EUROPEI

Le difficoltà (disoccupazione, immigrazione) si superano
con "più Europa"

I cittadini al governo dell'euro
con il voto dei loro parlamenti

Con la sola gamba monetaria l'Unione europea va necessariamente lenta: bisogna dargliene due

di Tino Bedin

L'Unione Europea sarà un unico mercato digitale entro il 2016. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker prosegue nell'attuazione del programma con cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento dell'Unione: dopo le iniziative per l'occupazione, ecco le 16 iniziative che verranno sottoposte al Consiglio europeo di giugno e che consentiranno all'Europa di far propria la rivoluzione digitale e di aprire opportunità digitali per i cittadini e per le imprese, proprio facendo leva sulla forza del mercato unico dell'UE.
Le opinioni pubbliche europee sono concentrate ormai da troppo tempo quasi esclusivamente sul tema dei profughi: a livello nazionale e anche a livello comunitario quasi tutte le forze politiche stanno riducendo il destino dell'Europa alla soluzione della grande questione del profugato sia umanitario sia economico. La questione è presentata come ancor meno rilevante del possibile fallimento della Grecia, con le conseguenze dirette che questo fallimento avrebbe sull'euro e quindi anche su tutti gli altri stati dell'Unione.
Cresce così il sentimento di ritornare ai confini nazionali, di ritirarsi nella dimensione locale, anche di fare a meno dell'euro. E questa prospettiva è presentata come una soluzione ai problemi di oggi: come se d'improvviso i migranti smettessero di prendere i barconi se l'Italia avesse la lira; come se fossimo capaci di evitare svalutazioni e inflazione esponendoci solitari nel mercato globale.

Accelerare sull'integrazione. L'Europa non è un obbligo, ma un'opportunità anche oggi. Buona parte delle difficoltà attuali (sia quella economico-finanziaria sia quella dell'immigrazione) nascono non dall'Europa, ma dalla frenata che la costruzione progressiva dell'Unione Europa ha subito in questo nuovo secolo. Gli Stati membri non hanno consentito il consolidarsi di una politica estera comune e neppure hanno favorito il formarsi progressivo della Fiscal capacity europea, cioè di una politica fiscale comune, come seconda gamba accanto a quella monetario: con una gamba sola di passi se ne fanno pochi e lenti.
Questo non è probabilmente il momento per ipotizzare un bilancio unico dell'Eurozona: quando ci arriveremo avremo la consistenza di un vero Stato federale. È comunque il tempo per mettere a frutto al meglio le decisioni della Banca centrale europea e rendere l'Eurozona più solida, più coesa e più attraente quando si concluderanno gli interventi della Bce. Fa bene quindi il presidente Jean-Claude Juncker ad accelerare su ulteriori integrazione, come sarà il mercato unico digitale europeo.

Consiglio europeo di giugno. In vista del Consiglio europeo di giugno la Commissione europea ha un obiettivo anche più vasto da preparare: la riforma del governo dell'euro. Nei mesi scorsi i singoli stati membri hanno presentato progetti ed aspettative; ora la Commissione sta elaborando una sintesi ed soprattutto un cammino da qui al 2018, quando sarà possibile una revisione dei Trattati e quindi si potrà anche formalmente codificare i passi avanti compiuti. Assieme al mercato unico del digitale, sembra maturo il mercato unico dei flussi finanziari, cioè l'abbattimento dei vincoli che bloccano o frenano gli investimenti transnazionali nell'Eurozona. Oltre che uno strumento di crescita, questo mercato unico degli investimenti avrà il pregio di allargare i soggetti coinvolti nel consolidamento della moneta unica: gli investitori privati saranno parte attiva, a fianco dei governi nazionali e delle Istituzioni comunitarie, nell'evitare o nell'affrontare i rischi finanziari della globalizzazione.

Democrazia obbligata. Ogni potenziamento delle scelte economiche comuni deve essere accompagnato da un potenziamento del controllo democratico su queste scelte. È uno dei cammini interrotti con la bocciatura della Costituzione europea all'inizio del secolo, è tuttavia un cammino obbligato. Per noi parlamentari specializzati nelle questioni europee lo era già quando è nato l'euro ed è stata istituita la Banca centrale europea. Lo è ancor più oggi, quando c'è anche bisogno di dare risposte alle paure delle opinioni pubbliche. Parlamenti nazionali e Parlamento europeo devono non solo essere coinvolti, ma poter decidere su questa materia. Un'idea interessante è emersa in queste settimane: la costituisce di un Parlamento dell'Eurozona, formato dai parlamenti europei rappresentanti i paesi dell'euro. Dovrebbe poter votare a doppia maggioranza, quella dei cittadini e quella degli Stati membri e il voto dovrebbe essere vincolante.
L'idea è buona; bilancerebbe tra l'altro il potere dei governi. Potrebbe essere il punto d'arrivo. Per l'immediato potrebbe essere utile una commissione parlamentare specifica per l'euro, magari integrata da rappresentanti dei parlamenti nazionali; oppure si potrebbero allargare le competenza della Cosac, la conferenza che riunisce periodicamente Parlamenti nazionali e Parlamento europeo.

6 maggio 2015


18 giugno 2015
eu-116
scrivi al senatore
Tino Bedin