1. PARLAMENTO EUROPEO - A Roma la presidente Nicole Fontaine.
Visita oggi a Roma della Presidente del Parlamento Europeo, Nicole Fontaine.
Previsti incontri con tutti i vertici istituzionali dello Stato: il Presidente della
Repubblica, il Presidente del Consiglio, i Presidenti dei due rami del Parlamento e il
Ministro Dini.
Nicole Fontaine, deputata francese del gruppo del PPE, è stata eletta il 21 luglio, al
primo turno, alla Presidenza del Parlamento Europeo, con 306 voti a favore su 555
validamente espressi, con il determinante sostegno del gruppo liberale.
L'elezione della Fontaine ha segnato il termine dell'intesa tra socialisti e popolari, che
ha caratterizzato le ultime legislature. Sulla base di tale intesa, i due principali
gruppi del Parlamento Europeo, in forza di un modello bipartisan avevano fino ad
allora svolto un'azione coordinata, nella consapevolezza di esser portatori di passioni ed
interessi più sovranazionali e federali rispetto all'approccio realista ed
intergovernativo del Consiglio. In tal modo, la Commissione ed il Parlamento erano apparsi
partners di un'alleanza strategica, la Commissione ricevendone di riflesso quella
legittimità democratica di cui necessita per esercitare al meglio il diritto di
iniziativa e la funzione di guardiana dei Trattati ed il Parlamento contando sull'appoggio
della Commissione nell'ambito della procedura decisionale.
La rottura dell'intesa e l'elezione dell'On. Fontaine sembrava quindi aver posto la
Commissione, già toccata dalla crisi delle dimissioni dell'esecutivo guidato da Santer,
in una situazione di debolezza rispetto agli altri due organi dell'Unione. Ben presto, e
sotto l'azione condotta dal Presidente dell'Assemblea, è invece apparso chiaro che la
nuova maggioranza parlamentare intendeva seguire un percorso non di contrapposizione ma di
intesa istituzionale in favore dell'integrazione europea, senza lasciarsi eccessivamente
influenzare da questioni di schieramento.
Il Parlamento ha quindi conferito ampia fiducia alla Commissione guidata da Romano Prodi.
Un tale scenario ha comportato il ritorno del Parlamento Europeo, sia pure in un'atmosfera
politica decisamente più conflittuale rispetto alla scorsa legislatura, su logiche
tradizionali, la maggioranza e l'opposizione definendosi non tanto in termini nazionali
quanto sulla base della posizione nei confronti del processo di integrazione europea
("favorevoli, moderati, contrari").
Il parlamento presieduto da Nicole Fontaine dispone, a seguito delle riforme introdotte
dal Trattato di Amsterdam, di poteri ben più ampi delle assemblee delle precedenti
legislature. Ad esempio, la nuova procedura di codecisione, notevolmente semplificata,
sancisce il ruolo di colegislatore del Parlamento Europeo, su di un piano paritario con il
Consiglio. Per l'approvazione di un atto occorre l'esplicito assenso di entrambi: viene
abrogata la possibilità che il Consiglio, fallito l'accordo con il Parlamento all'interno
del Comitato di Conciliazione, l'adotti a maggioranza qualificata. L'attività legislativa
ordinaria, ora prevalentemente condotta in consultazione e in codecisione, dopo un
rallentamento dei lavori protrattosi fino allo scorso dicembre, è recentemente ripresa a
pieno ritmo. Tanto nei lavori di Commissione quanto in quelli di plenaria sono aumentati
in frequenza e profondità gli interventi e le audizioni di Commissari e di funzionari
della Commissione. Lo stesso Presidente della Commissione si é ripetutamente recato in
Parlamento ad esporre importanti decisioni del Collegio (in materia di allargamento,
revisione istituzionale, linee strategiche, etc.) durante le sessioni plenarie o anche
presso i Deputati riuniti nella formula della Conferenza dei Presidenti allargata a tutti
i membri.
