Lotta al virus Ebola
Sierra Leone, il Cuamm riapre l'ospedale
Catena di solidarietà con i supermercati Alì e l'azienda Graphix Line: raccolti 14 mila euro per far ripartire la struttura
Il Cuamm riapre uno dei pochi ospedali della Sierra Leone grazie alle offerte dei padovani. La campagna di solidarietà lanciata dai Medici con l'Africa insieme ai supermercati Alì e all'azienda vicentina Graphix Line, che ha messo a disposizione bustine di gel igienizzante per mani, ha permesso di raccogliere 14.200 euro che serviranno a far ripartire la struttura ospedaliera gestita dal Fatebenefratelli a Lunsar, nel nord del Paese africano travolto da un'epidemia di Ebola che ha finora ucciso 11mila persone. Ieri mattina, nella sede del Cuamm in via San Francesco, a Padova, il responsabile finanziario di Alì Spa Marco Canella ha consegnato al direttore del centro don Dante Carraro l'assegno con il ricavato della campagna di solidarietà, che dal 5 dicembre scorso ha visto coinvolti 27 punti vendita della catena di tutto il Veneto. I padovani e gli abitanti delle altre provincie non si sono fatti pregare, acquistando con una donazione simbolica di 1 euro più di 14mila bustine di gel igienizzante per mani offerti dall'azienda Graphix Line, ieri presente con il titolare Maurizio Miotto. Su tutti, i clienti dell'Aliper di Abano hanno dato prova di grande sensibilità per questa emergenza sanitaria internazionale che, oltre ad aver ucciso direttamente migliaia di persone, rischia di provocare una catastrofe umanitaria, a causa della chiusura di quasi tutti gli ospedali. "In Sierra Leone oggi nessuno ti dà la mano, per paura di contrarre il virus dell'Ebola. Tutti si puliscono continuamente le mani con gel igienizzante o con acqua clorata. Ogni azione quotidiana, anche scambiarsi il segno della pace durante la messa, viene vissuta con paura", ha raccontato ieri don Dante Carraro, che il 30 gennaio si è recato a Lunsar per concordare la riapertura del Fatebenfratelli. La struttura è chiusa dallo scorso agosto, a seguito della morte del medico spagnolo Brother Manuel Viejo e di altre dieci persone dello staff. Da sei mesi tutti e quattro gli ospedali del nord della Sierra Leone sono chiusi, con conseguenze drammatiche, specie per le donne in gravidanza. "I bisogni della popolazione sono urgenti", ha spiegato don Carraro, "500mila persone, 22mila gravidanze attese e 3.300 parti complicati ad oggi non hanno risposta sanitaria. Per questo abbiamo deciso di impegnarci per riaprire subito l'attività chirurgica e di ricovero in questa struttura. Grazie a queste donazioni abbiamo inviato il chirurgo Vincenzo Riboni, primario del pronto soccorso di Vicenza, e a breve arriverà anche un internista, affiancati da un medico dello Spallanzani di Roma". L'emergenza di Ebola intanto pare essersi calmata, ma resta un pericolo quotidiano se si pensa che nel solo distretto di Port Loko, dove c'è l'ospedale di Lunsar, nell'ultimo mese ci sono stati 112 casi. "La diffusione del virus Ebola si sta riducendo. Ma uccide collateralmente tutti i malati che non hanno più ospedali, soprattutto mamme e bambini. È importante ridare a queste persone, a partire dal personale medico locale, la fiducia nella sanità".
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