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Giorni dell'Europa

Giovedì 14 settembre 2000

1. FRANCIA - Il "caro petrolio" va nascere l'incertezza sociale.
Il continuo aumento del prezzo del petrolio di questi ultimi mesi sta introducendo elementi di instabilità economica e sociale che, pur in un quadro ancora congiunturalmente positivo, potrebbero anche ripercuotersi sul piano politico. La fase congiunturale positiva che la Francia sperimenta da oltre due anni sembra finora da imputare principalmente ad un forte dinamismo della domanda, sostenuto dalla fiducia dei consumatori che hanno sostanzialmente visto confermare il loro ottimismo accrescendo di conseguenza ulteriormente i consumi e rafforzando un ciclo virtuoso. In concomitanza con l'esplodere del "caro-petrolio" sono tuttavia apparsi una serie di indicatori in contro-tendenza, la cui piena portata non è ancora chiara alla maggioranza degli osservatori, ma che potrebbero anche essere interpretati come le prime avvisaglie di fenomeni più profondi, superiori al pur "rumoroso" malessere collegato con il rincaro dei prodotti petroliferi.
In particolare, tra i mesi di giugno e luglio è stato registrato un lieve calo della produzione industriale dopo un lungo periodo di crescita ininterrotta, un sia pur lieve aumento della disoccupazione (che sfiora il 10%), una più netta diminuzione dell'attivo della bilancia commerciale (dovuta all'effetto combinato della debolezza dell'Euro e del rincaro del greggio) e l'insorgenza di inaspettate strettoie settoriali soprattutto in tema di manodopera specializzata.
E' stato tuttavia il confronto diretto dell'opinione pubblica con il rincaro dei combustibili ad aver innescato de facto una sospensione in quella che sembrava una più che consolidata fiducia dei consumatori, attribuendo una valenza maggiore agli indicatori negativi di cui sopra.
Nella fase politica attuale, con l'esecutivo Jospin già esposto a diverse critiche, le notizie provenienti dal fronte dell'economia potrebbero tradursi in un problema politico. Il Primo Ministro si troverebbe di fronte alle contrapposte esigenze di dimostrare da un lato fermezza per prevenire una lunga serie di pretese sulla falsariga di quanto attuato in questi giorni dai camionisti, ma anche far fronte ai segni di disagio provenienti dall'opinione pubblica, per evitare un eccessivo raffreddamento del "fronte dell'ottimismo", necessario a sostenere il circolo virtuoso che ha assicurato la fase espansiva dell'economia d'oltre-Alpe.