In questa nuova legislatura l'attività normativa ordinaria, che peraltro ha ormai assunto
un peso considerevole nel calendario dei lavori, non esaurisce comunque l'agenda del
Parlamento. La preparazione della Conferenza Intergovernativa per la revisione dei
Trattati, dopo le discussioni condotte durante e subito dopo la fase della ratifica del
Trattato di Amsterdam, è tornata all'attenzione dell'Assemblea. Nell'ambito delle
relazioni internazionali il Presidente del Parlamento, che ha già effettuato numerose
visite ufficiali, ha fin qui dedicato una particolare attenzione all'area del Mediterraneo
e Medio Oriente. In gennaio è stata in Marocco e da ultimo in Israele, Giordania, Libano,
Territori palestinesi e Gerusalemme, mentre ha sostenuto un rilancio dell'iniziativa del
Forum parlamentare euro - mediterraneo.
2. UNIONE EUROPEA - Conferenza mediterranea sugli investimenti. La Conferenza euromediterranea sugli investimenti di Lisbona evidenzia
l'importanza strategica del tema come fattore centrale di sviluppo nell'area,
sottolineando da un lato il basso livello degli investimenti diretti esteri nella regione
e dall'altro la necessità di creare migliori condizioni per favorirne un loro maggiore
afflusso.
Aperta dal Primo Ministro portoghese Guterres, presidente di turno dell'U.E. e
co-presidente assieme al Ministro tunisino Merdassi della Conferenza, la riunione ha
registrato la partecipazione di numerose delegazioni a livello ministeriale, tra le quali
quella francese, algerina, maltese, israeliana e palestinese. Per l'Italia era presente il
Ministro per il Commercio con l'Estero Piero Fassino.
Nel corso degli interventi è stato evidenziato, a fronte dell'attuale basso livello degli
investimenti diretti esteri destinati all'area mediterranea (circa l'1% del totale
mondiale), il grosso potenziale di business opportunities della regione, anche a
seguito dell'avviato processo di privatizzazioni della sponda sud e più in generale della
modernizzazione delle rispettive economie. Nell'analisi generale, fra i fattori che
frenano l'afflusso di investimenti esteri sono emersi un quadro giuridico e normativo
ancora insufficientemente chiaro e stabile, carenze infrastrutturali in particolare nel
settore delle telecomunicazioni, un sistema bancario e finanziario spesso arretrato,
risorse umane poco specializzate e bisognose di aggiornamento professionale.
Il Ministro Fassino ha osservato come i flussi commerciali tra l'U.E. ed i Paesi
mediterranei siano troppo esigui a fronte del totale (7-8%) e nonostante un potenziale
certamente superiore. L'esigenza primaria in tema di investimenti è quindi quella di
ricercare gli strumenti per una loro adeguata intensificazione, quali il completamento
della rete degli accordi di associazione, un maggior coinvolgimento delle istituzioni
finanziarie internazionali nel bacino mediterraneo, un aumento delle risorse comunitarie
per la regione mediante un riequilibrio con quelle destinate all'Europa orientale, un
maggior coinvolgimento del settore privato. Quest'ultimo obiettivo, secondo il Ministro,
appare realistico se accompagnato da paralleli interventi dei partners meridionali per
rimuovere i fattori frenanti, mentre sul piano comunitario appare sempre più necessaria
una semplificazione delle procedure MEDA.
Un altro obiettivo indicato dal Ministro Fassino riguarda il riequilibrio delle correnti
di scambio fra Europa e Mediterraneo, oggi ancora fortemente squilibrato da una forte
prevalenza di quelle c.d. verticali (nord-sud) rispetto a quelle orizzontali
(sud-sud) che continuano a stagnare
3. CROAZIA - Il ministro Fassino a Zagabria. Visita ieri del Ministro per il Commercio con l'Estero a Zagabria. Il rilancio
della cooperazione economica tra i due paese al centro dei colloqui con la nuova dirigenza
croata uscita dalle duplici elezioni presidenziali e legislative delle scorse settimane.
