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1. FRANCIA - Il "caro petrolio" va nascere l'incertezza
sociale.
Il continuo
aumento del prezzo del petrolio di questi ultimi mesi sta introducendo elementi
di instabilità economica e sociale che, pur in un quadro ancora
congiunturalmente positivo, potrebbero anche ripercuotersi sul piano politico.
La fase congiunturale positiva che la Francia sperimenta da oltre due anni
sembra finora da imputare principalmente ad un forte dinamismo della domanda,
sostenuto dalla fiducia dei consumatori che hanno sostanzialmente visto
confermare il loro ottimismo accrescendo di conseguenza ulteriormente i consumi
e rafforzando un ciclo virtuoso. In concomitanza con l'esplodere del
"caro-petrolio" sono tuttavia apparsi una serie di indicatori in
contro-tendenza, la cui piena portata non è ancora chiara alla maggioranza
degli osservatori, ma che potrebbero anche essere interpretati come le prime
avvisaglie di fenomeni più profondi, superiori al pur "rumoroso"
malessere collegato con il rincaro dei prodotti petroliferi.
In particolare, tra i mesi di giugno e luglio è stato registrato un lieve calo
della produzione industriale dopo un lungo periodo di crescita ininterrotta, un
sia pur lieve aumento della disoccupazione (che sfiora il 10%), una più netta
diminuzione dell'attivo della bilancia commerciale (dovuta all'effetto combinato
della debolezza dell'Euro e del rincaro del greggio) e l'insorgenza di
inaspettate strettoie settoriali soprattutto in tema di manodopera
specializzata.
E' stato tuttavia il confronto diretto dell'opinione pubblica con il rincaro dei
combustibili ad aver innescato de facto
una sospensione in quella che sembrava una più che consolidata fiducia dei
consumatori, attribuendo una valenza maggiore agli indicatori negativi di cui
sopra.
Nella fase politica attuale, con l'esecutivo Jospin già esposto a diverse
critiche, le notizie provenienti dal fronte dell'economia potrebbero tradursi in
un problema politico. Il Primo Ministro si troverebbe di fronte alle
contrapposte esigenze di dimostrare da un lato fermezza per prevenire una lunga
serie di pretese sulla falsariga di quanto attuato in questi giorni dai
camionisti, ma anche far fronte ai segni di disagio provenienti dall'opinione
pubblica, per evitare un eccessivo raffreddamento del "fronte
dell'ottimismo", necessario a sostenere il circolo virtuoso che ha
assicurato la fase espansiva dell'economia d'oltre-Alpe.
2. ITALIA - Dini all'Onu:
affrontare insieme globalizzazione e immigrazione.
Remissione del debito, politiche
migratorie, integrazione europea: questi, tra i tanti temi toccati, quelli di
maggiore impatto nel discorso che il Ministro Dini ha pronunciato ieri a New
York dinanzi alla 55a Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Di questo
riproduciamo alcuni passaggi di particolare importanza.
“La soluzione dei problemi concernenti i flussi migratori è
condizionata dal processo della globalizzazione. La globalizzazione ha compresso
il tempo e lo spazio. Ha avvicinato e collegato tra loro, come non mai in
passato, Paesi agli estremi opposti della terra. (…) Il paradosso che abbiamo
davanti a noi è dato dalle difficoltà obiettive incontrate dalla
globalizzazione nell’estendersi, oltre che all’economia, alla finanza e
all’informazione, anche ai movimenti delle persone. Parecchie di queste
difficoltà vanno attribuite, per lo più, alla complessa transizione in molti
Stati avanzati verso un tipo di società multietnica e multiculturale”.
