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L’Europa cambia politica
per le aree deboli
e per il mondo agricolo

Valutazioni su "Agenda 2000"
e indicazioni del Senato al governo italiano

Su proposta del suo presidente, il senatore Tino Bedin, la Giunta per gli Affari delle Comunità europee del Senato ha svolto una indagine conoscitiva sulle proposte che la Commissione Europea ha presentate nel documento che ha per titolo "Agenda 2000". Su due aspetti in particolare, l’indagine, che ha avuto come relatori i senatori Pappalardo (Ds) e Nava (Udr), si è soffermata: la revisione dei fondi strutturali e la politica agricola comune.
L’indagine si è conclusa con una risoluzione approvata all’unanimità, nella quale la Giunta per gli Affari europei propone non solo valutazione ma indirizzi specifici al governo.
Si tratta di questioni che incideranno direttamente nella vita e nella economia anche del Veneto. Per questo pubblichiamo integramente il testo della risoluzione.

Doc. XXIV, n. 9
RELAZIONE DELLA GIUNTA PER GLI AFFARI DELLE COMUNITÀ EUROPEE
d’iniziativa dei senatori NAVA e PAPPALARDO
approvata nella seduta del 16 luglio 1998

ai sensi dell’articolo 50, comma 2, del Regolamento, a conclusione dell’esame svoltosi nelle sedute del 17 dicembre 1997 e 15 e 16 luglio 1998 sul seguente atto: comunicazione della Commissione delle Comunità europee del 15 luglio 1997 su "Agenda 2000 - Per un’Unione più forte e più ampia (COM 97/2000 def.)

La Giunta per gli affari delle Comunità europee del Senato,

a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, della comunicazione della Commissione delle Comunità europee del 15 luglio 1997 su "Agenda 2000 - Per un'Unione più forte e più ampia", la quale, nella prospettiva del più ampio processo di allargamento nella storia della Comunità e dell'Unione europea, sottolinea l'esigenza di una sollecita e profonda riforma istituzionale e prefigura una ridefinizione del quadro finanziario fino al 2006, con una revisione delle politiche strutturali e agricola;

considerando gli elementi acquisiti dalla Giunta per gli affari delle Comunità europee nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'Agenda 2000 e le prospettive di riforma delle politiche agricole, strutturali e di coesione sociale dell'Unione europea, nel corso della quale sono stati ascoltati i rappresentanti delle regioni, delle organizzazioni agricole, delle direzioni affari sociali e politiche regionali e di coesione della Commissione europea e del Ministero del lavoro nonché il Rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea, il Capo di Gabinetto del Commissario europeo per l'agricoltura, il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Fassino e il Ministro per le risorse agricole Pinto;

considerando che il Consiglio europeo di Lussemburgo del 12 e 13 dicembre 1997 ha stabilito la strategia del processo di ampliamento decidendo di avviare delle conferenze intergovernative bilaterali per i negoziati di adesione, che si sono aperte a Bruxelles il 31 marzo 1998, con Cipro, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria, di definire un processo di adesione con i suddetti paesi e con Bulgaria, Lettonia, Lituania, Repubblica Slovacca e Romania - in relazione ai quali il 30 marzo 1998 sono stati adottati i princìpi e le priorità relativi ai rispettivi partenariati per l'adesione - e dichiarando l'idoneità a far parte dell'Unione europea della Turchia, che è stata invitata assieme agli altri paesi a partecipare alla Conferenza europea, la cui prima riunione si è tenuta il 12 marzo 1998 a Londra;

considerando che il 18 marzo 1998 la Commissione europea ha formalmente presentato le proposte di regolamento di riforma dei Fondi strutturali e della politica agricola comune (PAC);

sottolineando che la riforma delle istituzioni comunitarie non deve costituire un fattore di rallentamento o di ostacolo al processo di ampliamento bensì la premessa per un efficace funzionamento di un'organizzazione che, nata fra sei Stati membri, non potrebbe continuare ad operare - pena la paralisi - con le stesse regole nella prospettiva di includere 21 o 27 Stati membri;