Il Ministro Fassino ha incontrato il Primo Ministro Racan, il responsabile per l'economia
Fizulic, il Ministro dei Lavori Pubblici e della Privatizzazione Cacic ed il titolare del
dicastero della Navigazione e delle Comunicazione Tusek. Al termine è stato ricevuto dal
Capo dello Stato Stipe Mesic.
Nel corso dei colloqui un'attenzione particolare è stata dedicata alle possibilità di
una collaborazione italo-croata soprattutto nei settori energetico e bancario.
4. FRANCIA - Cambia la linea in Medio Oriente? A seguito delle note esternazioni del Primo Ministro Jospin sul terrorismo in
Medio Oriente, il mondo politico francese si interroga sul proseguimento della
"politica araba" del Paese.
In esito al dibattito che ha animato il Paese, i maggiori esponenti politici hanno
ribadito la volontà di riaffermare l'amicizia della Francia col mondo arabo, sulle linee
di quella che sin dall'epoca del Generale De Gaulle suole definirsi "la politica
araba della Francia". In particolare tale posizione sarebbe stata ufficialmente
ribadita sia dal Presidente della Repubblica Chirac che del Primo Ministro Jospin. Questa
continuità della politica francese verso il mondo arabo presupporrebbe anche la conferma
dell'atteggiamento di Parigi nei confronti del conflitto arabo-israeliano e del processo
di pace. La Francia avrebbe inoltre intenzione di confermare il proprio ruolo di
facilitatore nei negoziati sul binario siro-libanese, ed a tal fine sembrerebbe necessario
uno sforzo per ricostruire un clima di fiducia con Damasco che le affermazioni di Jospin -
siano esse dovute ad un eccesso di improvvisazione od a considerazioni di politica interna
- avrebbero in qualche modo incrinato.
In effetti, mentre l'unanimità degli osservatori ritengono pienamente credibili tali
prese di posizione, e lo stesso Primo Ministro è ritenuto non intenzionato a discostarsi
da un percorso politico ormai trentennale, per altro verso si è convinti che la
diplomazia transalpina sarà verosimilmente impegnata a fondo per riassorbire le impennate
emotive e le perplessità determinatesi nel mondo arabo dopo le dichiarazioni del Primo
Ministro. Tale azione dovrebbe inevitabilmente svolgersi in un arco temporale breve per
garantire risultati efficaci.
5. UNGHERIA - Sull'informazione scontro fra governo ed
opposizione. Tensioni interne sulla questione del controllo democratico sui mezzi di
informazione inaspriscono ulteriormente i già non facili rapporti tra maggioranza ed
opposizione ungherese.
La questione, che giunge al termine di una lunga fase polemica, si è prodotta nel corso
dei lavori parlamentari per l'elezione dei membri degli organi di controllo previsti dalla
legge sulla stampa con il compito di garantire che gli organi pubblici di informazione non
risentano del condizionamento di una forza politica e/o istituzionale. La disputa ha
portato alla non elezione dei rappresentanti dell'opposizione socialista in seno agli
organi di controllo, a seguito della aspre contestazioni del gruppo dell'opposizione
dell'estrema destra MIEP all'accordo che riconosceva due membri per i gruppi maggiori
rappresentati in Parlamento (il governativo FIDESZ ed il socialista).
Da parte dell'opposizione socialista si accusa il governo di non aver mantenuto una
posizione equanime al riguardo e di aver privilegiato la nomina dei rappresentanti
governativi, demandando ad un'innaturale e difficile intesa tra socialisti e MIEP la
soluzione del problema. Da parte governativa si ribatte, alla luce anche di una recente
sentenza della Corte Costituzionale che ha affermato l'esigenza di assicurare il
funzionamento degli organi di controllo indipendentemente dalla loro composizione, di
essersi attenuti al dettato della legge ed ad esigenze di funzionalità.
Certo è che il clima politico - già scosso da forti polemiche - risulta particolarmente
appesantito e le opposizione avanzano da qualche tempo l'argomento che la maggioranza,
mentre non perde occasione di penalizzare la sinistra, non disdegnerebbe raccordi
sotterranei con le componenti di estrema destra rappresentate al Parlamento di Budapest.