ECONOMIA E LAVORO

Carta europea e Libro Verde aggiornati al 2003
L'Europa guarda con attenzione
alle piccole e medie imprese

I governi chiedono più provvedimenti concreti e più semplificazione

Il senatore Tino Bedin, su invito del presidente Raffaele Bordin, ha partecipato sabato 15 marzo all'annuale cena degli artigiani del mandamento di Abano Terme, aderente all'Upa. Nel breve saluto ha accennato alle scadenze europee per le piccole e medie imprese. Riportiamo il testo integrale della comunicazione.

Il Rapporto 2003 al Consiglio e al Parlamento europeo sull'attuazione della Carta europea per le piccole imprese, emesso il 21 gennaio 2003, è il terzo che la Commissione produce. Sono passati due anni e mezzo da quando, nel giugno del 2000, la Carta europea per le piccole imprese è stata firmata dai Capi di Stato e di governo a Santa Maria da Feira. È una tappa fondamentale nel raggiungimento dell'obiettivo di Lisbona di fare dell'Europa l'economia più competitiva e dinamica entro il 2010. Essa riconosce alle Pmi un ruolo centrale nello sviluppo della competitività, innovazione e occupazione in Europa.
La Carta invita gli Stati membri e la Commissione a supportare le Pmi nei punti per loro più critici: la formazione e l'aggiornamento, l'avviamento veloce ed economico, una migliore legislazione e regolamentazione, la facilità di accesso telematico e il commercio via internet, il raggiungimento degli altri mercati, il fisco e la finanza, l'innovazione tecnologica, una migliore rappresentanza degli interessi delle Pmi a livello nazionale e comunitario.
Gli impegni della Carta incarnano il principio "Pensare anzitutto in piccolo" e riconoscono che le piccole imprese costituiscono la spina dorsale dell'economia europea e la chiave della nostra concorrenzialità. Ecco perché la Carta svolge un ruolo centrale nel realizzare l'obiettivo fissato a Lisbona consistente nel fare dell'Europa l'economia fondata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo.
La Carta sta ampliando la propria influenza. Dopo essere stata firmata dai paesi candidati nell'aprile 2002 a Maribor, essa è divenuta il fondamento della politica che sarà adottata in futuro per le piccole imprese dall'Europa allargata.
Il Rapporto 2003 fornisce una breve rassegna dei principali provvedimenti presi lo scorso anno dagli Stati membri, dalla Norvegia e dalla Commissione al fine di attuare la Carta. A tale proposito esso mira a identificare i punti forti e i punti deboli nell'Unione europea, a mettere in evidenza le misure nazionali più promettenti e a formulare raccomandazioni per le prossime azioni. Inoltre incoraggia lo scambio di esperienze e di buone pratiche tra gli Stati membri.
Da Rapporto emerge che il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi è molto lento, tanto che sembra quasi che i migliori stiano ulteriormente migliorando le loro prestazioni, mentre quelli più indietro non riescono a compiere progressi. In alcuni Stati membri, ad esempio, è possibile registrare una impresa per via telematica, mentre altri continuano a dibattersi in procedure di avviamento lunghe e complesse. Così è per tutte le pratiche: qualcuno consente di svolgere tutti gli adempimenti on line, altri cominciano adesso a mettere i modelli.
Lo scambio di buone pratiche sembra essere la via più gradita per diffondere il miglioramento. L'attuale rapporto indica che gli Stati membri hanno iniziato ad imparare l'uno dall'altro nell'elaborare le misure di politica nazionale. La Svezia, ad esempio, ha istituito un sistema di garanzia dei prestiti per le PMI modellato sulle pratiche sviluppate nei Paesi Bassi e in Finlandia. Il Belgio si è ispirato alla Danimarca, alla Francia, ai Paesi Bassi e all'Austria per la sua politica in materia di gruppi di imprese. La Commissione continua a stimolare questo processo d'apprendimento dalle buone pratiche, che sta cominciando a produrre risultati.
In realtà, come ha dichiarato il Parlamento europeo, "la responsabilità della messa in atto di quasi tutti i punti d'azione contenuti nella Carta europea delle piccole imprese ricade sugli Stati membri". Sono infatti prevalentemente gli Stati membri a determinare il contesto in cui operano le piccole imprese. I maggiori sforzi da parte dei governi sono stati fatti nell'istruzione e nel miglioramento della regolamentazione. Un anno fa solo due Stati membri avevano segnalato iniziative per la promozione delle competenze imprenditoriali nella scuola primaria. Oggi sono almeno cinque i paesi che hanno preso provvedimenti di questo genere nelle scuole primarie e molte altre misure sono in preparazione. Sono stati inoltre presi nuovi provvedimenti destinati alle scuole secondarie. Gli Stati membri hanno segnalato vari provvedimenti legislativi che vanno dal consolidamento e dalla semplificazione delle normative allo sviluppo di sistemi di valutazione dell'impatto normativo.
Le organizzazioni imprenditoriali sono sempre più coinvolte nel processo di attuazione della Carta. Esse possono svolgere un importante ruolo mettendo in evidenza i veri problemi, valutando l'impatto delle misure adottate e divulgando le buone pratiche.