“Migliorare il destino di milioni di vite umane: ecco la sfida fondamentale da
raccogliere che è al centro del processo di sviluppo. Esso richiede un impegno
nella lotta contro la povertà chiaro, esplicito ed efficace. (…)
L’ampia remissione del debito dei Paesi più poveri non rappresenta
un’opzione bensì una via obbligata. A tal fine, l’Italia ha recentemente
adottato una legge comportante la riduzione dei debiti nella misura complessiva
di 6 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi tre anni. L'Italia vuole
svolgere un’azione propulsiva affinché i principali attori nel campo
dell’aiuto allo sviluppo si muovano con determinazione nella prospettiva della
Conferenza dei Paesi meno avanzati prevista a Bruxelles nel maggio del prossimo
anno. (…) Ma la riduzione del debito estero da sola non basta. Essa deve
essere accompagnata da politiche di buon governo all’interno dei Paesi
beneficiari, politiche che costituiscono una componente importante di una
strategia integrata alla base di un nuovo contratto sociale internazionale. In
altri termini, dobbiamo promuovere una combinazione coerente tra responsabili
riforme politiche, economiche e sociali e necessarie aperture dei mercati
internazionali”.
“L’immigrazione ha cause disparate: la poverta', i conflitti
etnico-religiosi, la repressione di regimi totalitari, le esigenze delle
economie più ricche. Oggi come non mai essa è alimentata dalla diffusione
delle immagini, che amplia, spesso oltre misura, l’orizzonte delle speranze
per una vita migliore; inoltre, ha raggiunto dimensioni sconosciute nel passato.
Agli inizi degli anni ottanta, il numero dei Paesi di immigrazione era di 39 ed
e' salito oggi a 67; mentre quello dei Paesi di emigrazione e' passato da 29 a
55. Pensare di risolvere i problemi derivanti da una realtà che si allarga a
macchia d’olio ricorrendo soltanto a intese bilaterali tra gli Stati significa
farsi delle illusioni. (…)
Al riguardo, tre sono gli strumenti da coordinare e da integrare tra loro.
Anzitutto, l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Assistenza in termini di
prevenzione e di rimozione delle tensioni, che sono, almeno in parte,
all’origine dei flussi migratori; ma assistenza, anche e soprattutto, per
facilitare l'integrazione delle economie dei Paesi in questione con quelle dei
Paesi avanzati. Questo e’ un tema prioritario che le Nazioni Unite perseguono
in diversi comitati e attraverso il rafforzamento del ruolo del UNDP. Dovremo
però lavorare per migliorare gli strumenti a nostra disposizione secondo
l’impulso lungimirante che ci viene anche dalle proposte del Segretario
Generale, Kofi Annan.
In secondo luogo, una legislazione piu' severa e cogente che scoraggi i fenomeni
clandestini. L'efficacia di una tale legislazione e’ funzione diretta della
capacita’ di organizzare una cooperazione internazionale che coinvolga
congiuntamente i Paesi di provenienza, i Paesi di transito e i Paesi di
destinazione finale. Cooperazione che miri a impedire il diffondersi di aree di
illegalita’ e di criminalita’ organizzata attraverso la promozione di
maggiore stabilita’, di piu’ autorita’ morale, di piu’ stringenti forme
di controllo delle attivita’ criminose nelle democrazie nascenti. Si
tratterebbe di un contributo importante anche per mantenere nelle opinioni
pubbliche dei Paesi industrializzati il necessario consenso verso politiche di
cooperazione.
In terzo luogo, una gestione dei flussi migratori tale da fare di questi ultimi
una fonte di stabilità e di ricchezza a vantaggio di tutti. Questi flussi
debbono prodursi in un clima di legalità. E se la legalità verra' rispettata
da tutti, essi saranno i benvenuti nei Paesi di accoglimento, cio' che favorira'
il processo di integrazione nelle relative società.
Le tre linee-guida che ho testé delineato postulano un quadro di riferimento
globale. (…) La massima sfida nell’epoca della globalizzazione consiste nel
disegnare forme nuove di cooperazione tra i Governi che permettano a ciascuno di
essi di vedere riflessi i propri interessi nelle scelte di politica
internazionale. Le Nazioni Unite continuano ad essere il luogo piu' naturale per
l'adozione di tali scelte e per assicurare la loro puntuale osservanza.”
3. ITALIA - D'accordo con l'Egitto per la
collaborazione con la Libia.
