"Siamo rimasti in braghe di tela. Il settore tessile tra problematiche e possibili soluzioni": su questo tema l'Unione provinciale artigiani di Padova organizza per mercoledì 16 marzo dalle 10 alle 13 al Caffè Pedrocchi una iniziativa di informazione all'opinione pubblica e di sensibilizzazione delle istituzioni. Il senatore Tino Bedin, impegnato in Senato nelle votazioni sulla riforma della Costituzione, ha inviato una lettera a Carla Zanovello, presidente del Sistema di Categorie Tessile Abbigliamento Cuoio dell'Upa di Padova.
lettera di Tino Bedin a Carla Zanovello
Cara Presidente Zanovello,
desidero "partecipare", anche se da Roma, all'iniziativa di mercoledì 16 marzo promossa dal Sistema Tessile Abbigliamento Cuoio al Pedrocchi. Il tema, le aziende coinvolte, le persone - artigiani e lavoratori - preoccupate sono così rilevanti che è indispensabile un impegno della politica, a fianco della vostra laboriosa iniziativa imprenditoriale.
Come sai, fin dall'autunno del 2003, cioè con più di un anno di anticipo, avevo interessato il governo in vista della scadenza dell'Accordo multifibre e in presenza di alcune proposte dell'Unione Europea agli Stati membri per preparare la transizione. Il governo italiano, come altri governi, è rimasto ad aspettare. Eppure c'era uno spazio autonomo che l'Italia poteva ricoprire, visto che il nuovo mercato mondiale del Tessile avrebbe comportato drastici cambiamenti non solo nelle economie industriali, ma anche nelle economie in transizione come quelle della Tunisia, del Marocco, della Turchia e della Romania. Non a caso uno degli orientamenti europei nell'ottobre del 2003 era di organizzare una risposta euromediterranea e l'Italia, per la sua posizione e per i rapporti politici ed economici che ha con i paesi che ho ricordati, avrebbe potuto fare da capofila.
Ora si continua ad aspettare. Il provvedimento sulla competitività, approdato finalmente al Consiglio dei ministri di venerdì scorso, sembra estraneo alla situazione del Tessile. Gli ammortizzatori sociali per le piccole imprese sono inadeguati ad un processo di ristrutturazione e di rilancio, al quale la Vostra Categoria si sta dedicando, ma per il quale ci vuole il tempo necessario. Non vi è poi traccia di una politica concreta per supportare la vendita e la promozione dei prodotti made in Italy, inteso come prodotto di qualità, innovativo, che non incorpora lavoro minorile, deficit ambientali, insicurezza sociale. Si sta discutendo di dazi, invece che di sfide da portare all'esterno. Ma gli artigiani sono diventati la base della società padovana e veneta perché hanno accettato la sfida che il grande capitalismo faceva alla loro condizione. Si sono difesi, attaccando.
Questa sfida non riguarda solo i mercati esterni; riguarda sempre più il mercato domestico ed anche di questo il decreto competitività non sembra accorgersi. Il capitalismo industriale italiano, quello che crede di fare il suo dovere con la Ferrari e Valentino, ha la responsabilità di aver rinunciato negli anni alle reti commerciali italiane, che oggi sono in mano a multinazionali straniere che controllano non solo la distribuzione, ma anche gli approvvigionamenti, contribuendo ad impoverire il sistema manifatturiero italiano. Questa è una delle questioni più urgenti, sulle quali impegnarci come Istituzioni repubblicane a tutti i livelli, avendo ben chiaro cosa significa essere "padroni" della distribuzione; avendolo ben chiaro anche a Padova, dove le strutture pubbliche non possono essere messe in vendita per produrre reddito immediato, ma senza avere una alternativa strategica di supporto all'impresa come hanno avuto la Fiera e la Zip, il Cosecon o la Zaico.
Mi sono dilungato, mentre volevo solo portare un saluto, ma - come sai - uno degli impegni che mi son preso da parlamentare è proprio con la Impresa familiare padovana.
Auguro che l'opinione pubblica e le Istituzioni siano attente all'iniziativa di mercoledì e confermo la disponibilità a sostenere nella sede parlamentare tutte le vostre proposte.
Un caro saluto.
15 marzo 2005
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