EUROPEI

Si moltiplicano le ragioni di un confronto approfondito
L'Europa unita divide
cittadini, governi e istituzioni

Tocca all'Irlanda risolvere il problema creato con referendum

di Tino Bedin

Giovedì 3 luglio, il Parlamento cipriota ha ratificato il Trattato di Lisbona. Ora sono venti gli Stati membri dell'Unione Europea ad aver completato la procedura di ratifica. Hanno votato a favore del nuovo trattato 31 deputati dei partiti Diko e Edek (entrambi al governo) e del partito Dysi (opposizione). Invece, i 18 deputati del Partito comunista (Akel, il maggiore partito della coalizione al governo) del presidente Demetris Christofias hanno votato contro.
Insomma, dove non divide i cittadini (come è successo con il referendum in Irlanda), l'Europa unita divide i governi (come è successo a Cipro e come è stato preannuniato in Italia). Oppure divide addirittura le istituzioni, come sta avvenendo in Polonia, Germania e Repubblica ceca.

L'incerta firma di tre presidenti. In Polonia, dove le due camere del Parlamento hanno già approvato il trattato in aprile, il presidente Lech Kaczynski ha annunciato che non firmerà la legge di ratifica. La firma è però indispensabile per chiudere il processo di ratifica. Dopo il referendum irlandese, Kazcynski ritiene che la ratifica polacca sia ormai inutile. Il primo ministro Donald Tusk, non è d'accordo: è nell'interesse della Polonia ratificare il trattato.
È difficile accettare una situazione dove la Polonia sarebbe messa nella stessa situazione dell'Irlanda, una situazione molto maldestra, ha detto martedì alla stampa a Varsavia.
In Germania, il Parlamento (cioè il Bundestag e il Bundesrat) ha già dato l'avallo, ma il presidente Horst Köhler ha sospeso la firma della legge di ratifica del Trattato di Lisbona in attesa del verdetto della Corte costituzionale tedesca. Quest'ultimo è stato sollecitato da parlamentari da esaminare la compatibilità del trattato con la Costituzione tedesca. La Corte ha chiesto a Köhler di sospendere la firma della legge ed il capo di Stato tedesco ha accettato. La Corte emetterà il verdetto molto probabilmente in autunno.
Nella Repubblica ceca, la Corte costituzionale ceca sta esaminanado un quesito del Senato che, prima di pronunciarsi sul trattato, ha richiesto alla Corte di verificare la compatibilità del testo con la Costituzione del paese. L'altro ramo del del Parlamento ceco, cioè la Camera, aveva approvato il trattato senza sollevare dubbi.
Ma non basta. In attesa di preparare il suo parere atteso per l'autunno, la Corte ha anche sollecitato l'opinione del presidente della repubblica e quello del governo. Il primo ministro Mirek Topolanek ha reso quello del governo il 27 giugno: il nuovo trattato dell'Unione Europea non viola la costituzione e dovrebbe dunque essere ratificato. Invece il parere del presidente Vaclav Klaus è negativo; per lui, c'è incompatibilità con la costituzione. L'opinione di Klaus potrebbe essere decisiva poiché dovrà apporre la sua firma sulla legge di ratifica del trattato.

Con che Trattato andremo a votare nel 2009? La Francia che dall'1 luglio ha assunto al presidenza di turno dell'Europa, non si trova dunque di fronte solo il "no" irlandese da superare per preparare l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy è particolarmente irritato con la Polonia, anche perché la Francia si era spesa molto, in occasione del negoziato del Trattato di Lisbona, per ottenere un accordo gradito alla Polonia. In occasione di un incontro con la stampa al termine della riunione tra il governo francese e la Commissione europea, Sarkozy ha insistito: "Non posso immaginare che il presidente, che ha firmato il documento a Bruxelles ed a Lisbona possa rimettere in discussione la sua firma. Aggiungendo che non dubita assolutamente che quest'impegno sarà mantenuto: è una questione morale e d'onestà.
In ogni caso, le possibilità di vedere il nuovo trattato entrare in vigore prima delle elezioni europee del giugno 2009 sono relativamente scarse. Di sicuro non avremo certamente il nuovo trattato per l'1 gennaio: la stessa Presidenza francese di turno ha escluso di essere in grado nel proprio semestre di superare il problema. Per essere certi che il Parlamento europeo possa essere eletto secondo il nuovo trattato, tutte le ratifiche dovrebbero essere effettuate comunque entro la fine di febbraio 2009, altrimenti, il numero dei seggi del Parlamento europeo resta di 736, come stabilito dal trattato di Nizza, invece dei 750 previsti dal trattato di Lisbona. Questo metterà in discussione equilibri territoriali delicati derivanti dall'allargamento dell'Europa.

Irlandesi, strani europei. Il vero tema istituzionale che il referendum irlandese e le contraddizioni istituzionali in altri paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca pongono è come evitare che un equilibrio delicato, ottenuto dopo bilanciamenti complessi, che implica compromessi e concessioni reciproci, scompaia perché alcune migliaia di persone non sono d'accordo o hanno capito male.
Occorre rispettare la loro scelta, ma anche quello della grande maggioranza. I popoli sono liberi di scegliere ma devono accettare le conseguenze della loro scelta. Non si conosce ancora la via che l'Irlanda sceglierà, ma deve risultare sempre più chiaro che tocca all'Irlanda trovare la soluzione, fosse anche un referendum supplementare che chieda una sola scelta: "Vuoi che l'Irlanda resti membro dell'Unione Europea con le nuove norme che la maggioranza degli europei ha accettato?".
Non sono accettabili comportamenti contradditori come quelli che emergono dai risultati di un Eurobarometro post/referendum che segnalano che: l'80 per cento degli irlandesi che hanno votato "no" sostiene l'appartenenza del paese all'UE; il 78 per cento ritiene che il paese possa chiedere deroghe ed eccezioni. Troppo comodo. Se l'Irlanda vuole stare nell'Unione proceda ad una nuova ratifica. In mancanza di ratifica, deve indicare come intende situarsi senza ostacolare l'entrata in vigore e l'applicazione del trattato di Lisbona.

6 luglio 2008


12 luglio 2008
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Tino Bedin