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1. GERMANIA - Diffusa attenzione per la visita dell'iraniano Khatami.
Si è
conclusa ieri la visita del Presidente Khatami in Germania che ha rappresentato
l'opportunità per compiere un passo in avanti nei rapporti bilaterali e
contemporaneamente per rimarcare da parte tedesca ciò che il mondo occidentale
si attende dall'Iran, soprattutto in termini di democrazia e rispetto dei
diritti umani.
La visita si è svolta in una cornice di attenta partecipazione da parte
dell'opinione pubblica tedesca che ha seguito Khatami anche nelle tappe in città
di minori per sottolineare il proprio disappunto per l'andamento dei diritti
umani in Iran. A tali critiche, nel corso della conferenza stampa conclusiva, il
Presidente Khatami ha sottolineato come il percorso in senso democratico
intrapreso dall'Iran non possa essere portato a termine "in una
notte", ribadendo la propria volontà di proseguire nel processo riformista
e democratico in atto nel paese.
Aldilà delle contestazioni ampiamente previste e che hanno portato all'arresto
di decine di persone, la visita ha segnato una svolta in positivo nei rapporti
tra Iran e Germania, dove un capo di stato iraniano non vi si recava dai tempi
della visita dello Scià nel 1967.
I successi maggiori sono stati registrati in ambito economico: il Cancelliere
Schroeder ha in particolare annunciato un sensibile aumento (da 200 milioni a un
miliardo di marchi) delle garanzia pubbliche sugli investimenti tedeschi in
Iran.
2. ITALIA - Il rapporto sulle nostre imprese
all'estero.
Verrà presentato oggi a Roma il rapporto ICE sulle attività delle
imprese italiane all'estero. Dallo studio dell'Istituto per il Commercio con
l'estero si confermano vecchie certezze e si deducono nuove possibili tendenze.
In particolare, il dato forse più interessante è la inversione di tendenza
iniziata nel 1999 e che avrà bisogno di altre e più chiare conferme in futuro,
relativa agli investimenti esteri operati dalle imprese italiane: tali
iniziative sono passate da 860 nel 1997 a circa 1000 nel 1999. Questo dato
assume una valenza maggiore se si considera che il volume degli investimenti
esteri, al netto di quelli in due settori tipicamente riservati ai grandi gruppi
industriali come telecomunicazioni e finanza e che hanno riguardato nel periodo
in esame processi di privatizzazione in molti paesi extraeuropei, ha raggiunto
lo scorso anno 650 mila miliardi di lire. Allo stesso modo è cresciuta del 20 %
la quota delle imprese manifatturiere che detengono partecipazioni equity
in aziende estere. Se la tendenza deve essere salutata con soddisfazione, dal
rapporto emerge che in termini assoluti il sistema produttivo italiano continua
a dimostrarsi incapace di reggere il confronto in questo delicato settore con le
economie di altri paesi industrialmente maturi. L'area che maggiormente ha
beneficiato di tale inversione di tendenza è l'America settentrionale, mentre
la crisi asiatica degli scorsi anni ha frenato la corsa verso il sud est
asiatico. Il dato sulle aree geografiche conferma come il commercio
internazionale si va delineando sempre più come commercio intersettoriale,
confermando la tesi che la ricerca di mano d'opera a basso costo rimane un
fattore non cruciale al momento di effettuare un investimento produttivo fuori
dai confini nazionali.
Tradizionalmente positivi, aldilà della fase congiunturale del 1999, sono i
dati relativi all'export, che sembra aver trovato nuovo vigore a partire dal
primo trimestre del 2000. Due sono i dati che emergono dal rapporto. Da un lato,
la crescita della quota dal 39 al 48% delle aziende esportatrici che hanno
venduto all'estero continuativamente per tutto
il quinquennio precedente, dimostrando quindi di sapere consolidare la propria
posizione nei mercati di sbocco e, dall'altro, l'elevato tasso di aziende
monomercato, pari al 44%, che esportando in un solo Paese sono maggiormente
legate agli andamenti ciclici del mercato di sbocco.
3. JUGOSLAVIA - Modifiche costituzionali per
rafforzare Milosevic.
Con la decisione adottata lo scorso 6 luglio di apportare modifiche
alla Costituzione che prevedono in primo luogo la elezione diretta a suffragio
universale del Capo dello Stato con un mandato di otto anni anziché quattro e
la elezione diretta dei quaranta membri del Parlamento federale (fino alla
scorsa settimana designati dai rispettivi parlamenti nazionali), si rafforza la
posizione del Presidente Milosevic.
Alla luce dell'innovazione a sorpresa della scorsa settimana, a Belgrado muta lo
scenario politico in quanto il leader serbo è riuscito nel tentativo di
ricollocarsi al centro della scena politica jugoslava, in ciò facilitato dalla
chiara incapacità dell'opposizione di coalizzarsi. In un simile scenario, la
conseguenza pratica della modifica costituzionale potrebbe essere la possibilità
che Milosevic convochi contemporaneamente, nel prossimo mese di ottobre, le
elezioni presidenziali e quelle amministrative. Tale ipotesi a Belgrado non
viene considerata come peregrina.
Intanto ieri nella capitale serba 14 giudici sono stati destituiti dall'incarico
in quanto avevano espresso il proprio dissenso per la rimozione del giudice
Miroslav Todorovic, accusato di far parte del gruppo Optor, un movimento della
opposizione studentesca al regime di Milosevic e qualificato dalla presidenza
come "fascista". Altri due giudici sono stati sospesi nel paese natale
di Milosevic.
13
luglio 2000 webmaster@euganeo.it |
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il
collegio senatoriale di Tino Bedin |