), dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Diocesi di Milano, con il contributo del Pontificio Consiglio "Cor Unum". L'Università Cattolica del Sacro Cuore e l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono i partner scientifici che aiuteranno a sviluppare e supportare i temi di riflessione. Quindi i visitatori troveranno informazioni e proposte che coinvolgono l'intera persona umana, non solo le situazioni di difficoltà.
La fame in Italia. Le situazioni di difficoltà sono però lì a spiegare che il cibo è un bisogno prima che un piacere e che "Nutrire il pianeta" significa prima di tutto nutrire quelli che lo abitano. Per questo la presentazione del Padiglione è stata l'occasione per presentare la "fame in Italia" da parte della Chiesa italiana.
Ecco alcuni dati forniti da mons. Domenico Pompili.
Oggi in Italia oltre 4 milioni di persone (di cui il 70 per cento cittadini italiani) sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari in Italia è in continuo aumento. Sono persone sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15 mila strutture caritative territoriali della Caritas italiana attraverso i pacchi alimentari, le mense o altre forme di intervento. In particolare spiccano la distribuzione di viveri sotto forma di pacchi viveri o altre modalità più o meno innovative di aiuto (60,1 per cento di interventi) e di vestiario (30,9 per cento), i servizi mensa (18,1 per cento) e i buoni pasto (circa 5 per cento). Percentuali in crescita rispetto al 2013 in cui già metà degli interventi era rivolto a questo genere di bisogno. Più nello specifico, circa due terzi degli interventi inerenti beni e servizi primari hanno riguardato l'ambito alimentare.
L'azione ecclesiale contro la fame in Italia si realizza anche con le 1.148 iniziative anticrisi avviate nelle diocesi. Gli empori solidali/botteghe di vendita sono presenti in 109 diocesi (+70 in cinque anni). Rispetto al 2010 le iniziative diocesane risultano pressoché raddoppiate (+99,0 per cento).
"L'aumento di persone che richiedono aiuti alimentari - commenta mons. Pompili - è sintomo di un problema anzitutto di natura economica. Poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili - le bollette, l'affitto, le rate di un debito o di un mutuo - per far quadrare le spese si taglia laddove, pur con sofferenza, si può tagliare: istruzione, salute e, appunto, cibo. E così sempre più persone, strette nella morsa della crisi, rinunciano in toto o in parte agli acquisti alimentari, rivolgendosi poi a enti caritatevoli per sopperire a queste mancanze".
Per un certo periodo la Caritas italiana ha dovuto accrescere il suo intervento in attesa dell'avvio del Programma europeo di fornitura di beni essenziali (prodotti alimentari e beni di consumo di base) agli indigenti (FEAD). Caritas Italiana - grazie al sostegno della CEI che ad essa destina una parte significativa dei fondi dell'8x1000) - ha attivato nel 2013 un canale di finanziamento ulteriore relativo al rimborso di spese per l'acquisto di beni alimentari in favore di persone e famiglie. Solo tra giugno e dicembre 2013 sono state soddisfatte più di 150 richieste di rimborso (pari al 70 per cento delle Caritas diocesane) per circa 6 milioni di euro.
La fame in Europa. Ora il Fondo europeo FEAD è stato attivato. Anche questo è un elemento poco noto all'opinione pubblica, che tende ad identificare l'Unione Europea come soggetto prevalentemente economico. Il programma Fund for European Aid to the Most Deprived (FEAD) si sviluppa nell'arco di sei anni e si pone l'obiettivo di aiutare chi è in difficoltà non con aiuti finanziari, ma cercando di sopperire alla mancanza di beni materiali.
La Commissione europea ha stanziato circa 3,8 miliardi di euro destinati a quattro milioni di persone in difficoltà. Con l'ausilio di questa cifra, l'Europa vuole dare un supporto concreto a chi ha subito forti contraccolpi dalla crisi sociale ed economica. L'obiettivo è quindi quello di contribuire in modo concreto alla lotta contro la povertà. La decisione della Commissione tiene conto di alcuni dati raccolti nel 2013, secondo i quali circa il 24,5 per cento della popolazione europea si trovava a rischio di esclusione sociale o in una situazione di povertà. Circa il 9,6 per cento di questa parte della popolazione è stato costretto a scontrarsi con una forte mancanza di beni materiali.
All'Italia sono destinati 670 milioni di euro - la cifra più alta - e il fondo provvederà a distribuire gratuitamente cibo alle persone in difficoltà (per una spesa totale pari al 60 per cento del budget). Fornirà anche materiale scolastico ai bambini di famiglie disagiate e offrirà assistenza ai senzatetto, distribuendo sacchi a pelo, prodotti per l'igiene, vestiti e beni di base.
Il cibo anche nel programma europeo la fa dunque da protagonista. E anche questo programma dà il segno della validità della proposta della Santa Sede con il proprio Padiglione all'Expo di Milano.
19 aprile 2015