2. ITALIA - Dini all'Onu: affrontare insieme globalizzazione e immigrazione.
Remissione del debito, politiche migratorie, integrazione europea: questi, tra i tanti temi toccati, quelli di maggiore impatto nel discorso che il Ministro Dini ha pronunciato ieri a New York dinanzi alla 55a Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Di questo riproduciamo alcuni passaggi di particolare importanza.
“La soluzione dei problemi concernenti i flussi migratori è condizionata dal processo della globalizzazione. La globalizzazione ha compresso il tempo e lo spazio. Ha avvicinato e collegato tra loro, come non mai in passato, Paesi agli estremi opposti della terra. (…) Il paradosso che abbiamo davanti a noi è dato dalle difficoltà obiettive incontrate dalla globalizzazione nell’estendersi, oltre che all’economia, alla finanza e all’informazione, anche ai movimenti delle persone. Parecchie di queste difficoltà vanno attribuite, per lo più, alla complessa transizione in molti Stati avanzati verso un tipo di società multietnica e multiculturale”.
“Migliorare il destino di milioni di vite umane: ecco la sfida fondamentale da raccogliere che è al centro del processo di sviluppo. Esso richiede un impegno nella lotta contro la povertà chiaro, esplicito ed efficace. (…)
L’ampia remissione del debito dei Paesi più poveri non rappresenta un’opzione bensì una via obbligata. A tal fine, l’Italia ha recentemente adottato una legge comportante la riduzione dei debiti nella misura complessiva di 6 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi tre anni. L'Italia vuole svolgere un’azione propulsiva affinché i principali attori nel campo dell’aiuto allo sviluppo si muovano con determinazione nella prospettiva della Conferenza dei Paesi meno avanzati prevista a Bruxelles nel maggio del prossimo anno. (…) Ma la riduzione del debito estero da sola non basta. Essa deve essere accompagnata da politiche di buon governo all’interno dei Paesi beneficiari, politiche che costituiscono una componente importante di una strategia integrata alla base di un nuovo contratto sociale internazionale. In altri termini, dobbiamo promuovere una combinazione coerente tra responsabili riforme politiche, economiche e sociali e necessarie aperture dei mercati internazionali”.
“L’immigrazione ha cause disparate: la poverta', i conflitti etnico-religiosi, la repressione di regimi totalitari, le esigenze delle economie più ricche. Oggi come non mai essa è alimentata dalla diffusione delle immagini, che amplia, spesso oltre misura, l’orizzonte delle speranze per una vita migliore; inoltre, ha raggiunto dimensioni sconosciute nel passato. Agli inizi degli anni ottanta, il numero dei Paesi di immigrazione era di 39 ed e' salito oggi a 67; mentre quello dei Paesi di emigrazione e' passato da 29 a 55. Pensare di risolvere i problemi derivanti da una realtà che si allarga a macchia d’olio ricorrendo soltanto a intese bilaterali tra gli Stati significa farsi delle illusioni. (…)
Al riguardo, tre sono gli strumenti da coordinare e da integrare tra loro. Anzitutto, l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Assistenza in termini di prevenzione e di rimozione delle tensioni, che sono, almeno in parte, all’origine dei flussi migratori; ma assistenza, anche e soprattutto, per facilitare l'integrazione delle economie dei Paesi in questione con quelle dei Paesi avanzati. Questo e’ un tema prioritario che le Nazioni Unite perseguono in diversi comitati e attraverso il rafforzamento del ruolo del UNDP. Dovremo però lavorare per migliorare gli strumenti a nostra disposizione secondo l’impulso lungimirante che ci viene anche dalle proposte del Segretario Generale, Kofi Annan.
In secondo luogo, una legislazione piu' severa e cogente che scoraggi i fenomeni clandestini. L'efficacia di una tale legislazione e’ funzione diretta della capacita’ di organizzare una cooperazione internazionale che coinvolga congiuntamente i Paesi di provenienza, i Paesi di transito e i Paesi di destinazione finale. Cooperazione che miri a impedire il diffondersi di aree di illegalita’ e di criminalita’ organizzata attraverso la promozione di maggiore stabilita’, di piu’ autorita’ morale, di piu’ stringenti forme di controllo delle attivita’ criminose nelle democrazie nascenti. Si tratterebbe di un contributo importante anche per mantenere nelle opinioni pubbliche dei Paesi industrializzati il necessario consenso verso politiche di cooperazione.
In terzo luogo, una gestione dei flussi migratori tale da fare di questi ultimi una fonte di stabilità e di ricchezza a vantaggio di tutti. Questi flussi debbono prodursi in un clima di legalità. E se la legalità verra' rispettata da tutti, essi saranno i benvenuti nei Paesi di accoglimento, cio' che favorira' il processo di integrazione nelle relative società.
Le tre linee-guida che ho testé delineato postulano un quadro di riferimento globale. (…) La massima sfida nell’epoca della globalizzazione consiste nel disegnare forme nuove di cooperazione tra i Governi che permettano a ciascuno di essi di vedere riflessi i propri interessi nelle scelte di politica internazionale. Le Nazioni Unite continuano ad essere il luogo piu' naturale per l'adozione di tali scelte e per assicurare la loro puntuale osservanza.”

