EUROPEI

Nell'anno del sessantesimo dei Trattati di Roma
Trump e Brexit risvegliano
il patriottismo europeo

Una sfida da coniugare con il patriottismo sociale nei singoli Paesi

di Tino Bedin

Nel 2017 l'Unione europea compirà sessant'anni.
È un'età desiderabile nella prospettiva di chi il 25 marzo 1957 a Roma firmava i Trattati che istituivano la Cee, la Comunità economica europea: allora non sapevano quanto quella "creatura" politica e culturale, economica ed esistenziale sarebbe vissuta e se ai firmatari qualcuno avesse proposto sessant'anni di durata, avrebbero senz'altro acconsentito, increduli.
Il sessantesimo compleanno (che il 25 marzo 2017, sempre a Roma, sarà festeggiato da un ben più numeroso gruppo di capi di Stato e di governo) segna invece un'età meno desiderabile: il peso degli anni sembra prevalere sulla soddisfazione di essere arrivati fin qui, quasi a non aver tanta voglia di guardare avanti per paura che la vita davanti sia più breve di quella che abbiamo alle spalle, proprio come succede alle persone quando invecchiano.
Invece proprio in questo 2017 bisognerebbe avere uno sguardo lungo, quello che riesce a vedere oltre i problemi e quindi ne illumina la soluzione.

Abbiamo molto da dire al mondo. Venerdì 20 gennaio a Washington giura il nuovo presidente Usa Donald Trump: prima ancora di entrare in carica Trump si è messo ad elogiare il Regno Unito che ha rotto con l'Unione Europea e ha promesso di lavorare perché altri lascino l'Unione e l'euro si disgreghi. Una novità politica ed economica impensabile e terrificante per l'Europa. Ma non basta rimpiangere Obama e non basterà fasciarsi la testa. Potrà essere una bella (perché durissima) sfida per governanti e cittadini europei: è il tempo di un "patriottismo continentale" con il quale non solo difenderci, ma confermare a noi stessi e al mondo che abbiamo molto da dire.
Qualcosa da europei dobbiamo dire subito agli inglesi: alla maggioranza che ha votato per la Brexit e alla forte minoranza che voleva continuare la storia comune. Anche questa è una bella sfida. Gli europei devono essere fermi nella trattativa, senza rinunciare alla caratteristica fondante dell'Europa: essere attrattiva.
La ferita più grave inferta dalla Brexit non è infatti né politica né economica; è una ferita alla vita stessa dell'Europa, che si è strutturata come una forza pacifica e pacificante, capace di attrarre al proprio modello di democrazia e di società un numero crescente di Paesi e di costituire un modello (per ora non imitato) in altre parti del mondo. Questa natura attrattiva verso l'esterno acquistava forza dalla spinta aggregante al proprio interno, cioè dalla condivisione del benessere e della sicurezza sociale nei singoli popoli europei. La Brexit avviene quando la capacità di far condividere il benessere ad un numero crescente di europei si è da tempo affievolita, tanto che il benessere è andato concentrandosi in un numero calante di persone.
Come regalo per il sessantesimo compleanno dell'Europa i singoli governi potrebbero portare un aggiornato "patriottismo sociale" in grado di rilanciare il carattere inclusivo delle democrazie europee nei confronti di tutti i propri concittadini.

Incombono molte elezioni. Sappiamo che non avverrà. Sappiamo anzi che potrà accadere il contrario. Quest'anno ci sono le elezioni politiche in Francia e in Olando: sono i due paesi che all'inizio del secolo hanno bloccato l'attuazione della Costituzione europea, blocco dal quale l'Unione non si è più ripresa. Oggi in questi due paesi ci sono possibilità realistiche che vadano al potere partiti antieuropeisti e antieuro. Si voterà anche in Germania, il paese più forte dell'Unione europea, con tutte le conseguenze di una campagna elettorale. È possibile che anche l'Italia sia trascinata ad elezioni politiche anticipate, destando preoccupazione proprio in Francia e Germania.
Oltre che celebrare un compleanno, il 25 marzo a Roma sarà il caso di darsi il futuro. Come hanno fatto sessant'anni fa Paul-Henri Spaak e Jean Charles Snoy et d'Oppuers (Belgio), Christian Pineau e Maurice Faure ( Francia), Konrad Adenauer e Walter Hallstein (Germania), Antonio Segni e Gaetano Martino (Italia), Joseph Bech e Lambert Schaus (Lussemburgo), Joseph Luns e Johannes Linthorst Homan (Paesi Bassi).

15 gennaio 2017


14 febbraio 2017
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