EUROPEI

Una procedura politica resa possibile dal Trattato di Lisbona
Scegliere insieme Parlamento
e Presidente dell'Europa

Un modo per battere chi ha paura dei simboli e dei cittadini europei

di Tino Bedin

Venerdì 9 maggio è la Giornata dell'Europa. Qualche scolaresca vi dedicherà un'ora della mattinata. Qualche insegnante farà partecipare i suoi studenti alle iniziative che istituzioni e movimenti europei si ostinano ad organizzare per ricordare il 9 maggio 1950, giorno in cui Robert Schuman, ministro degli esteri francese, aveva prefigurato il processo d'integrazione europea. Per questo il 9 Maggio è la Festa dell'Europa Unita, la sua data di nascita, un po' come il 2 Giugno per la Repubblica italiana.
Gli europei però non lo sanno. E non è tutta colpa loro. C'è stato e c'è infatti tra i governanti degli Stati dell'Unione chi si fa in modo che l'Europa sia priva di immagine, sia solo una macchina tecnico-amministrativa, non abbia né corpo né volto.

La festa resta "privata". Nel Trattato di Lisbona, quello che dovrà essere ratificato al più presto anche dal Parlamento italiano, è ad esempio sparito l'articolo sui "Simboli dell'Unione", che invece erano stato scritto per il primo Trattato costituzionale europeo, affossato dai francesi e dagli olandesi con il referendum. Vi era scritto: "La bandiera dell'Unione rappresenta un cerchio di dodici stelle dorate su sfondo blu. L'inno dell'Unione è tratto dall'Inno alla gioia della Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven. Il motto dell'Unione è: Unita nella diversità. La moneta dell'Unione è l'euro. La giornata dell'Europa è celebrata il 9 maggio in tutta l'Unione".
Non complicava niente, questo articolo; ma è sembrato troppo dare appunto un volto e un'anima all'Europa. Questa cancellazione è la spia di scelte politiche ben precise e che non possono più convivere nella stessa Unione. L'Europa, è una popolazione di 500 milioni di abitanti alla ricerca di elementi di unità. Perché toglierle la sua bandiera, il suo inno, la sua festa?
C'è da sperare che il Trattato di Lisbona sia ratificato e consenta di migliorare comunque la gestione e anche l'immagine dell'Unione Europea. Sono stati necessari otto anni per elaborarlo. Ha conosciuto un lungo periodo di gestazione. Rappresenta la fase immediata e possibile dell'Europa e contribuirà alla visibilità europea nelle politiche del mondo.
Ma subito dopo la ratifica è indispensabile assumere con chiarezza una decisione: non si può proseguire l'integrazione con gente che non la vuole. Ci sono stati membri che non utilizzano la moneta europea, che non hanno aderito allo spazio Schengen, che non riconoscono il valore giuridico della Carta dei diritti fondamentali. Avranno le loro ragioni, ma non possono poi decidere insieme agli altri. Chi si chiama fuori, chi rallenta, non può pretendere di fermare tutti.
La Festa dell'Europa potrebbe essere una sfida simbolica: cominciamo a celebrarla come "festività" in alcuni Stati membri, chi ci sta: un giorno in cui non si lavora con la sola motivazione che si è europei. Varrebbe più di molte giaculatorie europeiste che ogni tanto si sentono anche in Italia.

Una sfida per il Pd italiano. Un'altra sfida è molto più politica e pratica. Ed anche questa dovrebbe essere accettata subito dopo la ratifica del Trattato di Lisbona. Si tratta di una novità prevista dal Trattato: l'istituzione di un presidente stabile del Consiglio europeo. Si tratta comunque di un fatto storico! Può diventare un fatto decisivo per la cittadinanza europea a condizione che la procedura di nomina somigli il più possibile ad un processo democratico, con uomini e donne che presentano la loro candidatura e che spiegano il loro programma. Questo potrebbe avvenire in concomitanza delle elezioni europee dell'anno prossimo. Ciò costringerebbe, tre mesi dopo, il Consiglio europeo a scegliere il presidente, pur con la procedura di una nomina a maggioranza qualificata, senza diritto di veto, in modo trasparente rispetto ai cittadini europei.
In Italia potrebbe essere il Partito Democratico che si fa carico di questa procedura: del resto qui da noi abbiamo già esperienza di parlamenti eletti con il collegamento ad un candidato presidente del Consiglio. Solo se so muove un grande partito di una grande nazione dell'Unione si può sperare di superare le resistenze di chi ha paura di questa solennità, di cui non vuole che la nomina del presidente stabile dell'Unione sia davvero una svolta storia. Le vicende dell'inno, della bandiera e della festa dell'Europa sono segnali indicativi al riguardo.
Senza contare che mettendo al centro la figura molto concreta del possibile presidente dell'Unione, finalmente potremmo avere una campagna per le elezioni europee in cui sono discusse le idee europee.

4 maggio 2008


16 giugno 2008
eu-096
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Tino Bedin