rilevata la sintonia fra le riforme istituzionali proposte dalla Commissione europea nell'Agenda 2000 - con riferimento alla composizione della Commissione stessa, alla ponderazione dei voti nel Consiglio e all'introduzione generalizzata del voto a maggioranza - e la dichiarazione presentata da Belgio, Francia e Italia allegata al Trattato di Amsterdam;

considerato che, nella prospettiva di consolidare l'unione politica a fronte del processo di integrazione monetaria, in conformità con quanto affermato nella mozione approvata dal Senato il 5 maggio 1998, sulla nomina del Presidente della Commissione europea, e negli ordini del giorno presentati al Senato il 3 giugno 1998 e accolti dal Governo, le riforme istituzionali non possono limitarsi ai tre elementi suddetti ma devono includere il superamento del deficit democratico dell'Unione mediante un rafforzamento dei poteri di codecisione ed il riconoscimento del potere costituente del Parlamento europeo, la dotazione dell'Unione degli strumenti istituzionali necessari per essere incisivamente presente sulla scena internazionale, la creazione di uno spazio giudiziario comune per i cittadini europei ed il loro ravvicinamento all'Unione anche attraverso un aumento della trasparenza delle istituzioni e l'individuazione di contenuti operativi per l'applicazione del capitolo sull'occupazione;

preso atto che il Consiglio europeo di Cardiff del 15 e 16 giugno 1998 ha rilevato che, una volta ratificato il Trattato di Amsterdam, sarà necessaria una rapida decisione sulle modalità e sui tempi per affrontare le questioni istituzionali non risolte e ha stabilito, al riguardo, la convocazione di una riunione informale dei Capi di Stato o di governo e del Presidente della Commissione europea prima del prossimo Consiglio europeo di Vienna;

rilevati con apprezzamento i progressi conseguiti dall'Italia in merito all'impiego dei Fondi strutturali, con il raggiungimento di un livello di assorbimento degli aiuti comunitari del 38 per cento e la definizione dell'ulteriore obiettivo di un utilizzo del 55 per cento;

rilevato il rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali nel processo normativo comunitario previsto dal Trattato di Amsterdam,

impegna il Governo:

A) per quanto concerne la riforma delle politiche strutturali e di coesione sociale dell'Unione europea

a sostenere le linee essenziali delle proposte legislative presentate dalla Commissione europea per la parte che attiene alla concentrazione degli interventi, alla razionalizzazione degli obiettivi, alla semplificazione delle procedure comunitarie e al decentramento della loro gestione attraverso un maggiore coinvolgimento degli Stati e delle istituzioni regionali e locali;

a sostenere una ripartizione equilibrata delle risorse destinate agli obiettivi 2 e 3 tenendo conto, tra l'altro, che il Fondo sociale europeo rappresenta l'unico strumento applicabile all'intero territorio comunitario, che finanzia nella misura dell'80 per cento le attività di formazione svolte in Italia, e dell'esigenza di dotare di strumenti efficaci il nuovo obiettivo comunitario della piena occupazione;

a sostenere l'erogazione di circa i due terzi delle risorse dei Fondi strutturali alle regioni dell'obiettivo 1, in coerenza con l'obiettivo di concentrare gli interventi sulle aree con maggiori divari di sviluppo;

a contribuire, con adeguate risorse e misure interne, all'azione intrapresa dall'Unione europea per concentrare gli interventi strutturali nelle aree caratterizzate dai maggiori divari di sviluppo, al fine di ridurre in termini significativi i suddetti divari prima che l'adesione di nuovi Stati membri, comportando una riduzione del reddito medio, determini l'esclusione di alcune regioni italiane dall'obiettivo 1 per puri motivi statistici;

