EUROPEI

La Presidenza finlandese dell'Unione Europea
Un piccolo Paese farà grande l'Europa
Il rilancio della fase costituzionale

di Tino Bedin

Nella seconda metà del 2006 la capitale politica dell'Europa è a Helsinki. La Presidenza di turno dell'Unione Europea è infatti affidata alla Finlandia.
Quando fu inventata, la presidenza a rotazione delle istituzioni europee doveva servire soprattutto a far diffondere l'idea dell'Europa nei singoli paesi. In questo secondo semestre del 2006 credo che succederà il contrario: sarà la Finlandia a diffondere lo spirito europeo nel resto del continente.
E non solo lo spirito, ma anche le politiche concrete. Questo piccolo paese, il più a nord dell'Unione, ha dimostrato di sapersi concentrare sulle attese vedere dell'Europa già in occasione della sua presidenza precedente. Era il 1999 e a Tampere, una delle sue città più significative, portò l'Unione Europea ad aggiornare le sue politiche sulla cittadinanza lanciando il "concetto" di spazio di giustizia, di libertà e di sicurezza: quegli aggiornamenti sarebbero stati la base, per esempio, molti anni dopo delle politiche comuni di controllo alle frontiere.

A settembre la ratifica parlamentare
In questa seconda metà del 2006 la sfida che la Finlandia si è assunta è di far ripartire il Trattato costituzionale. Dopo l'alt di olandesi e francesi con i loro referendum, l'idea di aggiornare il Trattato europeo è stata affidata soprattutto a studiosi e diplomatici. La Finlandia rimette il tema sul piano politico e proprio mentre svolge la Presidenza il Parlamento di Helsinki ratificherà in settembre il Trattato costituzionale europeo. Si prevede che il testo riceverà tra l'80 e il 90 per cento di voti favorevoli.
La ratifica finlandese vale per i suoi cittadini, ma è soprattutto un esempio che la Presidenza dell'Unione manda a tutti gli Stati membri: si proceda con le ratifiche del Trattato; quando il processo sarà concluso si vedrà chi ha accolto la Costituzione europea e chi non la ritiene adeguata; sarà possibile allora individuare le forme perché anche nei paesi in cui si è avuto un voto negativo sia possibile un approfondimento.

Pronto l'ingresso della Bulgaria
La scelta finlandese è un'opportunità per l'Europa perché la Finlandia ha caratteristiche che possono far superare pregiudizi e obiezioni. Non è tra i Paesi fondatori dell'Unione, anzi è fra quelli che hanno partecipato al penultimo allargamento. È un piccolo paese, capace di dimostrare che la coesione va a vantaggio di tutti. È un paese di "frontiera" con l'altra grande realtà continentale, la Russia. È l'unico paese scandinavo che ha adottato l'euro. Sul piano interno sta dimostrando come sia possibile realizzare "l'economia della conoscenza" senza rinunciare alla dimensione sociale.
Sono tutte condizioni che possono "rassicurare" altri europei che vivono con preoccupazione un futuro condiviso, non comprendendo che è una condizione indispensabile per "resistere" alla globalizzazione.
Uno dei temi sui quali occorre esercitare questa "rassicurazione" è indubbiamente l'allargamento dell'Unione Europea. Anche questo tema, come quello dell'assetto costituzionale, ha perso di attualità nell'opinione pubblica anche se resta attualissimo nell'agenda dell'Unione. Proprio la Presidenza finlandese è infatti chiamata a gestire gli ultimi dettagli per l'ingresso della Bulgaria che avverrà l'1 gennaio del prossimo anno. Subito dopo toccherà alla Romania (l'1 gennaio 2008). Sullo sfondo resta l'ingresso della Croazia, mentre proseguono le verifiche con la Turchia.

Dialogo formale con le Chiese
La Finlandia sa che l'Europa deve essere rassicurante non solo sul piano politico e amministrativo, ma anche su quello dei contenuti. Al riguardo mi pare significativo che la Finlandia abbia iniziato la sua Presidenza europea attuando un articolo della Costituzione continentale anche se questa non è ancora in vigore: mi riferisco al "dialogo strutturato" tra l'Unione Europea e Chiese. Si ricorderà l'ampio (e in Italia spesso strumentale) dibattito sull'inserimento della religione nella Costituzione dell'Unione. Essa contiene ora il riconoscimento delle Chiese in quanto tali e prevede che esse discutano formalmente e periodicamente con l'Unione. È quanto ha fatto la Finlandia. Una delegazione di rappresentanti delle Chiese, diretta dall'arcivescovo di Turku, Jukka Paarma, ha infatti incontrato il ministro degli esteri finlandese, Erkki Tuomioja e alcuni funzionari dei ministeri dell'istruzione e del lavoro, in occasione dell'inizio della presidenza finlandese del Consiglio dell'UE. Tra gli altri partecipanti, figuravano il direttore della Commissione chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee, Rüdiger Knoll, nonché il vescovo William Kennedy e mons. Noel Treanor, rispettivamente membro e segretario generale della Comece (Conferenza episcopale dell'UE). I principali temi di cui la delegazione ha discusso sono stati l'ampliamento dell'Unione Europea, la dimensione sociale europea, il dialogo interculturale e interreligioso, lo sviluppo di una politica europea dei flussi migratori imperniata attorno all'essere umano (e corredata di azioni volte a raggiungere gli obiettivi del Millennio per lo sviluppo, ha detto Tuomioja), nonché i problemi etici sollevati dal Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo.

2 luglio 2006


2 luglio 2006
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