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Giorni dell'Europa

Venerdì 6 ottobre 2000

1. JUGOSLAVIA - Inizia una storia senza Milosevic.
A Belgrado è iniziato il primo giorno del dopo Milosevic. Decine di migliaia di persone hanno festeggiato durante la notte a Belgrado la vittoria dell’opposizione sul regime di Slobodan Milosevic. I dimostranti sono stati invitati a presidiare la capitale per evitare eventuali tentativi repressivi. Il Parlamento è convocato per oggi in seduta costituente e si prevede che la riunione si svolgerà in una sede diversa dall’edificio danneggiato durante gli incidenti di ieri.
Il leader dell'Opposizione democratica serba (Dos) e presidente eletto della Jugoslavia Vojislav Kostunica si è detto grato all'Italia per le dichiarazioni di sostegno del Governo italiano, delle quali ha apprezzato “tenore e contenuti”, auspicando il ripristino delle relazioni privilegiate con Roma sia sul piano bilaterale che nel quadro dell'Unione europea. Lo ha detto lo stesso Kostunica all'ambasciatore italiano a Belgrado Giovanni Caracciolo, durante un incontro con alcuni capi missione dei Pesi membri dell’Unione Europea.
Intanto il Ministro degli Esteri russo Igor Ivanov è partito questa mattina per Belgrado su richiesta del Presidente Vladimir Putin.
L’Unione Europea si predispone già dai prossimi giorni a eliminare le sanzioni, come annunciato dall’Alto Rappresentante per la PESC Javier Solana.

2. REGNO UNITO - Blair indica le condizioni e le conseguenze della "Grande Europa"
Oggi a Varsavia atteso discorso del Premier britannico Blair incentrato sui temi dell’allargamento. Blair ha incontrato ieri a Londra il Presidente del Consiglio Giuliano Amato, per discutere della preparazione dei Consigli Europei di Biarritz e di Nizza e del processo di allargamento. Alla Borsa di Varsavia e davanti ai colleghi Primi Ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia e al Ministro degli Esteri ungherese, Tony Blair enuncierà probabilmente i capisaldi della posizione britannica in materia: elezioni del Parlamento europeo del 2004 estese ai nuovi membri dell’Europa Orientale; maggior ruolo per il Consiglio Europeo; istituire una seconda Camera del Parlamento europeo composta da parlamentari nazionali, che vigili sulla ripartizione delle competenze.
Un discorso importante per l’accento sull'allargamento “necessità morale ed opportunità politica” e con qualche apertura incoraggiante sulle riforme istituzionali, come ad esempio un probabile accenno all’utilizzo della cooperazione rafforzata “settoriale” nel secondo e nel terzo pilastro, ma caratterizzato da un’impostazione intergovernativa e  poco aperto alla difesa del metodo comunitario.
Nell’arco delle varie posizioni sul futuro dell’Europa finora espresse, la Germania e l’Italia si pongono sul vertice integrazionista; poco distante il Benelux; in una posizione sempre di avanguardia, ma con un "gollismo" di fondo, la Francia; perplessa di fronte ad ulteriori condivisioni di sovranità la Spagna; in favore di un'ottica di stampo intergovernativo il Regno Unito; fino alle posizioni minimaliste di Danimarca e Svezia che, poco interessati al rafforzamento istituzionale, sembrano in favore di un’Unione "allargata" e "diluita".

3. RUSSIA – In molte regioni non ancora garantiti i diritti umani.
Molte regioni russe sono ancora lontane dai livelli europei nella protezione dei diritti umani. È quanto emerge da un rapporto della sezione russa del “Gruppo di Helsinki” (OSCE), presentato ieri a Mosca. Il rapporto analizza il rispetto degli standard sui diritti umani da parte delle autorità locali. La situazione peggiore è stata rilevata nelle regioni a maggioranza etnica mongola della Calmucchia e del Bashkorkostan, dove i leader regionali Kirsan Iliumzhinov e Murtazà Rakhimov sono accusati di violare i diritti garantiti dalla Costituzione post-comunista, mentre dati più rassicuranti provengono dalla Russia europea, e in particolare dalle regioni di Samara (sul Volga) e di Novgorod.
In generale, tuttavia, “gli standard internazionali sui diritti umani non sono rispettati”, ha ammonito Alekseieva, Presidente del “Gruppo di Helsinki” a Mosca, sottolineando come “il problema più grave sia quello di un sistema giudiziario ancora troppo simile a quello sovietico”.
Il rapporto, redatto sulla base di dati raccolti in 60 regioni, sarà distribuito al Parlamento russo, ai dirigenti regionali, ai media ed a vari organismi internazionali.

Giorni dell'Europa


6 ottobre  2000
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