L'incontro del Ministro Dini con il Ministro egiziano Moussa, a
margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha costituito
un’importante occasione per discutere di Medio Oriente, Sudan e cooperazione
euro-mediterranea. Sul primo punto, il Ministro Moussa ha sottolineato come dopo
Camp David le parti siano ora disposte a valutare positivamente contributi
dall'esterno per la ricerca di un accordo. Tale accordo, ha evidenziato Mussa,
dovrà basarsi su un approccio globale che prenda contemporaneamente in conto la
questione dei rifugiati, della sicurezza e di Gerusalemme. Su quest'ultima
questione la posizione egiziana rimane ancorata alla proposta di istituire una
“città aperta”.
Per parte sua, il Ministro Dini ha confermato l’impegno italiano a non far
mancare l’opportuna presenza politica ed economica dei quindici, in sintonia
con gli sforzi in atto.
La discussione si è quindi incentrata su tematiche africane, ed il Ministro
Mussa ha assicurato il convinto appoggio egiziano al nuovo presidente somalo
Salad: la sua elezione lo scorso mese ha rappresentato
un tornante importantissimo e, secondo Il Cairo, egli potrà contare
sull’appoggio di tutti i paesi arabi.
Sul Sudan, il ministro Moussa ha richiamato l’esigenza che tutte le componenti
del nord risultino coinvolte nel processo di riconciliazione con la parte
meridionale. Moussa ha anche fatto stato di un miglioramento dei rapporti con il
governo di Khartoum ed ha precisato che l’Egitto è intenzionato a sostenere
la candidatura del Sudan al Consiglio di Sicurezza nelle elezioni del prossimo
mese, secondo quanto deciso dal gruppo africano.
In tema di cooperazione euro-mediterranea, i due interlocutori hanno concordato
sulla necessità di sfruttare ogni possibilità per recuperare la Libia.
4. UNGHERIA - Si riunisce a Budapest il vertice
dell'Iniziativa Trilaterale.
Si svolge oggi a Budapest il vertice a livello di Capi di Governo
dell’Iniziativa Trilaterale, inaugurata con la Dichiarazione di Roma
dell’ottobre 1996 tra Italia, Slovenia ed Ungheria, nel quale verrà
ufficialmente formalizzato l’allargamento, su iniziativa italiana, alla
Croazia. La finalità a carattere generale dell’Iniziativa Trilaterale è
stata quella di favorire il processo di integrazione nelle alleanze
euro-atlantiche di Slovenia e Ungheria attraverso una sempre maggiore stabilità
politica della regione. A questo tema il Presidente del Consiglio riserverà
particolare attenzione nel suo discorso introduttivo, sottolineando i risultati
raggiunti.
Elemento centrale dell’Iniziativa è da sempre il progetto di costruzione del
corridoio multimodale n°5 delle reti transeuropee (Trieste-Lubiana-Budapest-Kiev).
Su questo rilevante volet si rende ora necessario superare alcune divergenze
relative al tratto sloveno del percorso al superamento delle quali è anche
connesso il reperimento dei
finanziamenti necessari a far decollare l’opera dalla cui realizzazione è
legato un ulteriore rilancio delle attività portuali di Trieste.
Il ventaglio della collaborazione si è andato col tempo allargando estendendosi
alla cooperazione nel settore militare (che ha condotto alla costituzione di una
Forza Terrestre Italo-Slovena-Magiara), tecnologico, scientifico, culturale,
della libera circolazione delle persone, giudiziario, lotta alla criminalità
organizzata, riciclaggio e narcotraffico.
Da un punto di vista politico, il Vertice di Budapest sancisce l’adesione
della Croazia alla Trilaterale italo-sloveno-ungherese. La formalizzazione della
decisione assunta ad agosto a livello di sottosegretari rappresenta un atto di
riconoscimento al mutato clima politico instauratosi a Zagabria dopo le elezioni
politiche che ha permesso anche un miglioramento delle relazioni bilaterali
croato-slovene. L’adesione croata non mancherà di avere ripercussioni
positive sul Paese adiatico, soprattutto nel campo delle infrastrutture connesse
alla costruzione del corridoio numero 5.
14
settembre 2000 webmaster@euganeo.it |
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il
collegio senatoriale di Tino Bedin |