EUROPEI

Un sospiro di sollievo per chi crede nell'Europa
Il Trattato di Lisbona o niente
Non c'è motivo di entusiasmarsi, ma almeno ci si rimette in moto

di Tino Bedin

I capi di Stato e di governo e i ministri degli esteri dei 27 paesi dell'Unione europea hanno firmato, giovedì 13 dicembre, a Lisbona, il nuovo trattato dell'Unione Europea. Il testo sostituisce il progetto di trattato costituzionale respinto dai francesi e dagli olandesi nel 2005. C'è la volontà di procedere in tempi brevi alla ratifica: probabilmente solo l'Irlanda indirà un referendum. Una volta ratificato da tutti i paesi membri, quello che si chiamerà Trattato di Lisbona potrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2009.
Nella stessa data diventerà vincolante la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Mercoledì 12 dicembre al Parlamento europeo a Strasburgo i Presidenti delle tre istituzioni comunitarie - José Socrates per il Consiglio, José Manuel Barroso per la Commissione e Hans-Gert Pöttering per il Parlamento europeo - hanno, per la seconda volta, firmato e proclamato in modo solenne la Carta dei diritti fondamentali.

Il minimo comun denominatore. La due-giorni europea di metà dicembre fra Strasburgo e Lisbona ha entusiasmato gli europeisti.
Io non sono tra gli entusiasti, anche se sono un europeo.
Ci sono molte critiche da formulare nei confronti del nuovo Trattato. Il presidente Giorgio Napolitano le ha così condensate: per lui il nuovo Trattato europeo è "senza ambizione, senza nome, senza simbolo e senza efficienza".
Napolitano era presidente della Commissione per le Questioni istituzionali del Parlamento europeo quando veniva scritto il nuovo Trattato di Roma, ora accantonato: comprensibile quindi la sua indignazione.
Per uscire dalla crisi in cui era piombata nel giugno 2005 dopo il doppio no di Francia e Olanda alla ratifica della cosiddetta Costituzione europea, l'Unione ha fatto della meccanica tecnico-istituzionale senza slanci innovativi né decisioni coraggiose. Si è mossa insomma con la tradizionale logica del minimo comun denominatore, nel solco di una tradizione che è però ormai inadeguata alla globalizzazione.

Superato il bloccco politico dei referendum. Ma la priorità per adesso era di rilanciare la costruzione europea, cosa che il trattato di Lisbona rende possibile, agevolando le innovazioni future. Il sentimento più adeguato è probabilmente il sollievo: finalmente le istituzioni europee hanno trovato il modo di uscire dal blocco politico, istituzionale, comunicativo nel quale l'Europa era incappata nel 2005 con i referendum di Olanda e Francia sul Trattato costituzionale europeo. Non è il superamento definitivo, ma la condizione indispensabile: almeno si è scelto il mezzo di trasporto che porterà alla meta dell'ammodernamento europeo. Certo bisognerà vedere se ci sarà il "carburante" del consenso parlamentare o popolare, cioè se ci sarà la ratifica.
Jacques Delors aveva così commentato il risultato della Convenzione europea: non è l'Europa che avevo sognato, ma sostengo questo testo ed invito a sostenerlo in quanto tappa verso un'Europa senza guerre e senza divisioni, solidale e unita, in grado di far sentire la propria voce nel mondo. Questo principio rimane valido. Per ora, non ci sono alternative: questo trattato, o niente.

Un testo per i cittadini. In vista della sua ratifica sarà importante che ogni Stato e per quanto ci riguarda mi auguro che lo faccia il Parlamento italiano renda "comprensibile" il testo del Trattato ai cittadini. Poiché è frutto appunto di un'operazione di meccanica istituzionale, il testo approvato a Lisbona è incomprensibile alla quasi totalità delle persone che vivono nell'Unione, essendo costituito da modifiche dei trattati in vigore. Quando vengono sostituiti interi articoli, la lettura è ancora possibile. Ma quando i cambiamenti vertono su un paragrafo o addirittura un comma e a volte solo qualche parola, non si riesce a capire nulla, se non si ha sotto gli occhi il testo che è sostituito, e senza confrontarlo con quello modificato.
L'Assemblea nazionale ha già provveduto a pubblicare il testo del "Trattato di Lisbona - Versione consolidata del trattato sull'Unione europea e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea". Si tratta di 280 pagine, che comprendono anche una preziosa Tabella di confronto tra gli articoli precedenti e quelli nuovi, nonché i protocolli e le dichiarazioni.
Il testo non ha valore giuridico, ma è chiaro e semplice. Come spiega Axel Poniatowski, presidente della Commissione Esteri dell'Assemblea nazionale francese, questo strumento di lavoro non è indispensabile solo per tutti i parlamentari, ma per tutti coloro che si interessano all'Europa. Per questo, lo ha fatto mettere in vendita, per un prezzo accessibile di 6,50 euro.
Naturalmente è in francese. Spero che il Parlamento italiano (Senato e Camera insieme) facciano altrettanto e tempestivamente.

16 dicembre 2007


30 dicembre 2007
eu-093
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Tino Bedin