a chiedere di inserire comunque delle clausole nelle proposte legislative presentate dalla Commissione europea nel senso di una revisione del parametro del 75 per cento del prodotto interno lordo (PIL) pro capite per l'ammissione delle regioni all'obiettivo 1 laddove l'adesione di nuovi Stati membri dovesse comportare una riduzione del reddito medio comunitario;

a negoziare con gli altri Stati membri delle deroghe in relazione all'applicazione dei parametri per l'ammissione all'obiettivo 1 che, oltre a tener conto della situazione di ultraperifericità (per le Canarie) e della scarsa densità della popolazione (per Svezia e Finlandia), tengano anche conto dei disagi socio-strutturali derivanti dalla condizione di insularità, contemplata anche da uno specifico allegato del Trattato di Amsterdam, e dalla presenza di condizioni di elevata disoccupazione;

a valutare l'ammissibilità dei benefici del Fondo di coesione, basati sulla prosperità media nazionale, per gli Stati ammessi all'unione economica e monetaria ovvero l'opportunità della duplice applicazione del parametro del reddito medio nazionale sia per la partecipazione al Fondo di coesione - riservato attualmente a Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda - sia per la ripartizione fra i quindici Stati membri delle risorse degli altri Fondi strutturali;

a chiedere l'inclusione del parametro del tasso di occupazione sul totale della popolazione sia nell'ambito dei meccanismi per la ripartizione delle risorse di cui all'obiettivo 1 sia per l'individuazione delle aree ammesse all'obiettivo 2;

a negoziare dei meccanismi di "phasing out" per le regioni in uscita dall'obiettivo 1 estensibili a tutto il 2006, anno terminale del nuovo quadro di programmazione finanziaria, che comportino un livello di assistenza non inferiore a quello previsto per le aree ammesse all'obiettivo 2;

a chiedere la non inclusione delle regioni uscite dall'obiettivo 1, e ammesse nell'obiettivo 2 nell'ambito dell'applicazione dei suddetti meccanismi di phasing out, nel computo dei limiti massimi di popolazione ammissibile ai benefici dell'obiettivo 2;

a richiedere degli specifici meccanismi di transizione analoghi ai phasing out dell'obiettivo 1, per le aree che escono dal campo di applicazione dell'obiettivo 2, che durino fino al 2006;

a sostenere l'esigenza di mantenere dei criteri distinti per l'individuazione delle aree ammissibili all'obiettivo 2, sulla base di princìpi di coesione economica e sociale definiti a livello comunitario, e per l'individuazione delle aree ammissibili agli aiuti di Stato nazionali, ai sensi dell'articolo 92, paragrafo 3, del Trattato sulla Comunità europea, ai fini del perseguimento di specifici obiettivi nazionali di coesione economica e sociale, nel rispetto della normativa comunitaria;

a sostenere la definizione di criteri più flessibili sulle quote di cofinanziamento degli interventi strutturali a carico dei paesi membri, inserendo dei parametri meno rigidi in relazione alla percentuale di tale quota che deve essere necessariamente finanziata da fondi nazionali pubblici ed ampliando la percentuale della stessa quota che può essere finanziata da fondi privati;

a chiedere la ridefinizione della normativa sui divieti applicabili alla sovrapposizione dei benefici derivanti dalla combinazione di interventi strutturali e agricoli, nazionali e comunitari - al fine di renderli esplicitamente negoziabili e non tassativamente vietati - onde evitare controversie come quella verificatasi a proposito dell'applicazione delle disposizioni sui patti territoriali al settore agricolo e agro-industriale;

a chiedere la conferma del meccanismo del rifinanziamento automatico delle risorse non spese e la soppressione della riserva del 10 per cento delle disponibilità dei Fondi destinata alle regioni più efficienti, in coerenza con il perseguimento, in via prioritaria, di obiettivi di coesione economica e sociale;

