L'ottava legislatura europea ha presso avvio martedì 1 luglio. Il socialdemocratico tedesco Martin Schulz è stato eletto presidente del Parlamento dell'Unione. Anzi è stato rieletto: e questa è una novità, perché finora non è mai successo.
L'innovazione è dentro una innovazione più ampia: la rielezione di Schulz entra nella prospettiva della elezione del popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione europea, che è il Parlamento ha in programma due settimane dopo, martedì 15 luglio, sempre a Strasburgo.
Buona prova del Trattato di Lisbona. Juncker diventerà presidente della Commissione europea perché si è sottoposto - assieme a Martin Schulz - al voto dei cittadini europei: il primo a capo dei partiti che si riuniscono nel Partito Popolare Europeo, il secondo a capo dei partiti che formano il Partito Socialista Europeo. Questi due grandi formazioni (ma anche i liberaldemocratici con Guy Verhofstadt e le sinistre con Alexis Tsipras) hanno detto agli elettori: questi sono i nostri candidati a guidare la Commissione europea, questa volta il presidente lo scegliete voi e non i governi.
La svolta è stata prevista ancora nel 2009 dal Trattato europeo di Lisbona; è stata applicata per la prima volta nelle elezioni di maggio e i grandi partiti europei hanno non solo rispettato, ma ampliato le disposizioni del Trattato con la preventiva indicazione dei candidati agli elettori.
Ora le stesse forze politiche hanno ulteriormente rafforzato la rappresentatività delle istituzioni europee con la elezione di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento di Strasburgo: in questo modo il voto degli elettori europei pesa davvero, perché i ruoli sono assegnati in base ai voti popolari. E i voti dei cittadini sono stati valorizzati anche nelle scelte interne al Parlamento: il Partito Democratico italiano è stato il più votato fra quelli che costituiscono l'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (questo il nome ufficiale del gruppo parlamentare) e sulla base di questo risultato l'italiano Gianni Pittella è stato eletto capogruppo.
Una vera e propria fiducia parlamentare. Gianni Pittella è intervenuto nella discussione generale che è seguita alla presentazione nel Parlamento di Strasburgo del programma del semestre di Presidenza italiana dell'Unione da parte di Matteo Renzi. Il senso politico dell'intervento per quanto riguarda le Istituzioni europee è stato in sostanza questo: il presidente della Commissione europea avrà il voto del Pse sulla base del programma che presenterà al Parlamento, programma che deve tenere conto anche di quanto i partiti del Pse hanno proposto ai loro elettori.
Il Parlamento europeo - da questa ottava legislatura - diventa cioè un parlamento con un suo programma generale che attraverso il voto di fiducia assegna alla Commissione europea a partire dal suo presidente.
Questa evoluzione del ruolo del Parlamento di Strasburgo è importante non solo e non tanto per il Parlamento europeo, è decisiva per il ruolo della Commissione europea. Grazie alla legittimazione popolare attraverso il voto parlamentare la Commissione ha ora la forza politica (e giuridica) per tornare ad essere pienamente una Istituzione comunitaria e non una derivazione delle volontà dei governi nazionali che si incontrano e mediano nel Consiglio europeo. La fase di stallo indubbiamente vissuta dall'Unione negli ultimi dieci anni ha molte origini, ma una delle cause è stata la perdita di centralità della Commissione (cioè dell'Istituzione più tipicamente comunitaria) rispetto al Consiglio (cioè quella per natura intergovernativa). L'Europa in quanto tale non ha avuto la capacità di stare al passo con i tempi perché i singoli governi nazionali hanno il più delle volte fatto prevalere a Bruxelles le loro esigenze, le loro mediazioni al ribasso, le loro paure elettorali.
E gli stessi governi nazionali poi ad uso interno hanno quasi tutti (non solo il governo italiano) rinnegato spesso quello che avevano concordato a Bruxelles e ai loro elettori continuavano a dire che "lo chiede Bruxelles", scaricando responsabilità che erano invece proprie e che non avevano voglia di assumersi davanti ai cittadini.
Interpretare la maggioranza degli europei. Abbiamo visto tutti come è finita. E lo stiamo ancora vedendo e patendo.
Sul piano economico, dopo sette anni di cure proposte dalla Commissione europea su mandato dei governi il Pil della zona euro è tre punti in meno rispetto al 2007; i disoccupati sono sette milioni in più; il debito pubblico medio è salito dal 65 al 95 per cento.
Sul piano politico, nelle ultime elezioni europee i partiti populisti ed euroscettici si sono ingrossati in tutti i Paesi dell'Unione, fino a diventare in qualche caso il partito più votato.
La legislatura europea che si è aperta il 1° luglio ha ora il mandato di "aggiornare" l'Unione Europea, rappresentando la maggioranza dei cittadini europei che hanno votato per avere "più Europa" con la consapevolezza che la dimensione europea è l'unica che consenta a ciascuno di noi di competere politicamente ed economicamente sulla scena planetaria.
6 luglio 2014