ESTE
"Dono d'Amore", il nuovo libro di don Orlando Zampieri
La vita quotidiana dei laici è la scuola dei preti
È possibile una "wikipedia" del clero padovano?

Ha per titolo "Dono d'Amore" l'ultima pubblicazione realizzata da don Orlando Zampieri, parroco di San Girolamo in Este. Pubblicata nel 2009 a corredo del Premio "Fernanda Guariento" questa antologia di buone vite si apre con una sezione dedicata a Germana Costantin Molon, cui è stato dedicato il Premio. La seconda sezione ha ter tema "Preti costruttori del Regno" e raccoglie profili e storie di sacerdoti padovani. la parte conclusiva è dedicata a "Due storie d'amore".
Il senatore Tino Bedin, in una lettera a Don Zampieri, ha commentato questo nuovo libro.

di Tino Bedin

Reverendissimo e Caro Don Orlando, l'estate è il tempo del... recupero non solo delle forze, ma soprattutto delle opportunità che si sono tralasciate. Tra queste il suo ultimo libro "Dono d'Amore", che Lei ha avuto la cortesia di inviarmi a giugno. Letta allora la Sua Introduzione, ne avevo sfogliato il contenuto, ripromettendomi di ricavarne il massimo proprio durante l'estate. Cosa che ho avuto la gioia di fare in queste settimane.
Grazie allora, caro Don Orlando, di questa nuova fatica che ci evita di mettere "chiavistelli dappertutto, nelle porte, nelle finestre, nella mente, nel cuore, con lo scopo di tutelarsi, difendersi, tenersi immuni da contagio", cosa da cui Lei ci mette in guardia.

La Ciesazza al centro del mondo. La vita di Germana Costantin Molon è esemplare anche da questo punto di vista; essa spiega che la Ciesazza di Ponso può diventare il centro del mondo, a condizione che il mondo non sia il tuo, ma quello di tutti, in particolare di quelli che da soli non avrebbero nessun mondo, perché non vivrebbero da persone.
Come tutte le persone che anno dopo anno Lei, Don Orlando, ci ha indicate ad esempio attraverso il Premio "Fernanda Guariento", anche Germana Costantin è un'interprete della Dottrina sociale cristiana, tanto più straordinaria quanto più la sua vita è "normale", cioè "ripetibile" da molti. Ripetibile in famiglia: questa in particolare mi sembra la sfida che il libro di Don Orlando Zampieri propone nella quotidianità della vita. Il Cattolicesimo sociale del resto è per sua natura plurale, condiviso, comunitario, comunque lo si eserciti: sia con la politica sia con il sindacato sia con la parrocchia sia con la famiglia sia con il lavoro.

Voci di una possibile enciclopedia. Lo confermano i profili di sacerdoti che aggiungono al volume "Dono d'Amore" non solo pagine interessanti, ma altre vite e quindi altre prediche. Pur diversi per struttura narrativa, tutti i profili segnalano la costante attenzione del clero padovano tra Ottocento e Novecento per le condizioni di vita della propria gente: sia che si tratti del professore "lustrissimo" Don Fabiano De Nale (che opportunamente apre l'antologia essendo stato parroco "curato" a Bresega di Ponso, la terra di Germana Costantin Molon) oppure che si ricordi don Lucio Calore, troppo presto sottratto alla carità e all'educazione dei ragazzi. Basterà leggere con attenzione la sequenza dei preti di Saletto per cogliere la continuità di un ministero vissuto da ciascuno con personalità e originalità, ma in grado di costituire poi la storia della comunità cristiana. Lo sforzo di raccolta di Don Zampieri merita al riguardo di non restare episodico.
Come lui, altri hanno raccolto schede e racconti sul clero padovano: mi basti ricordare (anche perché citate nel libro di don Zampieri) le documentazioni di Mons. Pierantonio Gios sul clero padovano negli anni della seconda guerra mondiale, della Resistenza e della ricostruzione. Vorrei augurarmi che si mettesse mano progressivamente ad una Enciclopedia dei preti padovani, cominciando magari col raccogliere le schede esistenti. Per citare un'altra fonte, penso ai puntuali e sintetici necrologi che l'amato direttore Mons. Alfredo Contran ha scritto sulla "Difesa del Popolo" per centinaia di confratelli morti durante la sua direzione del settimanale diocesano. Utilizzando internet si potrebbe cominciare una "wikipedia" del clero padovano da arricchire con il contributo di tutti.

In missione tra gli anziani. Vedo, caro Don Orlando, che la mia professione giornalistica mi sta apparentemente portando lontano.
Torno al suo libro per condividere una riflessione conclusiva. E si tratta proprio dell'ultimo capitolo. Esso mi ha interpellato per due aspetti.
Il primo di natura strutturale: un libro che si apre con la vita esemplare di una laica cristiana e che si corrobora di molte storie di preti, si conclude con la figura di un laico. Mi viene da pensare che don Orlando Zampieri abbia voluto così visivamente indicare che tutta la santità e l'operosità dei preti poco sarebbero se essi non si mettessero a fianco dei laici, se non "imparassero" dalla vita quotidiana dei laici, oltre che dal Vangelo.
"Io sono Raffaele": ha un nome (e di sicuro anche un cognome) questo laico cristiano, ma pur nella sua concretezza rappresenta il "nome collettivo" di centinaia di persone che vivono ore e ore a condividere se stesse con gli altri nelle strutture residenziali per anziani. È il secondo motivo della mia attenzione per questo capitolo conclusivo di "Dono d'Amore", che deriva anche dall'impegno civile che oggi svolgo, cioè quello di Presidente dell'Istituto di Riposo per Anziani di Padova. Assieme a Raffaele compaiono nella identica condivisione di vita gli altri volontari, ma anche tutti coloro che vivono con gli anziani, anche e soprattutto gli operatori. A mostrare che i laici cristiani possono fare anche della loro professione una missione ed un capitolo della socialità cristiana. Anche per la mia attuale quotidiana esperienza non posso che sottoscrivere questo giudizio: "Nel nucleo rimangono il mistero del dolore e il limite delle cure umane. Ma conforta che queste figlie (le operatrici socio-assistenziali) del nostro popolo cristiano gestiscono, senza sosta, con amabilità e tenacia, le ore più gravi della vita".
Grazie, Don Orlando, anche di questo documento di umanità.

20 agosto 2009


20 agosto 2009
es-026
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Tino Bedin