B) per quanto concerne la riforma della politica agricola comune:

a chiedere un riequilibrio complessivo dell'impostazione della politica agricola comune e dei benefici che ne derivano ai singoli soggetti in relazione alla dimensione delle loro imprese, ai vari prodotti, in relazione alla loro caratterizzazione continentale o mediterranea, e alle varie aree geografiche dell'Unione;

a sostenere una riforma della politica agricola comune coerente con gli impegni assunti a livello internazionale nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio e delle intese con i paesi mediterranei e con altri partner commerciali;

a chiedere l'introduzione di misure di compensazione per quei produttori agricoli danneggiati da determinati accordi di partenariato economico e politico e, in particolare, per gli effetti derivanti in campo agricolo degli accordi di partenariato euromediterraneo;

a valutare con tutti gli strumenti di analisi disponibili l'impatto dell'adesione dei nuovi paesi membri sull'agricoltura italiana, sulla politica agricola comune e, a seguito dell'estensione della politica agricola ai nuovi Stati membri, sul quadro finanziario complessivo dell'Unione europea;

a sostenere una riqualificazione delle risorse destinate alla PAC destinando una maggiore quota di esse ad iniziative quali investimenti, infrastrutture di servizi, commercializzazione, valorizzazione e diffusione dei marchi e delle produzioni di qualità, ricerca e conversione degli impianti produttivi non competitivi in impianti agrituristici, perseguendo altresì l'inserimento di tali obiettivi tra gli obiettivi trasversali della PAC, al pari della tutela ambientale;

ad individuare modalità di gestione degli aiuti all'agricoltura che responsabilizzino maggiormente gli Stati membri nell’ambito di una politica comunitaria;

C) per quanto concerne le riforme istituzionali nella prospettiva dell'ampliamento:

a proseguire gli sforzi al fine di promuovere un nuovo ciclo di riforme istituzionali prima della conclusione dei negoziati di ampliamento dell'Unione europea nel senso indicato nella mozione approvata dal Senato sull'elezione diretta del Presidente della Commissione europea, il 5 maggio 1998, e nei due ordini del giorno sulle riforme istituzionali presentati al Senato ed accolti dal Governo nella seduta del 3 giugno 1998;

D) per quanto concerne le prospettive finanziarie dell'Unione europea:

a sostenere l'introduzione di disposizioni che rafforzino i poteri del Parlamento europeo nella gestione del bilancio dell'Unione europea, prevedano una sua più incisiva partecipazione all'adozione della disciplina sulle risorse proprie e definiscano un quadro di programmazione finanziaria pluriennale che coincida, nei limiti del possibile, con la durata del mandato del Parlamento europeo;

a sostenere le proposte formulate dalla Commissione europea in merito alla definizione di un massimale per le risorse proprie dell'ordine dell'1,27 per cento del PIL dell'Unione, a condizione che tale massimale sia compatibile con la crescita effettiva del PIL, che secondo le previsioni della Commissione dovrebbe essere, in termini reali, del 24 per cento circa tra il 1999 e il 2006;

a chiedere un riesame della modulazione delle risorse destinate alle varie rubriche del bilancio comunitario sottolineando, in particolare, che non è ammissibile una crescita delle spese agricole - sia pure a ritmo inferiore alla crescita del bilancio comunitario e del PIL - a fronte di una riduzione in termini assoluti delle spese previste per gli interventi strutturali destinati agli attuali quindici Stati membri;

a sostenere l'inclusione nel quadro di programmazione finanziaria delle risorse destinate a finanziare lo sviluppo del partenariato euromediterraneo;

E) per quanto concerne la partecipazione del Parlamento al dibattito su Agenda 2000 e sulle riforme istituzionali:

ad informare tempestivamente la Giunta dei progressi realizzati in relazione al negoziato su ciascun atto legislativo inerente la riforma dei Fondi strutturali e della PAC ed in relazione allo sviluppo dei colloqui sulle riforme istituzionali necessarie nella prospettiva dell'ampliamento, che vedranno la realizzazione di una prima tappa in occasione del Consiglio europeo informale del prossimo ottobre 1998.


10/08/1998
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