EUROPEI

La logica mercantile non può prevalere sulla storia e sul gusto
L'Europa si faccia amare con un calice di rosé
Il gruppo liberal-democratico europeo non è proprio la "casa" dei cattolici democratici

di Tino Bedin

Il vino rosato che conosciamo (e gustiamo) è prodotto da uve rosse la cui polpa e la buccia sono macerate in un tempo relativamente breve. Il rosé che rischiamo di trovarci in tavola è invece una miscela di vini bianchi e di vini rossi. Il 19 giugno a Bruxelles si voterà infatti sulla la revoca prevista dalla Commissione europea del divieto di tagliare vini da tavola bianchi con vini rossi per "produrre" vino rosé.
Lo fanno già Australia e Stati Uniti: perché no gli europei?, devono essersi chiesti i "tecnocrati" dell'Unione Europea, che infatti hanno giustificato il cambiamento per poter "difendere" meglio le produzioni tipiche europee. L'etichetta potrà riportare la menzione "vino rosato tradizionale" se il rosé è da uve nere. Viene introdotta la dicitura facoltativa "rosato da miscelazione" se il vino è frutto di tagli tra bianchi e rossi. Gli stati membri potranno rendere queste menzioni obbligatorie però solo sui vini prodotti nei loro territori.
Già, perché no?

Regole per la vita dei cittadini non per il mercato. Ci sono ragioni economiche e produttive, sulle quali le organizzazioni agricole hanno detto la loro e - aspetto non secondario - lo hanno fatto dividendosi tra il sì e il no.
A me pare che così decidendo, non si farebbe altro che legalizzare pratiche di concorrenza sleale a danno del vino italiano, perché non basterà un'etichetta facoltativa a garantire consumatori e produttori.
Ma c'è una ragione di fondo, più civile e politica per dire no e ha a che fare anche con l'appuntamento della prima settimana di giugno al quale gli europei sono chiamati per eleggere il "loro" Parlamento dell'Unione.
Come si fa a prendersi a cuore una Istituzione che non rispetta la sua storia, le sue tradizioni, i suoi gusti nemmeno per un calice di rosé?
Come si fa a pensare che il voto dei cittadini conti per la vita di ciascuno, se le regole europee sono fatte per il "mercato" e non per la vita?

Che ci fanno i parlamentari del Partito democratico? La schifezza della miscela di vino al posto del rosé veneto rientra infatti in una cultura che non riguarda solo i funzionari, ma anche i partiti. Nel suo manifesto per le elezioni europee di giugno, il Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori (ELDR) chiede un rafforzamento e un'estensione del mercato interno dell'UE nei settori dell'energia, dei servizi postali, delle ferrovie e delle cure mediche.
Si tratta di servizi pubblici essenziali. Bisognerebbe spiegare come, affidandoli al mercato, si possa garantire che questi servizi rimangano di qualità, poco cari e accessibili a tutti. Per gli europei infatti è chiaro che le logiche del mercato non devono prevalere sui servizi sanitari.
E per la posta e le ferrovie, chi si farà carico degli investimenti futuri, visto che la logica del mercato è quella del cliente e non dell'utente?
Il manifesto del gruppo ELDR per le elezioni europee non contiene nessuna di queste risposte. C'è da essere preoccupati, perché nell'attuale Parlamento Europeo il gruppo ELDR è formato anche da parlamentari italiani del Partito Democratico, eletti cinque anni fa dalla Margherita.

L'Europa ha bisogno di un'anima. Non c'è da stupirsi se le previsioni di astensionismo alle elezioni europee di giugno danno numeri ben superiori al 60 per cento dei cittadini europei elettori. Certo, come in tutte le statistiche, anche nell'astensionismo incidono svariatissime ragioni, magari anche nazionalismi risorgenti. Ma se ad un europeo convinto come me, l'Europa riesce a mettere in dubbio anche un buon bicchiere di rosato, è probabile che essa trovi sempre meno sostenitori. E se un gruppo al quale hanno dato vita anche parlamentari della tradizione cattolico democratica europea affida al mercato i servizi di cittadinanza, come quelli relativi alla salute, è probabile che più che di un nuovo Parlamento l'Unione abbia bisogno di un'anima.

19 aprile 2009


1 maggio 2009
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Tino Bedin