3. ITALIA - D'accordo con l'Egitto per la collaborazione con la Libia.
L'incontro del Ministro Dini con il Ministro egiziano Moussa, a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha costituito un’importante occasione per discutere di Medio Oriente, Sudan e cooperazione euro-mediterranea. Sul primo punto, il Ministro Moussa ha sottolineato come dopo Camp David le parti siano ora disposte a valutare positivamente contributi dall'esterno per la ricerca di un accordo. Tale accordo, ha evidenziato Mussa, dovrà basarsi su un approccio globale che prenda contemporaneamente in conto la questione dei rifugiati, della sicurezza e di Gerusalemme. Su quest'ultima questione la posizione egiziana rimane ancorata alla proposta di istituire una “città aperta”.
Per parte sua, il Ministro Dini ha confermato l’impegno italiano a non far mancare l’opportuna presenza politica ed economica dei quindici, in sintonia con gli sforzi in atto.
La discussione si è quindi incentrata su tematiche africane, ed il Ministro Mussa ha assicurato il convinto appoggio egiziano al nuovo presidente somalo Salad: la sua elezione lo scorso mese ha  rappresentato un tornante importantissimo e, secondo Il Cairo, egli potrà contare sull’appoggio di tutti i paesi arabi.
Sul Sudan, il ministro Moussa ha richiamato l’esigenza che tutte le componenti del nord risultino coinvolte nel processo di riconciliazione con la parte meridionale. Moussa ha anche fatto stato di un miglioramento dei rapporti con il governo di Khartoum ed ha precisato che l’Egitto è intenzionato a sostenere la candidatura del Sudan al Consiglio di Sicurezza nelle elezioni del prossimo mese, secondo quanto deciso dal gruppo africano.
In tema di cooperazione euro-mediterranea, i due interlocutori hanno concordato sulla necessità di sfruttare ogni possibilità per recuperare la Libia.

4. UNGHERIA - Si riunisce a Budapest il vertice dell'Iniziativa Trilaterale.
Si svolge oggi a Budapest il vertice a livello di Capi di Governo dell’Iniziativa Trilaterale, inaugurata con la Dichiarazione di Roma dell’ottobre 1996 tra Italia, Slovenia ed Ungheria, nel quale verrà ufficialmente formalizzato l’allargamento, su iniziativa italiana, alla Croazia. La finalità a carattere generale dell’Iniziativa Trilaterale è stata quella di favorire il processo di integrazione nelle alleanze euro-atlantiche di Slovenia e Ungheria attraverso una sempre maggiore stabilità politica della regione. A questo tema il Presidente del Consiglio riserverà particolare attenzione nel suo discorso introduttivo, sottolineando i risultati raggiunti.
Elemento centrale dell’Iniziativa è da sempre il progetto di costruzione del corridoio multimodale n°5 delle reti transeuropee (Trieste-Lubiana-Budapest-Kiev). Su questo rilevante volet si rende ora necessario superare alcune divergenze relative al tratto sloveno del percorso al superamento delle quali è anche connesso il  reperimento dei finanziamenti necessari a far decollare l’opera dalla cui realizzazione è legato un ulteriore rilancio delle attività portuali di Trieste.
Il ventaglio della collaborazione si è andato col tempo allargando estendendosi alla cooperazione nel settore militare (che ha condotto alla costituzione di una Forza Terrestre Italo-Slovena-Magiara), tecnologico, scientifico, culturale, della libera circolazione delle persone, giudiziario, lotta alla criminalità organizzata, riciclaggio e narcotraffico.
Da un punto di vista politico, il Vertice di Budapest sancisce l’adesione della Croazia alla Trilaterale italo-sloveno-ungherese. La formalizzazione della decisione assunta ad agosto a livello di sottosegretari rappresenta un atto di riconoscimento al mutato clima politico instauratosi a Zagabria dopo le elezioni politiche che ha permesso anche un miglioramento delle relazioni bilaterali croato-slovene. L’adesione croata non mancherà di avere ripercussioni positive sul Paese adiatico, soprattutto nel campo delle infrastrutture connesse alla costruzione del corridoio numero 5.

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14 settembre 2000
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