Il Consiglio Europeo di primavera. Sulla base dei risultati di tali sforzi e del processo di attuazione della Carta, la Commissione ha emanato, lo scorso 21 gennaio, un Libro verde sull'imprenditorialità europea, in cui lancia un più ampio dibattito su come "produrre" un maggior numero di imprenditori e come far crescere le imprese europee. Il seguito dato al Libro verde dovrebbe a sua volta contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Carta europea per le piccole imprese.
L'attenzione dell'Unione europea sulle Pmi non è solo concentrata sulla Carta, o sul Libro Verde, che sono documenti prodotti dalla Commissione, e potrebbero sembrare lontani dalla pratica dei singoli paesi. Il Consiglio europeo di primavera, che si terrà il prossimo 21 marzo, è un appuntamento annuale nel quale si verifica lo stato di avanzamento del processo di Lisbona, cioè l'obiettivo di fare dell'Europa il posto più competitivo e dinamico al mondo entro il 2010, basandosi sulla conoscenza. Questo Consiglio poi determina le priorità per il resto dell'anno in campo economico, sociale e ambientale.
Nel presentare al Parlamento europeo il contributo della Commissione al Consiglio di primavera, il presidente Romano Prodi ha detto: "Il messaggio che voglio darvi che l'Europa può vincere. Può vincere la sfida della modernizzazione e dell'innovazione e può dimostrare che il modello economico e sociale Europeo è un modello di riferimento mondiale".
Le sfide da vincere sono però molte. Prodi ha indicato quelle che riguardano tutti i paesi: dedicare alla ricerca il 3% del Pil, spendere di più nell'istruzione, dato che attualmente un giovane su cinque abbandona gli studi senza avere ottenuto una qualifica, ripensare al modo in cui prepariamo i nostri giovani a entrare in un mercato del lavoro e in un mondo dell'impresa sempre più esigenti. Prodi ha ribadito che il primato nel mondo lo si raggiunge solo attraverso la costruzione della società della conoscenza.
A questo vertice di primavera il Consiglio europeo si è preparato con cura. Ai primi di marzo si sono riuniti i ministri che fanno parte dell'area Competitività (un'area nuova, che comincia adesso a funzionare), i quali hanno indicato alcune vie per migliorare la competitività delle imprese europee, e delle Pmi in primo luogo.
1. Semplificare e di migliorare la legislazione sia al livello comunitario sia nazionale.
2. Consultare le aziende prima di emettere leggi e valutarne l'impatto.
3. Accelerare l'attuazione della Carta europea delle piccole aziende "in un modo innovatore", orientare meglio le azioni che prevede e colmare le differenze di risultati tra gli Stati membri.
4. Migliorare l'istruzione e la formazione alle competenze imprenditoriali.
5, Stimolare l'innovazione e il trasferimento di tecnologie.
6. Incoraggiare l'investimento con un migliore accesso al capitale di rischio.

Richieste specifiche di Francia e Gran Bretagna. La Francia e la Gran Bretagna sono entrate più nei dettagli. Vogliono:
1) valorizzare l'imprenditorialità e il ruolo dell'imprenditore attraverso una campagna informativa al livello locale e regionale per promuovere presso i giovani l'interesse per le imprese;
2) migliorare i dispositivi di garanzia per il finanziamento delle PMI: il Regno Unito e la Francia sostengono il principio di uno studio comparativo al livello dell'UE per arrivare a una miglior conoscenza e a una maggior comprensione dei dispositivi esistenti;
3) migliorare l'accesso agli appalti pubblici per le PMI: i due Stati si impegnano "da un lato, a controllare che le piccole imprese usufruiscano di una parità di accesso ai contratti del settore pubblico, d'altro canto, ad aumentare la quota degli appalti pubblici che vanno alle PMI". Incoraggiano inoltre gli Stati membri e la Commissione a rivedere le loro procedure di aggiudicazione per agevolare l'accesso per le PMI;
4) migliorare il quadro normativo: il Regno Unito e la Francia approvano il lavoro intrapreso dalla Commissione europea nell'ambito del Piano "per una migliore normativa", adottato nel giugno 2002, e sono a favore di una "valutazione approfondita degli effetti della regolamentazione europea sulle PMI sulla base di uno studio degli ostacoli propri ad ogni fase di sviluppo di un'impresa";
5) sviluppare il dialogo sociale: i due paesi ritengono che la Commissione dovrebbe esaminare in che modo il piano d'azione sulla semplificazione potrebbe applicarsi alle proposte risultanti dal dialogo sociale. Invitano inoltre a prospettare nel suo futuro piano d'azione sullo spirito imprenditoriale i metodi per applicare alle PMI le migliori pratiche in materia di consultazione e di partecipazione, "se possibile, senza che questo richieda una modifica del Trattato";
6) incoraggiare l'istruzione e la formazione: i firmatari "vorrebbero che tutti gli Stati membri facessero una dichiarazione mirante a stabilire un calendario a livello nazionale per costruire una competenza imprenditoriale, una comprensione dell'economia e dell'impresa ed una qualifica in materia finanziaria tra tutti i giovani", nonché per lo sviluppo di nuovi strumenti, specialmente pedagogici;
7) Incoraggiare l'imprenditoria nel pubblico sfavorito: il Regno Unito e la Francia ritengono in particolare che "la Commissione dovrebbe adottare misure per orientare i fondi europei in favore del pubblico poco rappresentato o sfavorito, nonché delle imprese che perseguono obiettivi sociali";
8) Agevolare la ripresa di imprese: constatando che "la ripresa con successo di un'impresa permette di mantenere in media cinque posti di lavoro, laddove la creazione di un'impresa ne genera in media soltanto due", il Regno Unito e la Francia ritengono che gli Stati membri debbano adottare un numero maggiore di disposizioni per agevolare queste riprese e sostengono le misure proposte dalla Commissione per sviluppare lo scambio delle "migliori pratiche in questa materia";
9) Migliorare il quadro normativo: i firmatari ritengono che la relazione del gruppo "Winter" ad alto livello sul diritto delle società costituisca "una base solida" per permettere alla Commissione di sviluppare il suo prossimo Piano d'azione sui diritti delle società, specialmente perché mette "in evidenza la necessità di distinguere i diversi tipi di imprese".

15 marzo 2003

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19 marzo 2003
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